Italia, Mirco Spagnolo: “Mi sento un impact player. Devo continuare a sviluppare le mie capacità decisionali”

Il pilone della nazionale ha analizzato la sua stagione pensando ai prossimi impegni azzurri. Un percorso di crescita che non si vuole arrestare

Italia, Mirco Spagnolo: “Mi sento un impact player. Devo sviluppare le mie capacità decisionali” (Ph. S. Pessina)

Il percorso di crescita di Mirco Spagnolo. Il pilone del Benetton Rugby e della nazionale italiana (5 caps) è pronto a vivere il suo primo tour estivo con la maglia azzurra indosso.

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Italia, Mirco Spagnolo: il punto di vista del pilone Azzurro

Intervistato da Onrugby, nella giornata odierna, il prima linea è sembrato – per sua stessa ammissione –  molto cresciuto, sotto tutti i punti di vista. Nell’ultimo Sei Nazioni è parso alla stampa italiana ed estera come uno dei migliori “Impact Player” del torneo: uno di quelli che quando parte dalla panchina fa la differenza nelle porzioni finali delle partite. Stuzzicato su questo aspetto ha detto: “Penso che, almeno per le prossime sfide, continuerò a essere un “Impact Player”. Me l’hanno detto anche a Treviso che, quando entro dalla panchina, sono un ottimo giocatore. Io spero prima o poi di giocarne una da titolare (ride, ndr), ma per ora l’ultima mezz’ora è il mio habitat naturale e lì so che posso fare la differenza”.

Samoa, Tonga e Giappone, tre squadre che solitamente stressano i piloni avversari anche in zone di campo e in fondamentali tecnici non propriamente da prime linee: “Se stai bene fisicamente puoi fare tutto, anche se la stagione è stata molto dura dal punto di vista fisico, ma ora stiamo recuperando a dovere e rimettendo un po’ di benzina nei muscoli per il tour. Siamo piloni, ma ormai dobbiamo saper fare di tutto e in tutte le zone del campo. L’intelligenza tattica diventa un valore da sviluppare e saper usare”.

Uno switch sul Benetton. Marco Bortolami ha detto che la crescita di Spagnolo, Izekor e Marin è stato una dei successi più belli della sua gestione tecnica: “Senza nulla togliere a quello che ho fatto fino all’anno scorso quando ero a Padova, ma quando arrivi in una realtà come il Benetton che compete per traguardi così grandi ti rendi conto della crescita che devi fare e delle sfide con cui ti devi misurare giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita. Non ci si può mai risparmiare se si vuole alzare l’asticella. I dettagli fanno la differenza. A Padova ero un titolare fisso, a Treviso ho dovuto trovare la mia collocazione: sono partito male, poi sono cresciuto ritagliandomi il mio spazio”.

L’evoluzione del ruolo e i riferimenti a livello interno ed internazionale: “La cosa su cui sto lavorando ora è quella legata ai punti d’incontro e alla fase di placcaggio per la difesa. Completare dei turnover è uno dei miei punti di forza, ma devo aumentare la mia capacità decisionale rispetto alle situazioni che mi si presentano davanti: a volte rischio di diventare un giocatore perso per la nostra rete difensiva.
I miei riferimenti? Al Benetton ci sono Tiziano Pasquali e Simone Ferrari che mi stanno accompagnando in questo percorso, mentre a livello internazionale un pilone a cui guardo come modello è Ethan de Groot degli All Blacks”.

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