Matt Gallagher si racconta: i motivi per cui ha scelto l’Italia, il rapporto con Quesada e la stima per capitan Lamaro

L’estremo azzurro a OnRugby: “Impressionato da come gli Azzurri hanno giocato al Sei Nazioni e dal modo di lavorare di ‘Gonza’. Con mio padre parliamo spesso e ci confrontiamo, è un grande sostegno per me”

Matt Gallagher si racconta: i motivi per cui ha scelto l'Italia, il rapporto con Quesada e la stima per capitan Lamaro (ph. Antonio Pellegrino)

Matt Gallagher si racconta: i motivi per cui ha scelto l’Italia, il rapporto con Quesada e la stima per capitan Lamaro (ph. Antonio Pellegrino)

È forse l’esordiente più atteso dei 4 chiamati da Gonzalo Quesada per il tour estivo dell’Italia, che sfiderà Samoa, Tonga e Giappone: Matt Gallagher è arrivato nel gruppo azzurro dopo una grande stagione con Bath, chiusa con la finale di Premiership, può giocare sia ala che estremo e ha tanta voglia di conquistarsi un posto di rilievo con la maglia azzurra. Inoltre ha già firmato per il Benetton, e al termine del tour si trasferirà a Treviso. Figlio d’arte – suo padre John ha vinto il Mondiale 1987 con gli All Blacks – e di origini italiane da parte del ramo materno della famiglia, Gallagher ha raccontato a OnRugby di non sentire particolarmente la pressione e le aspettative che di solito comporta avere un genitore vincente nel proprio stesso sport, e ha solo voglia di entrare il prima possibile nei meccanismi dell’Italia: “Sta procedendo tutto bene, me la sto davvero godendo. I ragazzi sono grandiosi e tutto l’ambiente è molto stimolante. I primi giorni sono stati un po’ difficili perché abbiamo dovuto fare un lungo viaggio verso Auckland per poi cominciare ad allenarci molto duramente, ma tutto sta procedendo per il verso giusto”.

Leggi anche: I convocati dell’Italia per il tour estivo contro Samoa, Tonga e Giappone

Matt, com’è stato il primo approccio con l’Italia? Chi ti ha impressionato di più?

“A livello umano sono stati tutti fantastici, mi hanno accolto bene e mi hanno fatto sentire il benvenuto, in ritiro si sentono delle sensazioni positive. A livello sportivo poi ci sono dei giocatori davvero importanti: Mitch (Michele Lamaro, ndr) è il capitano ed è un grande leader, lo ha dimostrato in ogni occasione, ma l’Italia è forte in tutti i reparti e in alcune posizioni è molto profonda, soprattutto il triangolo allargato e non vedo l’ora di poter giocare con loro. Mi hanno colpito molto anche i più giovani, come David (Odiase, ndr), è una bestia (ride, ndr) e chissà cosa potrà fare in futuro. Chiaramente sono l’ultimo arrivato nel gruppo e ci sono ancora molte cose che devo capire e imparare, ma sono davvero felice di essere qui”.

Eri eleggibile anche per l’Inghilterra o l’Irlanda, cosa ti ha portato a scegliere l’Italia?

“C’erano dei contatti da un po’, poi a marzo ho parlato con “Gonza” (Gonzalo Quesada, ndr) e mi ha colpito la sua visione del progetto e di come avrebbe voluto far sviluppare questa squadra, così come mi ha colpito il modo in cui ha giocato l’Italia in quest’ultimo Sei Nazioni. È stato piuttosto stimolante e avrei voluto tanto far parte di questo viaggio: quando mi è stato chiesto se avrei voluto essere parte del gruppo dell’Italia è stato un momento davvero emozionante. Quando ho visto Louis Lynagh giocare nel Sei Nazioni e ho visto il modo in cui tutta la squadra ha performato così bene ho pensato che avrei davvero voluto far parte di tutto questo”.

Com’è stato il primo impatto con il modo di lavorare di Quesada?

“Mi ha colpito subito la sua attenzione ai dettagli, il modo in cui va in profondità nelle cose. Tutto ciò che fa, lo fa perché sa che è ciò di cui abbiamo bisogno, ed è una cosa importante per tutti noi. Sappiamo tutti che è un allenatore affermato, ma è anche una bella persona, ha grandi idee per questa squadra e non vedo l’ora di lavorare con lui e con tutto lo staff e i ragazzi”.

Tu e Louis Lynagh siete entrambi “figli d’arte” (il padre di Matt Gallagher, John, è stato campione del mondo con gli All Blacks nel 1987, ndr). Lui ha detto che con un padre come il suo bisogna imparare non solo a gestire la pressione ma ad amarla. Tu come la gestisci? 

“Sicuramente c’è un po’ più di pressione, ma devo dire che fin da piccolo questa cosa non mi è mai pesata. Ho sempre e solo provato ad essere il miglior giocatore che potevo essere, cercando di migliorarmi giorno dopo giorno: se questo è abbastanza per me, probabilmente lo sarà anche per gli altri”.

Con papà parlate spesso di rugby? 

“Sì, parliamo molto di rugby. Quando giocavo a Bath, in questi ultimi due anni, è venuto a vedermi un po’ di volte perché era a sole 2 ore di distanza da lì e quando non poteva mi seguiva in televisione. Mi è sempre stato molto vicino, mi propone le sue impressioni e i suoi punti di vista: qualche volta siamo d’accordo, qualche volta no, ma abbiamo davvero un bel rapporto”.

Hai parlato prima di triangolo allargato, un reparto pieno di talento al quale si riunirà anche Ange Capuozzo dopo la finale di Top 14. Entrambi potete giocare sia estremo sia ala: sareste compatibili insieme…

“Mi piacerebbe tantissimo giocare insieme a lui. È un giocatore incredibile e ha mostrato a livello internazionale cosa è in grado di fare, sia con l’Italia sia con la maglia di Tolosa con cui ha vinto sia il Top 14 che la Champions Cup. Mi piacerebbe giocare con lui così come mi piacerebbe ovviamente giocare con Louis (Lynagh) e Monty (Ioane, ndr) e il resto della batteria dei trequarti italiani. È una vera fortuna avere così tanto talento in queste posizioni”.

Hai viaggiato tanto in giro per l’Europa: l’esordio con l’Inghilterra under 20, poi i Saracens, Munster, di nuovo l’Inghilterra con Bath e adesso l’Italia, con il Benetton alle porte. Cosa ti ha dato ogni singola esperienza? Cosa ti aspetti dal futuro?

“Ogni esperienza mi ha dato la possibilità di crescere come giocatore e come persona. Ho preso e imparato qualcosa da ogni singolo posto in cui sono stato, e aver girato diversi posti mi ha reso più maturo dentro e fuori dal campo. Penso che in Italia potrò ulteriormente migliorarmi, lavorare sui miei difetti e migliorarmi ancora anche come persona”.

Cosa vorresti dire ai tifosi italiani che aspettano il tuo debutto?

“Vorrei prima di tutto dire ‘grazie’ a tutti loro per avermi accolto, voglio spingere al massimo l’acceleratore e fare bene, davvero bene, con questa squadra. Sono sicuro che nel futuro ci aspettano vittorie importanti e spero di poterne fare parte”.

Francesco Palma

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