In una lunga intervista il nuovo allenatore della difesa della nazionale guarda al prossimo futuro
Il nuovo allenatore della difesa della nazionale italiana Richard Hodges ha offerto una lunga intervista al sito ufficiale del Sei Nazioni, raccontando il suo percorso e le sue prospettive per il nuovo ruolo.
“[Marius Goosen] Aveva annunciato prima del torneo che avrebbe lasciato il suo ruolo. Sono stato approcciato dalla Federazione e poi sono stato contattato da Gonzalo. Abbiamo avuto un lungo incontro a Piacenza per parlare delle diverse filosofie di gioco e di approccio relativamente alla fase difensiva – ha detto Hodges, ripercorrendo gli ultimi mesi – Poi ci siamo sentiti anche alcune volte durante il Sei Nazioni e più avanti. Dopo la partita contro il Galles, una volta concluso il tutto, abbiamo stabilito la possibilità di iniziare questo nuovo capitolo.”
“Sono attualmente credo l’assistente allenatore da più tempo nell’URC e quindi spero di poter portare al rugby italiano la mia esperienza, in un gruppo giovane che comunque ha una buona conoscenza. Il desiderio è ora quello di costruire assieme a Gonzalo, German Fernandez, Philippe Doussy e Andrea Moretti un’unica unità che sia in grado di partire subito al meglio con il lavoro verso i prossimi incontri e con un occhio di riguardo alle prossime sfide e in particolare alla Coppa del Mondo.”
In Italia da nove mesi, durante i quali ha lavorato con le Zebre, il tecnico britannico sta provando a imparare al meglio la lingua: “Non è semplice imparare verbi e grammatica, ma cerco soprattutto di apprendere quello che mi serve per il rugby nel mio primo anno.”
“Faccio lezione tre sere alla settimana a scuola e per due volte ho un insegnante privato che viene a casa mia, quindi un totale di cinque lezioni su sette giorni”.
All’orizzonte ci sono i test estivi contro Samoa, Tonga e Giappone. Un tour più difficile di quanto possa sembrare, ma per il quale Hodges nutre una certa fiducia, visto anche quello che l’Italia è riuscita a fare nello scorso Sei Nazioni.
“Come allenatore speri di non vedere la tua squadra dover fare così tanti placcaggi – ha spiegato, riferendosi all’alto numero di interventi che ha contrassegnato le partite degli Azzurri nel Torneo – perché ciò significa che per la maggior parte del tempo hai difeso e la palla era agli avversari, mentre la bellezza del rugby e il motivo per cui noi tutti giochiamo è quello di attaccare, di divertirci con il pallone e segnare mete.”
“Dobbiamo, quindi, rovesciare queste statistiche di possesso e territorio e ciò è naturalmente legato anche al nostro gioco al piede. Dal punto di vista statistico, comunque, molti dei dati negativi arrivano dalle prime due partite contro Inghilterra ed Irlanda. Se dividessimo il torneo in due parti, la seconda contro Francia, Scozia e Galles evidenzia una crescita notevole e dipinge un quadro ben diverso delle performance dell’Italia. Dobbiamo ripartire da qui, dalla velocità di salita, che forse può essere ulteriormente migliorata, dalla struttura, dalla fisicità messa in campo in queste ultime partite.”
“Poi la difesa va sempre pensata in base al tipo di giocatori che hai a disposizione. Abbiamo la fortuna di avere dietro atleti come Menoncello, Brex, Ioane, Lynagh, tutti veloci e fisici, e poi una terza linea giovane, potente e altrettanto rapida, per cui la velocità sarà sicuramente un elemento chiave nella nostra strategia, assieme al gioco al piede, ripartendo dalle solide basi che già ci sono e cercando appunto, come già detto, di dover difendere meno.”
“Penso di poter portare alla nazionale italiana un certo livello di responsabilità, fiducia e semplicità. Vorrei che ciascun giocatore avesse un solo compito e che lo realizzasse nel miglior modo possibile, così da poter garantire nell’insieme la performance collettiva più efficace. Ad oggi abbiamo già avuto, mi sembra, quattro incontri con lo staff. Mi piace il fatto di essermi messo in gioco e aver imparato moltissimo in questi momenti e di poter ora portare a compimento la mia filosofia. Sono altrettanto conscio che ci attendono delle montagne russe in cui ci saranno giorni buoni e altri meno, ma dobbiamo sempre tenere a mente il piano generale”.
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