Vittoria e Mondiale meritato, ma troppa fatica per il livello dell’avversario: 5 riflessioni su Sudafrica-Italia

Le Azzurre, che saranno in seconda fascia nei sorteggi della Rugby World Cup 2025, hanno conquistato un altro successo con una grande difesa e tanta voglia di lottare. Nel 2025, però, servirà qualcosa in più

Vittoria e Mondiale meritato, ma troppa fatica per il livello dell'avversario: 5 riflessioni su Sudafrica-Italia

Vittoria e Mondiale meritato, ma troppa fatica per il livello dell’avversario: 5 riflessioni su Sudafrica-Italia (ph. World Rugby)

Doveva essere la partita della festa per l’Italia, con l’ufficializzazione della qualificazione alla Rugby World Cup 2025 (dove sarà in seconda fascia in virtù dell’ottavo posto del ranking), e alla fine lo è stata, ma contro un’avversaria ostica ma certamente non imbattibile – e soprattutto inferiore dal punto di vista tecnico – ci si aspettava una vittoria più netta e meno sofferta (anche se comunque meritata, questo è fuori discussione) rispetto a quella che è arrivata a Città del Capo.

Merito sicuramente delle Springbok Women, che hanno avuto una crescita esponenziale nell’ultimo anno e che hanno giocato un WXV di altissimo livello, ma considerando il 2025 importantissimo che attende le Azzurre, prima col Sei Nazioni e poi col Mondiale, Nanni Raineri dovrà trovare la quadra sulle cose che in questo WXV non hanno funzionato. L’Italia è stata combattiva, solida in difesa e brava a disinnescare i punti di forza delle avversarie, ma purtroppo non è stata brillantissima sul piano del gioco, e per giocarsi le tante partite difficili che arriveranno nel 2025 servirà qualcosa di più.

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WXV: 5 riflessioni su Sudafrica-Italia

Silvia Turani – Due mete e player of the match, basterebbe fermarsi qui. Vero, in mischia ha sofferto, ma era preventivabile visto il peso del pacchetto avversario, ma (così come Seye e poi anche Maris) ha dato tutto, e soprattutto ha offerto una prestazione maiuscola in campo aperto. Due mete di spessore, soprattutto la seconda dove ha fatto rimbalzare tre sudafricane prima di schiacciare. Dopo la vittoria col Galles era in lacrime, talmente emozionata da non avere parole, dopo il successo col Sudafrica aveva gli occhi della tigre. Se c’è un simbolo di questa Italia combattiva e tenace, è lei.

Troppa pressione – La scelta iniziale di non calciare nulla e provare a ripartire dai 22 non si è rivelata vincente. Di fatto, tenendo il pallone in mano le Azzurre si sono tirate addosso il carico da 90 delle Springbok Women, che hanno messo una pressione furiosa nei 22 italiani, marcando la prima meta e dominando i primi 20 minuti. Poi l’Italia ha cambiato registro, ha cominciato a calciare di più e quando lo ha fatto bene ha messo in grande difficoltà il Sudafrica, migliorato ma ancora molto indietro nel gioco tattico al piede. Brave le Azzurre a tirarsi fuori da quella situazione e a chiudere poi il primo tempo avanti 17-7.

Muzzo una conferma, e finalmente Ostuni Minuzzi – Un 2024 un po’ in ombra a livello internazionale, chiuso però con una prestazione degna dei suoi livelli. Le sudafricane non la prendono mai, se non triplicandola, e anche in difesa tiene botta con un paio di placcaggi di alto livello contro le ali Springboks lanciate. Su Aura Muzzo, invece, c’è poco da dire, nel senso che come sempre l’ala di Villorba è una sicurezza, e in una partita dove serviva tanto il apporto offensivo non ha deluso. Per quanto riguarda il triangolo allargato, un po’ più in ombra rispetto alle altre due uscite – ma anche meno servita – Granzotto, che però ha gestito bene il finale di partita da mediana di mischia.

Quando il pallone viaggia, viaggia anche l’Italia – Le Azzurre sono state brave a sfruttare la loro indiscutibile qualità nel muovere il pallone, mettendo in difficoltà il Sudafrica. L’impressione generale è che l’Italia sia perfettamente in grado di rendersi pericolosa all’inizio dell’azione, trovando varchi in mezzo al campo e mettendo in difficoltà la difesa avversaria, ma che ancora non riesca a dare continuità a quel primo exploit, forse per una struttura di gioco che a un certo punto diventa troppo leggibile, anche perché non sempre la squadra di Raineri riesce ad avere palloni di qualità dal breakdown. Nel primo tempo l’Italia in attacco ha fatto ciò che ha voluto, andando a segno anche con una certa facilità, poi nella ripresa il Sudafrica è cresciuto dal punto di vista fisico con i cambi e soprattutto ha iniziato a mettere sabbia negli ingranaggi delle Azzurre, riuscite a portare a casa la partita grazie ai piazzati di Rigoni. Non è un caso che le cose migliori siano viste quando dopo la prima fiammata l’Italia ha calciato subito verso la profondità, mettendo pressione a una difesa che a quel punto era già in difficoltà: potrebbe essere una soluzione da utilizzare più spesso nel 2025.

La bomb squad non delude mai, ma quella meta… – Rassie Erasmus fa proseliti, e del resto anche all’Athlone Stadium l’ingresso di ben 5 sudafricane in contemporanea era stato accompagnato dall’urlo della speaker (“Arriva la bomb squad”) e – come aveva già dimostrato la clamorosa rimonta sfiorata con l’Australia – anche questa volta i cambi hanno permesso alle Springbok Women di tornare sotto nel punteggio. Prima una meta di forza, dove l’Italia aveva difeso bene ma oggettivamente poteva ben poco di fronte a quella sfuriata, poi però è arrivata una marcatura assolutamente evitabile (quella del momentaneo sorpasso) con un’inferiorità numerica 3 contro 2 all’esterno che non sarebbe stata accettabile nemmeno contro squadre del Sei Nazioni, tantomeno con una formazione che a livello tattico è inferiore alle Azzurre.

Francesco Palma

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