Nella prima parte della lunga intervista rilasciata a OnRugby il tecnico traccia un bilancio della stagione: “I Bulls ci hanno fatto i complimenti. La sconfitta di Gloucester dispiace ma non ho rimpianti”
Tempo di bilanci per il Benetton, che chiude la stagione 2023-24 con la consapevolezza di aver fatto un ulteriore passo in avanti in termini di risultati, di prestazioni e soprattutto di crescita dei giovani. È su questo che si concentra Marco Bortolami, tecnico dei biancoverdi, nella prima parte della lunga intervista rilasciata a OnRugby. Il miglioramento di ragazzi come Izekor, Spagnolo e Marin è parte integrante del progetto, così come c’è la consapevolezza di aver fatto una grande stagione sotto tutti i punti di vista: in particolare, il tecnico ha posto l’attenzione sulla costanza dei rendimento e sullo sviluppo dei meccanismi offensivi, molto migliorati rispetto all’inizio dell’anno.
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Coach Bortolami, un voto a questa stagione del Benetton?
“Beh, direi un 8. Per crescita fatta da settembre a giugno e per la continuità mostrata in tutta la stagione, fondamentale per raggiungere la semifinale di Challenge Cup, i quarti di URC e per giocare in quel modo la partita di Pretoria coi Bulls. Inoltre, aver giocato in quel modo le partite decisive dell’ultimo mese e mezzo e aver vinto in quel modo contro Edimburgo dimostra la crescita di questa squadra. Ci siamo guadagnati tutto quello che abbiamo ottenuto, nessuno ci ha regalato nulla”.
Gli obiettivi di inizio stagione sono stati raggiunti, ma arrivati sul più bello speravate anche in qualcosa di più?
“Alla fine gli obiettivi dichiarati erano questi. Ciò che più mi interessa però è la crescita della squadra, al di là dei risultati nudi e crudi. Anche la semifinale di Challenge è stata giocata in maniera diversa rispetto a quella di Tolone dell’anno scorso: non è stata la partita perfetta e non è stata la partita che avremmo voluto, ma c’è stato comunque un grosso passo in avanti rispetto al 2023. Alla fine questo tipo di partite devi imparare a giocarle, e puoi farlo solo passandoci più volte, imparando a gestire la pressione. Per quanto riguarda i playoff di URC, se vediamo le squadre che si sono qualificate insieme a noi e soprattutto quelle rimaste fuori, ci accorgiamo di quanto il livello sia alto e di quanto siamo stati bravi noi. Alla fine ci separano solo 2 vittorie dalla prima in classifica (Munster, ndr) e il modo in cui abbiamo giocato il quarto di finale a Pretoria è il germoglio più importante per il prossimo anno. Forse per la prima volta siamo riusciti a giocare una partita di questo tipo a viso aperto e fuori casa, aspetto nel quale dovevamo crescere. Abbiamo mancato la semifinale per dei dettagli, quelli che fanno vincere queste partite”.
A proposito di crescita, nel corso della stagione c’è stata un’importante evoluzione nel gioco d’attacco. Questo Benetton è molto più cinico e capace di sfruttare soprattutto le situazioni di gioco rotto rispetto alla prima parte della stagione. Quando c’è stato questo cambio?
“A inizio stagione costruivamo tanto ma non riuscivamo a concretizzare. Penso alla partita di Glasgow (sconfitta 26-12 a novembre, ndr) dove abbiamo sbagliato 3 mete praticamente già fatte. Abbiamo fatto sicuramente un’evoluzione: siamo passati da un sistema molto strutturato e prestabilito a un sistema un po’ più semplice ma che lascia al giocatore la libertà di prendere le decisioni, ovviamente all’interno di un piano di gioco. C’è voluto un po’ di tempo per adattarsi, ma i giocatori soprattutto nella parte finale sono riusciti ad interpretarlo al meglio. Ci sono ancora alcuni aspetti da migliorare, ad esempio il posizionamento in base alla situazione di gioco: ci sono momenti in cui devi giocare più piatto e altri in cui dare più profondità, questo richiederà ancora un po’ di lavoro ma negli ultimi 3 mesi i ragazzi hanno mostrato come vogliamo che la squadra che giochi. Troncon sta mettendo la sua impronta e sono contento di questa evoluzione che avevo chiesto e sulla quale anche lui era d’accordo”.
Ci sono stati anche dei giocatori che hanno fatto un importante salto di qualità, pensiamo a Izekor e Spagnolo…
“Da allenatore veder crescere i propri giocatori è la cosa più importante. Spagnolo e Izekor hanno avuto subito un impatto importante nonostante fossero arrivati da poco a questo livello, ma non solo. Zilocchi ha fatto una stagione di alto livello dopo 2 anni che non giocava e Paolo Odogwu prima di farsi male ha avuto un grande impatto, a inizio stagione ha giocato tanto perché stava facendo bene. E poi anche giocatori che sono con noi da molto tempo sono ulteriormente migliorati: Menoncello è cresciuto moltissimo nella consistenza e nel modo in cui tiene il campo, deve fare ancora degli step ma il riconoscimento che ha avuto al Sei Nazioni dimostra quanto sta crescendo. Brex e Ferrari hanno fatto la loro miglior stagione da quando sono al Benetton, la seconda parte di campionato di Michele Lamaro è stata di altissimo livello nonostante il carico di lavoro che ha dovuto sopportare tra Nazionale e club. Nomino questi ma potrei nominarne tantissimi altri, e questa è la cosa più importante: che tutti siano cresciuti”.
A proposito di giovani, tra gli esperimenti più importanti c’è stato quello di Leonardo Marin all’ala. L’ha soddisfatta?
“Leo ha fatto una buona stagione, deve ancora lavorare su alcuni aspetti del suo gioco che sono ancora ‘grezzi’. Ha dimostrato grandi qualità e di poter coprire anche il ruolo di ala se necessario, soprattutto in attacco ha fatto vedere ottime cose, in difesa gli sono mancati un paio di letture ma fa parte della sua crescita. Su di lui sento sempre dire “Deve giocare 10, deve giocare 15″ ma io penso a giocatori come Jordie Barrett che possono giocare ovunque perché sono estremamente competenti. Leo ha quelle caratteristiche ed è un giocatore estremamente poliedrico, il suo ruolo preferito è il 10 e lavoriamo su quello per farlo migliorare, ma il fatto che possa ricoprire più ruoli è un vantaggio e non un ‘diluire’ il suo impiego in squadra. Inoltre, ricordiamo che anche lui è stato un anno e mezzo fermo: quando un giocatore maturo rimane fuori così tanto poi riesce a ritrovare le sue dinamiche grazie all’esperienza, ma per un ragazzo così giovane è più difficile e lui ha fatto vedere tutto il suo potenziale. Mi aspetto un’ulteriore crescita nella prossima stagione”.
Anche quest’anno il momento più critico è stato quello del Sei Nazioni (3 sconfitte con Glasgow, Leinster e Scarlets), potevate fare di più?
“Credo che abbiamo fatto comunque meglio della stagione precedente, nella quale la sconfitta coi Lions ci aveva tagliato le gambe nella corsa ai playoff. Vero che non siamo riusciti ad ottenere una vittoria che in casa degli Scarlets avremmo dovuto ottenere, ma poi la settimana dopo abbiamo strappato con le unghie e coi denti una vittoria contro Connacht che alla fine ci ha permesso di qualificarci. Volente o nolente dobbiamo accettare che il periodo del Sei Nazioni è quello più sfidante per la nostra squadra, perché perdendo più di 20 giocatori perdi le tue dinamiche interne. Vero che chi c’è deve provare a colmare questo vuoto dando il meglio, e su questo anch’io cercherò di implementare ulteriori strategie per farlo, ma è comunque fisiologico che accada: dobbiamo limitare i danni e rimanere in corsa. Anche la mentalità dei giocatori della Nazionale si è evoluta: nonostante un buonissimo Sei Nazioni sono tornati con la fame e la voglia di vincere e raggiungere gli obiettivi”.
La sconfitta con Gloucester è un po’ un rimpianto di questa stagione?
“Chiaro che arrivati a quel punto speravamo di fare un ulteriore passo avanti, ma alla fine non ho rimpianti. Ne parlavo anche con Jake White (allenatore dei Bulls, ndr) dopo la partita di Pretoria: tutti si aspettano che una volta arrivati alla fase a eliminazione diretta tu possa vincere, ma la realtà dello sport è che ci devi riprovare più e più volte per far entrare questi appuntamenti nel tuo DNA e per diventare abbastanza maturo da poter conquistare partite così. Dobbiamo lavorare per ritrovarci nuovamente in questa posizione il prossimo anno per poter affrontare i playoff ancora meglio, ma il miglioramento è stato evidente in questo tipo di partite: se confrontiamo le sfide con Tolone dell’anno scorso, Gloucester quest’anno e adesso i Bulls vediamo un’evoluzione molto chiara. Questa è la spinta più grande a fare ancora meglio”.
Cosa vi siete detti con White? Vi ha fatto i complimenti?
“Sì, ci ha fatto i complimenti e ha detto anche che è troppo vecchio per provare spaventi come quello che gli abbiamo fatto avere noi, era molto provato dopo la partita (ride, ndr). Non si aspettava che fossimo così competitivi. Peccato essere arrivati a un passo dalla semifinale, ma lo sport è questo e dobbiamo ripartire da qui”.
Francesco Palma
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