Il successo di Nuku’alofa lancia gli Azzurri verso la sfida contro il Giappone, la più dura del trittico estivo
A Tonga l’Italia aveva il compito di rimettere in piedi il proprio tour estivo con una vittoria netta sugli avversari. Obiettivo centrato in pieno, pur senza sfoderare una prestazione che rimarrà negli annali della palla ovale a tinte azzurre.
Sostenuti da una mischia ordinata leonina, gli Azzurri hanno segnato cinque mete in una partita che hanno dominato per possesso e territorio, riscuotendo i frutti di questa egemonia pur sprecando molto e sembrando ancora decisamente arrugginiti rispetto al potenziale a disposizione.
Passaggi finiti sul prato, lanci in rimessa laterale lontani dal bersaglio, prime fasi fuori sincrono hanno continuato ad affliggere la squadra di Gonzalo Quesada anche nella seconda uscita, seppure il forte vento che spirava sul terreno di gioco abbia influito sugli errori. È stato comunque visibile un netto giro di vite nella qualità del lavoro nel punto d’incontro, nella difesa contro il drive avversario e nell’innalzamento del livello di fisicità richiesto da queste partite.
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A Nuku’alofa ha brillato l’abitudine a stare ai massimi livelli di Martin Page-Relo, che alla terza da titolare è sembrato il più ispirato dei suoi. Lorenzo Cannone ha rispolverato i panni del rubapalloni, Monty Ioane è stato un pericolo costante seppur caotico nella sua esuberanza, dalla panchina Mirco Spagnolo ha brillato per concretezza e Ross Vintcent ha riscattato la prova opaca offerta contro Samoa. Per Jacopo Trulla una gara positiva, con una meta di pura voglia che ha sbloccato la situazione, un altro paio di possessi ben gestiti e tante corse a mettere pressione sui palloni alti calciati dai compagni. Qualche sbavatura difensiva, in particolare in una situazione dove Tonga ha mosso brillantemente il pallone all’esterno e l’ala delle Zebre è arrivato in ritardo a chiudere da ultimo di linea.
Va detto anche che, malgrado abbiano dato fondo a tutte le proprie risorse, gli avversari di giornata hanno offerto una prova di un gradino inferiore a quella di Samoa una settimana prima, forse anche qualcosa in più. Tanti errori nelle prese aeree, anche quelle non contese, tanta indisciplina nel punto d’incontro, una cilindrata generale che non ha permesso loro di stare dentro la partita.
Sarà tutt’altra cosa la gara che vedrà l’Italia sfidare il Giappone a Sapporo il prossimo 21 luglio. Una gara che per circostanze si presenta decisamente in salita: gli Azzurri sono all’ultima gara dell’infinita stagione, ci arrivano dopo tre settimane di viaggi tra Nuova Zelanda e isole, cambi di fuso orario, stravolgimenti metereologici, logistica traballante; i nipponici, avviato il nuovo ciclo sotto la guida di Eddie Jones, hanno iniziato la stagione con i club più avanti nell’anno e avranno già giocato quattro partite per rodare i nuovi meccanismi senza mai muoversi dal proprio paese. Circostanze in grado di ribaltare i favori del pronostico e i valori sulla carta che penderebbero verso i colori azzurri, suffragati dai più recenti risultati tra le due nazionali.
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Una gara che si preannuncia diversa anche nel tipo di avversario. Il Giappone è una squadra che gioca meno per linee dirette rispetto alle due avversarie isolane, che difende con estrema precisione ma meno violenza (finché è durata la benzina i ciok dei placcaggi tongani si sono fatti sentire fino in Italia) e che può soffrire la fisicità di cui è capace la squadra italiana in entrambi i reparti.
Per questo contro i Brave Blossoms servirà un approccio di confronto diretto, sia caratterialmente, nella voglia di dominare gli avversari nello scontro, sia di scelta tattica e strategica nel tipo di rugby messo in campo. Al netto degli errori gestuali, contro Tonga l’Italia ha provato spesso a portare la palla subito all’esterno per fare la differenza nello spazio con le qualità dei propri corridori. Un approccio che con più precisione e meno disturbo da parte del vento avrebbe portato i suoi frutti contro una squadra come quella delle Ikale Tahi, ma contro una difesa più strutturata come quella dei prossimi avversari dovrà prima passare per un avanzamento che metta la difesa sul piede arretrante e consenta di ottenere quei varchi dove Ange Capuozzo e soci sono così bravi a infilarsi.
Tutto questo senza prescindere dal fatto che senza una rimessa laterale funzionante e con passaggi che non vanno a segno come visto nelle ultime due gare non ci può essere partita contro una squadra di qualità come il Giappone.
Saranno gli ultimi 80 minuti della stagione, con l’obiettivo di lasciare un marchio positivo su una annata comunque memorabile. Agli Azzurri tocca un ultimo rimboccarsi le maniche: tornare al lavoro per centrare un successo che lanci l’Italia nel modo migliore verso il prossimo, importante novembre internazionale e tingerlo d’azzurro.
Lorenzo Calamai
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