The Rugby Championship 2024: cosa ci lascia la quarta giornata

Ultima breve pausa per il torneo dell’Emisfero Sud: gli spunti e la situazione in classifica prima del rush finale

The Rugby Championship 2024: cosa ci lascia la quarta giornata – ph. OnRugby

Il Rugby Championship 2024 è pronto a prendersi l’ultima, breve pausa in attesa del rush finale, con le ultime due giornate da disputare tra sabato 21 e sabato 28 settembre. Prima però ridiamo un’occhiata alla situazione lasciata dalla quarta giornata in termini di risultati e di classifica.

A Città del Capo si è disputato il secondo e ultimo incontro della serie Springboks vs All Blacks, che si è chiusa 2-0 a favore dei campioni del Mondo, confermando il loro attuale predominio. Ma aldilà del puro e semplice risultato il campo ha detto molto di più.

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Gli All Blacks, sia all’Ellis Park sia al DHL Stadium, sono stati in grado più volte di andare in vantaggio per gran parte delle partite, sembrando in grado in diverse situazioni di poter prendere in mano il match. Sempre però, quando era il momento di alzare la soglia dell’attenzione e difendere il vantaggio costruito, i neozelandesi hanno dimostrato una grande indisciplina, commettendo leggerezze e imprecisioni che con una squadra come il Sudafrica (ma anche con l’Argentina alla prima giornata) non ti puoi permettere.

Oltre ai falli commessi, l’altro punto debole degli attuali All Blacks è il finale delle partite. Il tecnico Scott Robertson le ha provate un po’ tutte – a Città del Capo ha deciso di tenere in panchina alcuni dei giocatori più esperti per averli in campo al momento decisivo – ma il risultato non è mai cambiato. I neozelandesi non sono stati capaci di segnare neanche un punto negli ultimi 20 minuti di gara.

Vero che la tempistica di alcuni cambi di Scott Robertson nell’ultima partita potrebbe essere discutibile, ma il trend si era già visto nelle prime due giornate del Rugby Championship contro l’Argentina ed ora assume contorni preoccupanti per lo staff e i tifosi dei Tuttineri. E pensare che stavolta le occasioni per marcare punti ci sono state, con due calci di punizione concessi dal Sudafrica, ma McKenzie uno l’ha stampato sul palo, sfortunatamente, l’altro l’ha sbagliato, e questo malamente. Situazione questa che in Nuova Zelanda riaccenderà le critiche al non sempre amato mediano di apertura, capace sì di giocate incredibili ma anche di scivolare su cose molto più banali.

Il Sudafrica di Rassie Erasmus invece si conferma una macchina perfetta. Non sempre e non nel corso di tutto il match ovviamente, questo sarebbe inumano, ma lo diventa praticamente sempre nei momenti decisivi, ed è lì che si vincono le partite. Questo è merito, oltre delle qualità fisiche e tecniche raggiunte dal gruppo Springboks, anche della consapevolezza acquisita nel corso degli ultimi anni.

Il Sudafrica è in grado di non andare nel panico, né di strafare, anche trovandosi sotto nel punteggio per larga parte del match, come visto in entrambi i casi con gli All Blacks. Gli errori li commettono certamente anche gli Springboks, ma la squadra sa quando è il momento di alzare la soglia della concentrazione per restare in gara e poi, approfittando della profondità della squadra, spingere sull’acceleratore nel finale quando l’avversario è in debito di energia. Se a questo aggiungi uno stratega come Rassie Erasmus, che sembra non sbagliare neanche un cambio, ecco che il Rugby Championship è pronto a tornare nelle mani degli Springboks.

Se la doppia vittoria degli Sudafrica sugli All Blacks pesa, dall’altra parte del mondo il roboante risultato del secondo match di Argentina-Australia ha fatto scalpore. Mentre “all’andata” i Pumas si erano fatti recuperare nel finale perdendo di misura, stavolta sono stati loro a rimontare ma senza mezze misure, seppellendo i Wallabies di mete nella ripresa e chiudendo col risultato di 67-27.

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E pensare che la prima parte della partita a Santa Fe si era indirizzata a favore dell’Australia per 3-20. Già nel finale del prima tempo però l’impressione era che i Pumas potessero prendere il sopravvento, ma non nella misura con cui hanno poi demolito gli avversari nella ripresa.

Da un lato i Wallabies sono stati inizialmente favoriti dalla piega “confusionaria” che ha avuto la prima parte del match. In questi frangenti alcune individualità australiane sono spiccate, mentre i padroni di casa hanno sprecato diverse occasioni.

Appena però i Pumas hanno preso consapevolezza, dal 30′ rispondendo in rapida successione alle prime due mete australiane, non ce n’è stata più per nessuno. La squadra di coach Contepomi vive, per così dire, di alti e bassi. Tra Summer Nations Series e queste quattro giornate di Rugby Championship ha dimostrato sia di sapersi perdere in un bicchier d’acqua – come nel caso della prima partita con la Francia o in quella con l’Australia – sia di ottenere scalpi importanti.

Bisogna però sottolineare come i picchi raggiunti da questa nazionale siano ben più importanti degli scivoloni. A fare la differenza è spesso la situazione contingente: se gli ingranaggi al momento non girano sempre bene allora i Pumas rischiano di incartarsi un po’ su sé stessi; ma se iniziano a girare allora l’Argentina è in grado di ottenere picchi di prestazione altissimi, come si è visto a Wellington con gli All Blacks e ora con l’Australia.

Ora i Pumas, secondi in classifica di Rugby Championship, hanno una settimana in più per prepararsi al test più impegnativo: la doppia sfida con la squadra al comando del torneo, gli Springboks. Immaginare un Sudafrica in grado di perdere il primo posto in classifica è davvero difficile, ma vedere se e in che modo l’Argentina potrebbe metterli in difficoltà magari sulla singola partita è lo spettacolo che attende la chiusura dell’edizione 2024.

Classifica: Sudafrica 18 punti (+54), Argentina 10 (+15), Nuova Zelanda 7 (+14), Australia 4 (-83)
Tra parentesi la differenza punti segnati/subiti

Matteo Salmoiraghi

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