Successo rotondo nell’ultimo test dell’estate grazie a una gran prova difensiva. Non tutto ha girato per il verso giusto, ma è il miglior modo per concludere una stagione memorabile.
In 36 minuti di gioco al Sapporo Dome, l’Italia ha saputo mettere una bella ipoteca sul suo ultimo test match dell’estate contro il Giappone, segnando tre mete trasformate e un calcio di punizione per ergersi sul 24-0.
A un primo quarto d’ora quasi perfetto, gli Azzurri hanno fatto seguire un primo tempo a tratti indisciplinato e con qualche sbavatura, ma comunque molto buono nei punti chiave sui quali si fondava la sua partita: una difesa fisicamente aggressiva che non lasciava avanzamento ai portatori avversari, non consentendo loro di entrare nel ritmo necessario a giocare il loro tipo di rugby; lotta nel punto d’incontro per recuperare il pallone; gioco tattico per il territorio; aggressione delle fasi statiche avversarie.
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Dopo aver subito la doppietta di Riley su due palloni di recupero a cavallo dell’intervallo, una transizione su un pallone che gli Azzurri hanno voluto provare a convertire in punti a tempo scaduto e con un giocatore in meno e un intercetto, la musica è cambiata e la prestazione della ripresa non è stata brillante come quella della prima frazione di gioco.
Preso coraggio e inserita un po’ più di fisicità dalla panchina, il Giappone ha cominciato a trovare maggiore profitto dalla collisione, anche a causa di un calo azzurro nella capacità di portare su il muro difensivo e andare a imporre l’impatto agli avversari. I nipponici hanno anche leggermente aggiustato una rimessa laterale in totale confusione, smettendo di lanciare sul solo Warner Dearns ben marcato da Andrea Zambonin e andando a trovare Michael Leitch sul fondo touche.
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E così il secondo tempo dell’Italia invece di essere una serena navigazione verso le sempre più vicine e agognate vacanze si è trasformato in una guerra di trincea dove, dopo un periodo di assestamento, hanno poi brillato Manuel Zuliani e Mirco Spagnolo, al solito esuberanti in uscita dalla panchina. A stabilizzare la nave ci ha pensato invece Martin Page-Relo, che con i suoi piazzati dalla lunga distanza ha ricacciato indietro le speranze degli avversari di riaprire l’incontro.
Proprio Page-Relo è stato l’emblema della parte della gara che l’Italia ha giocato in chiaroscuro: pur essendo stato vitale dalla piazzola e brillante in fase offensiva, il mediano di mischia azzurro ha avuto un brutto pomeriggio con i calci dal box, quasi sempre di bassa qualità.
La rimessa laterale ha perso, come di consueto durante questa tournée, qualche pallone e gli Azzurri sono stati piuttosto costantemente indisciplinati, in particolare per quanto riguarda offside e punto d’incontro. Dopo la buona partenza, inoltre, è stato difficile riuscire ad inanellare due cose positive in serie, in una catena di alti e bassi che ha accompagnato la squadra per tutta la partita.
Concentrati sulla parte difensiva della gara, gli Azzurri hanno dimostrato dei limiti nel gioco strutturato, in particolare quando si trattava di finire l’azione nei 22 metri avversari.
Alla fine, però, è finita 42-14. E c’è una parte di gara che invece ha funzionato benissimo: quella della difesa, della costante applicazione, della concentrazione, della voglia di imporsi fisicamente. La parte che serviva per portare a casa una vittoria rotonda, la vittoria che serviva e che ci voleva, una vittoria che rende più quadrata una squadra (precedentemente?) nota per le sue oscillazioni nella qualità delle performances.
Un’Italia non perfetta, quindi, ma l’Italia che ci voleva e che può emergere dalla tournée estiva con un percorso positivo, un consolidamento del proprio status tra le migliori 10 del rugby mondiale e una stagione post-mondiale da ricordare. Il 50% delle partite disputate è stato vinto, con il pareggio in Francia al Sei Nazioni i risultati positivi diventano 5 su 8 gare.
Che la ciurma azzurra si goda ora la bonaccia che porta la fine della stagione. In autunno torneranno a spirare i venti, e i nostri saranno chiamati a spiegare le vele al grido del nostromo: avanti tutta.
Lorenzo Calamai
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