In Sudafrica ci saranno tante occasioni per il futuro (e già presente, in alcuni casi) del rugby italiano: ecco chi tenere d’occhio
Il WXV 2024 è alle porte, e come lo scorso anno l’Italia avrà l’occasione di giocare altre sfide di alto livello e provare qualcosa di nuovo in vista del prossimo Sei Nazioni. Coach Nanni Raineri ha convocato tante giovani: alcune già stabilmente presenti nel gruppo azzurro, altre alla prima esperienza. Tutte però hanno in comune talento e grandi prospettive future, e in questo torneo che vedrà l’Italia sfidare Scozia, Galles e Sudafrica hanno la possibilità di dimostrarlo. I nomi potevano essere molti di più, ne abbiamo scelti 5.
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Italia: 5 azzurre da seguire con attenzione in questo WXV 2024
Sara Mannini (centro, apertura)
È senza dubbio lei la sorpresa di questa tornata di convocazioni: miglior 10 delle Summer Series Under 20, Nanni Raineri l’ha schierata – con buoni risultati – secondo centro contro il Giappone. Il compito è arduo, perché la maglia numero 13 è da anni indossata da Michela Sillari, dotata di un’intelligenza rugbistica superiore alla media e vera “regista” di tutto il reparto trequarti, ma allo stesso tempo reduce da un brutto infortunio e verosimilmente a mezzo servizio in questa avventura sudafricana. Mannini, classe 2005, ha caratteristiche diverse, ma il feeling con Rigoni può solo migliorare. Il percorso finora è stato quello canonico: primi raduni, nel mezzo l’Under 20 e poi l’esordio con la Nazionale maggiore. Adesso però il livello si alza, e dovrà subito dimostrare di essere all’altezza.
Francesca Granzotto (mediana di mischia, ala, estremo)
Il talento è fuori discussione, ma deve trovare quella continuità che – soprattutto causa infortuni – non è ancora riuscita ad avere in azzurro. Il Seven ne ha plasmato le caratteristiche offensive, il Rugby a XV l’ha resa capace di coprire praticamente tutti i ruoli dal 9 al 15. Per fare il definitivo passo in avanti, però, dovrà decidere cosa fare “da grande”, anche se di anni ne ha solo 22. Come mediana di mischia è rapida di pensiero e di mani, ma deve lavorare tanto sul gioco al piede, mentre come ala/estremo (ruolo nella quale Raineri la sta impiegando più spesso, e nel quale sarà fondamentale a breve termine con l’assenza di D’Incà) è elusiva e capace di saltare la diretta avversaria, ma deve registrare ancora il posizionamento difensivo. Tra WXV, Sei Nazioni e Mondiale, questa può essere la stagione della consacrazione definitiva.
Emma Stevanin (mediana di apertura, centro)
Ha messo in discussione la titolarità – fino a un anno fa imprescindibile – di Veronica Madia, e già questo basterebbe a dimostrarne la qualità. Attacca bene la linea e questo le permette di essere credibile ad alti livelli anche come centro, mentre da apertura ha ancora qualcosa da migliorare dal punto di vista decisionale. Ha 22 anni e a livello di club è praticamente ingiocabile: la pressione difensiva furiosa delle squadre del Sei Nazioni, però, è un’altra cosa, e se vuole prendersi definitivamente la maglia da titolare il WXV è l’occasione giusta per farlo.
Sara Seye (pilone destro)
Classe 2000, rispetto alle altre non è arrivata in azzurro con le stimmate del talento naturale, ma si è fatta strada col tempo e col lavoro. Catapultata in Nazionale direttamente da Calvisano (Serie A, seconda serie italiana) e diventata prima linea quasi per caso, Seye è stata brava a lavorarsi e costruirsi col tempo. L’esperienza in Inghilterra alle Ealing Trailfinders, poi, le ha fatto fare quel salto di qualità che serviva a renderla davvero competitiva anche a livello internazionale. Il background da terza linea le permette di garantire alle compagne ulteriore lavoro in mezzo al campo, mentre in mischia ordinata paga ancora qualcosa contro avversarie più esperte, ma i margini di miglioramento sono ancora tanti, e soprattutto ha la testa giusta per crescere ancora.
Alessandra Frangipani (seconda linea)
Dura la vita della seconda linea dell’Italia, soprattutto se davanti hai 2 totem come Duca e Fedrighi, un’iradiddio come Tounesi e una tuttofare come Locatelli. D’altro canto, pur entrando spesso dalla panchina, a 21 anni ha già collezionato 9 caps (e con la Scozia potrebbe arrivare il decimo) facendosi strada in uno dei ruoli dove è più difficile emergere vista la concorrenza. In mezzo al campo ci sa fare e la carta d’identità è tutta dalla sua parte. Deve però migliorare in attacco e sfruttare meglio la sua fisicità, perché a volte le sue cariche vengono respinte senza dare avanzamento: il passo successivo per essere competitiva a livello internazionale è aumentare i metri fatti a contatto. Ha tutto il tempo per fare tanti passi avanti, ma questo è il momento di dimostrare qualcosa in più.
Francesco Palma
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