Guida al Mondiale under 20: i favoriti, i giovani campioni. Tutto quello che c’è da sapere

Un vademecum per orientarsi durante il World Rugby U20 Championship, in avvio sabato 29 giugno

mondiale under 20

I capitani delle 12 squadre del mondiale under 20 in posa a Città del Capo – ph. World Rugby

Sabato 29 giugno prende le mosse il World Rugby U20 Championship, il mondiale under 20, con le dodici migliori squadre nazionali giovanili del pianeta pronte a confrontarsi le une con le altre in un torneo lungo 21 giorni con 30 partite totali.

Si gioca in Sudafrica, con tre stadi coinvolti in due città: a Città del Capo saranno palcoscenico della manifestazione il DHL Stadium, lo stadio comunemente utilizzato dagli Stormers, e l’Athlone Sports Stadium, un impianto principalmente calcistico con 34mila posti a sedere; a Stellenbosch, sede dell’università celebre per l’alto numero di Springboks usciti dai suoi banchi, si gioca al Danie Craven Stadium, stadio dedicato al rugby e intitolato al giocatore, allenatore e presidente federale sudafricano.

Come di consueto il mondiale under 20 mantiene il suo caratteristico ed entusiasmante format: tre gironi da quattro squadre ciascuno, le prime di ciascuno e la migliore seconda si qualificano per le semifinali per i primi 4 posti, le altre seconde e le due migliori terze vanno a giocarsi le posizioni tra la quinta e l’ottava, la peggior terza e le quarte classificate finiscono nella parte bassa del tabellone e devono evitare la dodicesima e ultima piazza, che comporta la retrocessione al World Rugby U20 Trophy, la seconda divisione del mondiale giovanile.

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Mondiale under 20: le squadre favorite

Il mondiale under 20 è sempre una competizione serrata, dove ogni partita è decisiva e non c’è spazio per passi falsi. Una manifestazione anche difficile da pronosticare, dato che i valori tra le squadre a livello giovanile non sono così cementati come accade per i seniores.

La prima fascia di favorite per la vittoria finale comprende Inghilterra, Irlanda, Nuova Zelanda e Sudafrica.

La Nuova Zelanda, che ha vinto la prima edizione del Rugby Championship U20, deve guardarsi dallo scontro diretto con la Francia, ma può contare sulle sfide con Spagna e Galles per imporre risultati importanti. È allenata da un tecnico di primo livello come Jono Gibbes (Waikato, Ulster, La Rochelle e Clermont nel suo CV) e ha tanto talento sparso in giro per tutta la rosa.

L’Irlanda, inclusa nel girone B con Italia, Australia e Georgia, dovrebbe essere la migliore della pool. Una squadra che ha cambiato staff tecnico in corsa, ma che ha solide fondamenta identitarie e nel sistema di sviluppo federale. Dopo aver vinto il Sei Nazioni U20 nel 2022 e nel 2023, quest’anno è arrivata seconda pur senza sconfitte. È inoltre reduce dalla finale del mondiale under 20 dello scorso anno.

L’Inghilterra è forse la squadra favorita in assoluto, dato l’ammontare di talento nelle proprie fila già messo in mostra al mondiale under 20. Una squadra dalla grande intensità, già fisicamente pronta per il salto di categoria, con tanti giocatori che hanno già minuti importanti tra i professionisti. Per loro e per il Sudafrica, che ha dalla sua il fattore campo, lo scoglio principale è il girone di ferro dove l’Argentina recita il ruolo da terzo incomodo.

I Pumitas stanno infatti nel novero delle outsider. Al Rugby Championship U20 hanno perso nettamente con la Nuova Zelanda, ma hanno distrutto l’Australia e perso solo all’81’ contro il Sudafrica. Una squadra molto forte fisicamente e con alcune individualità molto importanti.

Dopo tre World Rugby U20 Championships vinti consecutivamente (2018, 2019, 2023; le edizioni in mezzo non sono state disputate) la Francia non rientra nel novero delle prime favorite alla vittoria finale, e questa è già una notizia.

I transalpini hanno per tradizione di giocare il Sei Nazioni di categoria con un forte orientamento allo sviluppo e di tirare le fila in senso competitivo al mondiale. Porteranno una squadra al solito piena di talento, ma con qualche lacuna in alcuni ruoli critici (in prima linea in particolare) e un paio di talenti di spessore già spediti in tournée con la nazionale maggiore.

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Certo non una squadra da tagliar fuori: un girone relativamente facile con Galles e Spagna e uno scontro diretto con la Nuova Zelanda potrebbe dar loro la possibilità di qualificarsi nelle prime quattro. E da lì l’abitudine a giocare partite importanti potrebbe farsi sentire.

Mondiale under 20: giocatori da tenere d’occhio

Nicolas Depoortere, Sam Prendergast, Chandler Cunningham-South. Alcuni dei nomi che sono passati direttamente dal mondiale under 20 del 2023 ai palcoscenici più importanti del rugby dei grandi.

Da sabato i loro eredi sono pronti a spiccare il volo e a diventare protagonisti a loro volta.

Fra questi c’è certamente Mathis Castro Ferreira, elemento importante della terza linea francese che però arriverà al mondiale dopo il primo turno: è impegnato a preparare la finale di Top 14 con la prima squadra del Tolosa, con cui ha ottenuto 17 presenze e segnato 9 mete quest’anno.

La squadra transalpina porta in dote anche i talenti di Hugo Reus, apertura di La Rochelle già titolare al mondiale under 20 dello scorso anno, e l’ultra-utility Mathis Ferté, capace di giocare mediano, centro, ala ed estremo per Brive. Per il numero 10 quindici presenze e 103 punti in Top 14, per il compagno 29 partite e 12 mete in ProD2.

Per rimanere nel girone A occhio al capitano neozelandese Vernon Bason, tallonatore peraltro eleggibile anche per Scozia e Tonga, molto dinamico e dotato di gran belle mani. La Spagna neopromossa è anche la candidata numero 1 alla retrocessione, ma occhio al centro degli Espoirs di Tolosa Hugo Pichardie. Il Galles è una squadra che i più attenti hanno già imparato a conoscere durante il Sei Nazioni U20: attenzione a Morgan Morse, classe 2005 già protagonista allo scorso mondiale pur con un anno di anticipo sui tempi e con 12 presenze per gli Ospreys in stagione, e al centro Louie Hennessey, giocatore molto fisico in mezzo al campo con belle linee di corsa.

Nel girone B l’Irlanda mette sul piatto l’atletismo e la fisicità di Sean Edogbo, che infranse i cuori azzurri lo scorso marzo con la meta della vittoria nei minuti finali di Irlanda-Italia, ma anche la classe di Evan O’Connell, nipote della leggenda Peter, che porta in dote duecentouno centimetri di altezza e grandi competenze. La stella, però, è Brian Gleeson, 11 presenze e 1 meta con Munster in questa stagione.

L’Australia sarà guidata in campo dal talento del mediano di apertura (ma anche estremo) Harry McLaughlin-Phillips, che ha giocato 6 partite nel Super Rugby Pacific con i Reds. Lo hanno definito il giocatore con più hype dai tempi di Quade Cooper: un 10 capace di prendere su di sé tante responsabilità offensive, attacca con grande esplosività ed ha belle capacità di dare continuità al gioco attraverso un offload.

Da notare che per i Junior Wallabies gioca anche Ottavio Tuipulotu, il fratello minore di Sione e Mosese, come loro eleggibile per Tonga, Italia e Scozia, oltre all’Australia.

A proposito di Italia, gli Azzurrini dovranno trovare un nuovo punto di riferimento dopo l’infortunio alla stellina Marcos Gallorini. I nomi di Piero Gritti, seconda/terza linea classe 2005 già molto avanti nel suo percorso di sviluppo, e di Marco Scalabrin, ala che ha fatto faville al Sei Nazioni U20, sono i principali indiziati.

Per quanto riguarda la Georgia bene tenere d’occhio Luka Tsirekidze, apertura/estremo che non solo ha giocato la Challenge Cup con i Black Lion, ma ha anche già debuttato in nazionale maggiore contro la Germania al Rugby Europe Championship a febbraio.

Nel girone C il Sudafrica si affiderà per il secondo anno di fila alla straripante esplosività di Jurenzo Julius, che è passato a indossare prevalentemente la maglia numero 13. Rispetto al giocatore iperfisico della scorsa stagione, il giovane trequarti sembra aver alzato il livello della propria comprensione del gioco in attacco e in difesa.

Nell’Inghilterra c’è solo l’imbarazzo della scelta, ma il giocatore che è fin qui sembrato chiaramente testa e spalle sopra tutti gli altri è il flanker Henry Pollock, classe 2005 dei Northampton Saints e miglior giocatore del Sei Nazioni U20. Un numero 7 straripante dal punto di vista della rapidità, dell’atletismo, dell’esplosività, con grandi appoggi e ottime qualità da portatore.

Al Rugby Championship U20 ha impressionato il numero 8 dell’Argentina Juan Pedro Bernasconi, portatore esuberante e potente. Il migliore in campo dei Pumitas nell’importante risultato sull’Australia dello scorso maggio.

Le Fiji non avranno il playmaker classe 2004 dei Drua Isaiah Armstrong-Ravula, una delle rivelazioni del recente Super Rugby, ma attenzione al fratello minore Moses. Gioca tallonatore e ha impressionato nella versione under 20 del campionato tra franchigie dell’emisfero sud.

E gli Azzurrini?

L’Italia è ai nastri di partenza nel girone B del mondiale under 20. Irlanda, Australia e Georgia le avversaria, in una pool che è forse la più equilibrata. Ogni formazione può infatti sorprenderne un’altra e nessun risultato è scontato.

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L’Irlanda, prima avversaria degli Azzurrini, è probabilmente la più forte del lotto, ma la partita del Sei Nazioni, vinta dai verdi all’ultimo respiro, ha dimostrato quanto il divario fra le due formazioni sia di fatto risicato. L’Australia è una squadra non di primissima fascia al mondiale giovanile, ma le qualità di formazione del sistema garantiscono una qualità e un livello di abilità medio piuttosto alto. La Georgia vuole ripetere e possibilmente migliorare l’exploit della scorsa stagione, quando solo il risultato nello scontro diretto con il Sudafrica le impedì di approdare alle semifinali.

Guardando in casa, la forza dell’Italia è certamente quella di avere un gruppo forte con un livello medio piuttosto alto, pur senza picchi particolari. Malgrado i cambiamenti all’interno dello staff tecnico, sarà necessario comunque dimostrare una evoluzione soprattutto sul piano del gioco, dopo un Sei Nazioni dove i risultati sono stati sufficienti, ma la squadra non ha mostrato grandi capacità creative, limitandosi ad essere ancorata a mischia ordinata e drive da rimessa laterale, dove gli Azzurrini possono far valere le grandi doti fisiche.

Difficile fare pronostici: tutto dipenderà dalla capacità di fare bene nel girone. Le proiezioni più positive vedono l’Italia lottare nella fascia 5°-8° posto con l’opportunità di strappare una settima piazza che sarebbe storica. Quelle meno ottimiste vedono gli Azzurri uscire male dal girone, finire nella parte bassa del tabellone, ma riuscire con relativa comodità a evitare la retrocessione nel Championship: almeno un paio di squadre sono di qualità inferiore a questa Italia.

Lorenzo Calamai

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