Secondo l’ex arbitro gallese andare indietro di 50 metri per rivedere un’azione genera troppe incoerenze nelle decisioni, pregiudicando l’operato dei direttori di gara
Per Nigel Owens l’utilizzo troppo “largo” del TMO si sta rivelando controproducente per il gioco e per gli arbitri stessi. L’ex arbitro gallese lo ha scritto nel suo editoriale pubblicato su WalesOnline, nel quale ha parlato di come l’evoluzione del Television Match Office stia causando troppi problemi.
“Inizialmente il protocollo TMO era piuttosto chiaro e rigoroso, doveva essere utilizzato solo nelle azioni dirette che portavano alla meta. Non potevi tornare indietro di 5, 10 o anche 50 metri per vedere se qualcuno era un fuorigioco o altro, e di conseguenza non c’erano le polemiche che abbiamo oggi”.
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Secondo Owens, infatti, utilizzare in maniera così larga il TMO genera delle situazioni incoerenti tra loro: “Una volta che apri la tecnologia a tutte le aree del campo, questa sarà per forza incoerente e susciterà le polemiche perché – che ci piaccia o no – nel rugby e anche nel calcio molto dipende dall’interpretazione dell’arbitro, dalla sua esperienza e dalla sua capacità di esprimere un giudizio. E allora dobbiamo solo lasciare che gli arbitri lo facciano”.
“Al momento ci sono arbitri che non sarebbero in grado di arbitrare se non avessero a disposizione la tecnologia per prendere 4-5 decisioni a partita. Ridurre la quantità di tecnologia aiuterà la prestazione dei nostri arbitri. Ci sono molti arbitri di altissimo livello là fuori e deve essere loro consentito di arbitrare e prendere decisioni senza fare affidamento sulla tecnologia, che al momento compromette le loro prestazioni” ha proseguito Owens: “Se c’è una decisione aperta in cui un arbitro pensa una cosa e un secondo arbitro ne pensa un altra, ma hanno entrambi ragione, allora non è il caso di usare la tecnologia, bisogna semplicemente lasciare la decisione all’arbitro”
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L’ex arbitro ha posto come esempio il tennis: “La tecnologia ha sicuramente un ruolo importante nello sport moderno. Guardate il tennis come ha centrato il punto: la palla è dentro o fuori, e non ci sono ‘se’ e ‘ma’ su queste decisioni importanti. Hanno usato la tecnologia nel modo giusto. Ciò che il rugby e anche il calcio devono fare è considerare la tecnologia come ultima risorsa. Dovrebbe essere usata quando umanamente non riesci a prendere una decisione giusta. Quello che stiamo vedendo chiaramente nel calcio e nel rugby è quello che dico da molti anni. Gli arbitri in campo hanno distolto lo sguardo dalla palla e sono diventati troppo rilassati nell’arbitrare la partita, sapendo che se sbagliano un fuorigioco, un fallo di mano o un in-avanti, non importa perché la tecnologia entrerà e farlo bene per loro”.
Owens si concentra anche sulla polemica che sta infiammando in Inghilterra, dove è stata avanzata seriamente la proposta di eliminare il VAR nella Premier League di calcio: “Ciò che devono fare nel calcio non è eliminare il VAR ma certamente ridurne l’utilizzo a qualcosa di molto, molto, molto semplice. C’è un tocco di mano, si o no? Il giocatore si è tuffato, si o no? Se invece qualcosa è aperto all’interpretazione e c’è una zona grigia in cui la decisione potrebbe andare in entrambe le direzioni, allora bisogna dimenticarsi della tecnologia, in quel caso non aiuterà”.
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