La squadra di Andy Farrell ha inaugurato al meglio un quadriennio che la porterà al Mondiale 2027
L’Irlanda ha dominato questo 6 nazioni. Eppure le vittorie hanno fatto meno rumore dell’unico ko, peraltro di un punto e all’ultimo secondo, arrivato contro l’Inghilterra a Twickenham. Si è letto perfino – in Inghilterra per essere precisi – che “l’Irlanda si è confermata la squadra che non performa quando c’è da vincere”, come se il torneo lo vincesse qualcun altro. Forse è il destino di quello considerati la squadra da battere, però è utile fare una breve carrellata della rosa che ha dominato il torneo.
Andy Farrell ha intuito che dopo l’enorme delusione del Mondiale il gruppo e l’ambiente avevano bisogno di tornare a vincere ed ha puntato senza esitazioni a questo 6 Nazioni. Infatti la rosa irlandese che ha affrontato il torneo aveva solo cambi obbligati rispetto all’organico della Rugby World Cup: ritiratosi Sexton (uno dei migliori quattro o cinque mediani di apertura dell’era professionistica), c’era da decidere a chi affidare il numero 10 e la scelta è caduta su Crowley. La sua alternativa Ross Byrne ha saltato tutto il torneo per infortunio, perciò il 10 di Munster ha finito per giocare 390 minuti sui 400 del torneo.
Farrell è stato però costretto a sperimentare più di quanto avrebbe voluto, soprattutto nel reparto trequarti. All’ala destra mancavano sia il titolare Mack Hansen che il suo sostituto Jimmy O’Brien. Ha giocato le terza scelta Nash, bene peraltro. Hugo Keenan non è stato sempre disponibile né al meglio. A lungo ko anche Ringrose, che ha giocato solo l’ultima partita. Mettiamoci anche che fra gli avanti mancava James Ryan, uno dei leader. Lo si è visto, molto, a Londra.
Certo, chi non vorrebbe essere nella situazione dell’Irlanda? La prima partita del torneo in Francia ha di fatto sciolto i dubbi su chi avrebbe vinto il torneo. I verdi hanno fornito una prestazione di una superiorità imbarazzante contro una Francia anche lei delusa dal Mondiale e rimaneggiata (non si può non pagare conseguenza per l’assenza di Dupont e Ntamack).
Dopo quella prima partita è sembrato inevitabile il secondo grande slam consecutivo, qualcosa mai verificatosi nel 6 Nazioni. Invece è arrivata la sconfitta in Inghilterra a rimettere in discussione la forza irlandese. L’eco delle polemiche seguite a quel ko è stata molto ampia in tutta ovalia. In parte meritate, certo. Quando l’ex capitano di Leinster e nazionale Jamie Heaslip ha detto prima della partita che “l’Inghilterra può battere l’Irlanda solo se questa rimane in 14 o 13” ha solo caricato gli inglesi. Tuttavia sembra che in qualche caso si sia perso il senso della misura (vedi sopra).
Farrell stesso deve aver temuto subito che il gruppo potesse risentirne. Già nel dopo partita di Twickenham ha detto una frase non casuale: “Negli ultimi anni siamo stati bravi a vincere, ora dobbiamo essere bravi a perdere. Ritroviamoci subito perché c’è un 6 Nazioni da vincere”. La squadra lo ha ascoltato e ha vinto il secondo torneo consecutivo, il quinto dal 2014.
Per l’ultimo match Farrell, dopo aver tentato la panchina con il 6 e 2 in Inghilterra senza particolare fortuna, è tornato a 5 e 3 per l’ultimo match. In questo senso sarà interessante vedere l’influenza che avrà Ninaber sulle scelte tecniche. Il capo allenatore della vittoria mondiale sudafricana è adesso secondo di Leo Cullen a Leinster, per dire il livello organizzativo ed economico del rugby irlandese.
Però da più parti si mette in guardia un ambiente viziato da molte vittorie. L’ex capitano della nazionale Brian O’Driscoll, adesso commentatore per Itv, ha riassunto così: “Ciò che sta succedendo in questi anni può essere definito solo eccezionale. Non dimentichiamo cosa è stata l’Irlanda per molti anni. Non dimentichiamo che in tutti gli anni ’90 abbiamo vinto sette partite del 5 nazioni”.
Per il futuro bisogna distinguere fra quello prossimo e quello a lungo termine. A luglio sono in programma due test match in Sudafrica che si annunciano imperdibili (i Boks non battono l’Irlanda dal 2016). Poi probabilmente partirà il rinnovamento. Nel 6 Nazioni 2025 Farrell sarà già l’allenatore dei Lions, facile prevedere facce nuove ed esperimenti anche fra i giocatori visto che O’Mahony e Murray sono al capolinea e Aki ed Henshaw in parabola discendente. I verdi inizieranno allora a preparare il Mondiale 2027.
Di Damiano Vezzosi
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