La chiave potrebbe essere quella di una maggiore sinergia con gli atleti del rugby a 13
Il 67-27 subito in Argentina, contro i Pumas, è ancora nella testa dei Wallabies, dello staff tecnico del ct Joe Schmidt e della Federazione Australiana.
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Il quarto turno del Rugby Championship ha fatto segnare per i due volte campioni del mondo un passo indietro inatteso, all’interno di un processo di ricostruzione in un quadriennio che si preannuncia come decisivo per i destini del futuro dell’ovale australiano, visto che i Wallabies saranno protagonisti del duello con i British & Irish Lions nel 2025 e saranno la nazionale di casa nella Rugby World Cup 2027.
A tal proposito, proprio il ct Joe Schmidt in questi giorni – dopo aver effettuato un ampio processo di analisi e autocritica – ha “battuto i pugni sul tavolo” sollecitando la federazione alla ricerca di un’ampiezza maggiore del bacino di giocatori su cui poter contare.
La federazione, che dal canto suo aveva già intrapreso in precedenza questa linea, ha deciso allora di implementare il sistema di reclutamento, anche pensando al tour di novembre che l’Australia sosterrà nell’Emisfero Nord.
Come fare? La chiave è nel rugby a 13, il codice diverso che però potrebbe diventare fonte di acquisizione di giocatori nel prossimo futuro. Il primo nome in rampa di lancio, in questo momento, è quello di Joseph Suaalii che, dal prossimo ottobre, dopo la chiusura della stagione con i Sydney Roosters, potrebbe essere pienamente disponibile per iniziare l’avventura con i Wallabies
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