La federazione mondiale ha accolto positivamente l’intervento delle autorità a contrasto degli abusi via web
Aaron Isaia, un uomo di 22 anni nato in Nuova Zelanda e residente in Australia, si è dichiarato colpevole dell’accusa di minacce e molestie attraverso sistemi di comunicazione online.
Isaia aveva attaccato pesantemente Brian MacNeice, il TMO della partita di Coppa del Mondo tra Samoa e Inghilterra. L’autore si era reso protagonista di messaggi offensivi inviati via Facebook a MacNeice e a sua moglie, menzionando anche i loro figli.
Tutto questo è accaduto dopo che una decisione arbitrale è andata in sfavore della squadra samoana, poi sconfitta 18-17 dagli inglesi nel quarto turno della RWC.
All’imputato, rintracciato grazie al programma di prevenzione sugli abusi online di World Rugby, è stata inflitta una multa di 1.000 dollari australiani (poco più di 500 sterline) e una pena sospesa di 12 mesi.
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La posizione della federazione mondiale e il lavoro per prevenire gli abusi
“World Rugby accoglie con favore questo risultato storico”, ha detto l’amministratore delegato Alan Gilpin. “L’abuso vile e tossico è un evento fin troppo comune per molti uomini e donne, sportivi e personaggi pubblici, e speriamo che questa decisione invii un messaggio molto forte ai troll online che tale comportamento è totalmente inaccettabile e che lo sport e le autorità siano pronti ad agire.”
In questo senso il lavoro della federazione mondiale è in costante evoluzione. L’organo di governo ha collaborato con una importante società di servizi di informazione durante la Coppa del Mondo per monitorare l’abuso dei social media nei confronti degli arbitri, dei giocatori e delle squadre.
Tale azienda specializzata in analisi dei dati ha segnalato 1.600 account che violavano le linee guida della community, portando a numerosi procedimenti giudiziari pendenti.
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