Nel 2020 dei neozelandesi furiosi si presero subito la rivincita con un netto 38-0, e lo stesso fecero 2 anni dopo vincendo 53-3, ma Robertson non sembra ancora aver trovato la quadra
Se quella di Wellington è stata la notte dell’impresa, Eden Park dovrà essere quella della conferma. La scorsa settimana, nella prima giornata del Rugby Championship, l’Argentina ha conquistato la terza vittoria della sua storia contro gli All Blacks, ma per fare il definitivo salto di qualità dovrà evitare quanto accaduto dopo i primi 2 successi, quando i Pumas, la settimana dopo l’impresa, subirono una pesante sconfitta da parte dei neozelandesi: 38-0 nel 2020 e 53-3 nel 2022. Due sconfitte senza appello che non cancellarono chiaramente l’impatto dei successi ottenuti 7 giorni prima, ma comunque lo ridimensionarono.
Del resto, resistere alla sete di rivincita degli All Blacks è molto, molto difficile. All’Argentina non si chiede di ripetere l’impresa di sabato scorso (anche se Agustin Creevy ci crede eccome) ma di dare continuità a quanto fatto vedere a Wellington: se i Pumas dovessero uscire da Eden Park con una prestazione di alto livello, al netto del risultato, allora Felipe Contepomi potrà dire di aver già costruito una prima solida base sulla quale impostare il lavoro del quadriennio che porterà al Mondiale 2027.
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Gli All Blacks sono ancora un cantiere aperto, e ancora non sembrano avere un’idea chiara di come giocare, e tutto questo va a vantaggio di un’Argentina che pur avendo cambiato allenatore sta viaggiando nel segno della continuità, visto che Contepomi è stato promosso dopo aver fatto il secondo di Cheika, pur non avendo una squadra più giovanissima.
Sabato scorso gli All Blacks hanno impostato il match sul ritmo, cercando l’imbucata per linee dirette o comunque nel raggio dei primi 15 metri dal raggruppamento, non servendo spessissimo le due ali e provando a sfiancare i Pumas alla distanza, ma non è bastato, anche perché oltre all’intensità la squadra di Robertson non ha ancora mostrato grandi idee in attacco.
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L’Argentina, tenendo botta alle fiammate degli All Blacks (anche grazie alle prestazioni superbe di Matera e Kremer) ha portato il match dalla sua parte, perché a quel punto al di là delle giocate individuali la Nuova Zelanda non aveva più armi per colpire: la rimessa laterale non funzionava, la mischia non ha dominato come ci si aspettava e il gioco al piede – in particolare di TJ Perenara – ha fatto registrare troppi errori. Serviranno idee migliori e più concrete per portare a casa questa seconda partita, che a questo punto gli All Blacks non possono permettersi di perdere per nessuna ragione. Dall’altra parte, però, servirà un’Argentina capace di restare sul pezzo per due partite di fila, cosa che nel 2020 e nel 2022 non è avvenuta: in questo caso, la grande intensità degli All Blacks, seppur non coadiuvata da grandi idee di gioco, potrebbe bastare a ribaltare le cose rispetto all’andata.
Nonostante le tante critiche ricevute, Scott Robertson insiste su Damian McKenzie numero 10, con Beauden Barrett ancora estremo. Cambiano invece le ali, con Will Jordan che torna titolare e Caleb Clarke preferito a Telea e Reece. Confermato anche il criticatissimo TJ Perenara, che comunque garantisce un’esperienza che gli altri numeri 9 ancora non hanno. Dall’altra parte Contepomi conferma la mediana Bertranou-Carreras che ha fatto impazzire i neozelandesi e cambia giusto qualcosa in mischia, ritrovando il capitano Montoya in prima linea. In panchina, per gli All Blacks, c’è anche l’ex capitano Sam Cane.
Non meno importante, sarà anche la prima partita degli All Blacks diretta da Andrea Piardi, che dopo l’esordio al Sei Nazioni conquista un altro grande traguardo.
Francesco Palma
Rugby Championship: le formazioni di All Blacks-Argentina
All Blacks: 15 Beauden Barrett, 14 Will Jordan, 13 Rieko Ioane, 12 Jordie Barrett, 11 Caleb Clarke, 10 Damian McKenzie, 9 TJ Perenara, 8 Ardie Savea (c), 7 Dalton Papali’i, 6 Ethan Blackadder, 5 Sam Darry, 4 Tupou Vaa’i, 3 Tyrel Lomax, 2 Codie Taylor, 1 Tamaiti Williams
A disposizione: 16 Asafo Aumua, 17 Ofa Tu’ungafasi, 18 Fletcher Newell, 19 Josh Lord, 20 Sam Cane, 21 Cortez Ratima, 22 Anton Lienert-Brown, 23 Mark Tele’a
Argentina: 15 Juan Cruz Mallía, 14 Matias Moroni, 13 Lucio Cinti, 12 Santiago Chocobares, 11 Mateo Carreras, 10 Santiago Carreras, 9 Gonzalo Bertranou, 8 Joaquin Oviedo, 7 Juan Martin Gonzalez, 6 Pablo Matera, 5 Pedro Rubiolo, 4 Marcos Kremer, 3 Lucio Sordoni, 2 Julian Montoya (c), 1 Thomas Gallo
A disposizione: 16 Ignacio Ruiz, 17 Mayco Vivas, 18 Joel Sclavi, 19 Franco Molina, 20 Tomás Lavanini, 21 Lautaro Bazan Velez, 22 Thomas Albornoz, 23 Bautista Delguy
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