In una intervista al Times il candidato italiano alla presidenza della federazione internazionale offre il suo punto di vista
Fra i due litiganti, prova a inserirsi il terzo. Andrea Rinaldo, candidato italiano alla presidenza di World Rugby, cerca di incunearsi in quella che, sulla carta, sembra una lotta a due tra il candidato della continuità, l’attuale vice-presidente scozzese della federazione internazionale John Jeffrey, e quello del cambiamento, l’australiano Brett Robinson, che pare abbia intercettato non solo i favori delle federazioni down under, ma anche le simpatie inglesi.
Rinaldo, intanto, avanza le sue idee, ben improntate al suo validissimo background professionale: “Indipendentemente da chi sarà presidente, mi piacerebbe proporre un modo di fare le cose che sia molto più scientifico – ha detto l’ex consigliere federale in una intervista a Mark Palmer del Times – Il mio è un obiettivo difficile da raggiungere, con un sacco di variabili, ma non impossibile. Se sei Tonga o l’Argentina, paesi per i quali ho grande ammirazione, cose come i diritti televisivi non sono la questione centrale. Quello che vogliono vedere paesi come questi è che il presidente opera come un collegamento tra il potere esecutivo e il movimento, così che le decisioni siano prese nell’interesse di tutti gli attori coinvolti.”
“Ho preso parte in passato a una discussione del Consiglio di World Rugby sul cartellino arancione, una proposta che era stata avanzata. Sarebbe potuta essere una discussione tra sordi, perché le persone continuavano semplicemente a comportarsi in base ad altri interessi. Nessuno ha capito le ragioni delle altrui posizioni, il concetto era spiegato male e i dati presentati a supporto un caos infernale.”
Leggi anche: Gli All Blacks in tour in Sudafrica nel 2026? Tutti gli scenari possibili
“C’è bisogno di qualcuno che supervisioni questo tipo di processi per assicurarsi che siano svolti in maniera scientifica. Questo è il ruolo del presidente, a mio modo di vedere. Si tratta di buon senso, e penso di poter rappresentare quel buon senso.”
Se il dualismo tra Jeffrey e Robinson viene raccontato come lo scontro tra conservatorismo e progressismo, Rinaldo rifugge le due etichette: “Se essere progressista significa mettersi dal lato logico delle cose, ovvero credere che un approccio scientifico significhi progresso, allora sono un progressista. Ma sono un profondo conservatore quando si parla di proteggere e promuovere i valori fondamentali del rugby. Il rugby è speciale perché ha una cultura molto specifica e un insieme di valori che accomuna la base amatoriale al vertice professionistico del gioco.”
Il mandato di Bill Beaumont, attuale presidente di World Rugby, scadrà il prossimo novembre.
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.