L’analisi approfondita del pilone della nazionale, che ha parlato anche di un nuovo componente dello staff tecnico
All’inizio delle Summer Series 2024 manca sempre meno e l’Italia vuole vivere un ruolo da protagonista nel suo tour del Pacifico. A fare una fotografia di come gli Azzurri si stanno avvicinando agli impegni contro Samoa, Tonga e Giappone è stato, nell’incontro odierno con la stampa, l’esperto pilone Marco Riccioni.
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Italia, Marco Riccioni: le dichiarazioni del pilone
Il prima linea, interpellato su vari temi ha detto: “Ormai – ride – sono abituato a tornare e ritornare in azzurro: l’ho fatto tante volte fra in un infortunio e altro. Scherzi a parte, mi sento molto bene: è sempre bello stare in gruppo e con i ragazzi, soprattutto quando fai questi tour lontanissimi da casa, che diventano esperienze di vita oltre che partite di rugby. Sappiamo che abbiamo davanti a noi tre partite tutt’altro che semplici, anche perché, se prendiamo la nostra storia, vediamo che durante i tour estivi il nostro rendimento è sempre stato tutt’altro che brillante. Come ci siamo detti, e come è successo anche al Sei Nazioni: siamo qui per invertire la rotta. In queste Summer Series 2024, dove affronteremo avversarie che sono dietro di noi nel ranking, dovremo far capire a tutti perché siamo cresciuti confermando quanto fatto negli scorsi mesi”.
Sulla concorrenza nel suo ruolo: “La concorrenza fa bene: ed è giusto che sia così. Se non ci fosse, non ci sarebbero neanche gli stimoli a crescere e migliorare. Da qualche anno, avendola forte anche nel mio club di appartenenza, è una cosa che vivo bene: ho imparato a gestirla. Poi: chi è più in forma e capisce le strutture gioca, non ci sono altre cose. Siamo tre piloni di alto livello, vedremo chi sarà in campo”.
Sul ruolo da pilone e la sua evoluzione: “La base fondamentale resta quella della mischia: li c’è la sacralità del ruolo, anche se nel rugby di oggi tutti devono saper fare tutto. Saper giocare solo in mischia non ti consente di essere evoluto e di stare al passo con i tempi”.
Samoa, Tonga e Giappone, cosa aspettarsi: “Le partite contro Samoa e Tonga me le aspetto come molto fisiche, un fondamentale dove comunque abbiamo dimostrato di poter lottare alla pari con tante formazioni, mentre la partita contro il Giappone la vedo come un po’ più tattica, con fasi di studio più ampie. Giocheremo in posti incredibili, magari contro Samoa mi piacerebbe “rompere le scatole”, sportivamente parlando a Theo McFarland che è un mio compagno di squadra ai Saracens”.
Sulle strutture di gioco: “Abbiamo un nuovo allenatore della difesa, Richard Hodges: è chiaro che rispetto a Marius Goosen ha metodologie di lavoro differenti. Abbiamo analizzato l’enorme quantità di placcaggi fatti durante il Sei Nazioni: qui vorremmo cambiare qualcosina, magari meno placcaggi ma più definitivi cercando di risparmiare energie. Questo ci consentirebbe di avere più spunto in attacco: è vero, le partite si vincono avendo una grande difesa, ma anche segnando più mete”.
Infine sulla condizione fisica attuale del gruppo azzurro, Marco Riccioni dice: “I primi giorni sono stati difficili. Forse più di qualcuno fra di noi aveva sottovalutato il jet lag. Lo staff medico ci ha aiutato a smaltire il fuso orario dandoci indicazioni su quanto e quando dormire: alla fine il sonno è l’unica medicina in questi casi. Non è stato facile, ma in 48 ore ci siamo risistemati: ora siamo in ritmo”.
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