Il mediano inglese si è arrabbiato tantissimo per una simulazione di Bevan Rodd durante Saracens-Sale, apostrofandolo duramente, e secondo Andy Goode queste vicende potrebbero diventare un problema
Il caso è esploso sabato scorso, durante la sfida tra Saracens e Sale Sharks: mischia dei Sarries che si sfalda, calcio di punizione per Sale e qualche spintone che vola dopo il fischio dell’arbitro. Tutto normale, se non fosse per il pilone Bevan Rodd che nel marasma cade rovinosamente a terra, come se avesse preso chissà quale colpo. In realtà, come mostreranno i replay ma come avevano notato tutti – in primis l’arbitro Pearce – Rodd era stato appena toccato ed è andato a terra volontariamente.
La cosa non è piaciuta al capitano dei Saracens, Farrell, che si è arrabbiato con Rood (“È patetico Bevan, patetico, sei un co****e tuffatore”) e poi con Pearce, che però aveva già visto tutto e ha risposto al capitano dei Saracens che ci avrebbe pensato lui. Difatti, subito dopo è andato da Rood: “Bevan, ascolta amico, so che ti ha dato una gomitata, ma non sono sicuro che ci fosse bisogno di un tuffo alla Messi, ok?”.
“You soft pr**k” – Owen Farrell took Bevan Rodd’s dive well! 🤣 pic.twitter.com/LoGHQmIQHt
— Jared Wright (@jaredwright17) May 19, 2024
Questo episodio ha fatto il giro dei social e delle testate specializzate, spingendo Andy Goode, ex stella dei Leicester Tigers (3 Premiership e 2 Champions Cup vinte) e ora editorialista di RugbyPass, a una lunga riflessione sul rischio che anche il rugby possa cadere nella trappola delle simulazioni: “A qualcuno potrà non piacere che Farrell chiami ‘co****e tuffatore’ un avversario, ma è quello che è successo. Bevan Rodd è caduto dopo un contatto minimo con Judge, e Farrell ha ragione”.
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“Ho saputo anche che gli stessi compagni di squadra di Rodd lo hanno rimproverato dopo la partita per il suo atteggiamento, e credo che questo sia importante per evitare che questi comportamenti diventino diffusi. Il gioco è cambiato in questo senso e non sto cercando di tornare ai vecchi tempi, ma una certa dose di autocontrollo è ancora importante e il fatto che probabilmente non sia così forte come lo era in passato significa che gli arbitri devono essere più attenti. In realtà, penso che Luke Pearce abbia gestito bene l’incidente, ma in generale gli arbitri dovrebbero affrontare la cosa in modo più forte, penalizzando chiunque si tuffa o esagera i movimenti. Un cartellino giallo come nel calcio forse sarebbe eccessivo, in quanto nel rugby significa rimanere in 14 per 10 minuti, quindi non arriverei a questo punto, ma un deterrente è sicuramente necessario”.
Goode ha poi parlato di un’altra casistica da non sottovalutare, quella dei placcaggi alti “cercati”, che magari portano a penalizzare l’avversario anche se il contatto è lieve: “Sicuramente ci sono tanti incidenti in cui i giocatori tengono la testa alta senza malizia e si fanno male, ma ci sono anche tanti esempi di giocatori che lo fanno sperando di mettere un avversario nei guai. Sicuramente capita anche che alcuni allenatori dicano ai loro giocatori di tenere la testa alta, di esagerare in certe cose, di restare a terra o di assicurarsi che un arbitro sia consapevole che è successo qualcosa perché sanno che un calcio di punizione o un cartellino giallo li aiuterebbero in modo significativo”.
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