La Francia si fa portavoce dei “contrari” all’espulsione a tempo, che vedrebbe unite le federazioni europee
In un recente articolo di OnRugby, di cui trovate il link subito sotto, ci si è chiesti: “a chi piace il cartellino rosso da 20 minuti”? World Rugby sta infatti portando avanti quella che sarebbe un’importantissima riforma del gioco della palla ovale: dopo un cartellino rosso, la squadra che si è ritrovata in quattordici potrà ritornare in parità numerica dopo venti minuti, reinserendo un nuovo giocatore rispetto a quello che è stato espulso che, in ogni caso, ha finito la sua partita.
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L’iter per l’approvazione di questa riforma (che si muove insieme ad altre novità, come uno shot clock abbreviato per le trasformazioni e la possibilità di chiamare il mark direttamente da calcio d’invio) non è ancora concluso, ma la data fatidica si sta avvicinando: se non ci saranno intoppi, dovrebbe essere definitivamente approvata il prossimo 14 novembre dal Consiglio di World Rugby, per entrare poi in vigore dal 1° gennaio 2025.
Con l’avvicinamento della data di scadenza il dibattito si sta accendendo, e i fronti tra “favorevoli” e “contrari” si stanno delineando. Come ci si è chiesti nell’articolo, le critiche da parte della base e di personaggi illustri non mancano (si veda l’opinione dell’ex-arbitro internazionale Nigel Owens) eppure World Rugby “ha notato il diffuso apprezzamento di giocatori, allenatori, arbitri e tifosi”.
Le singole opinioni sono ovviamente molte e disparate ma, a livello di federazioni, i fronti si stanno facendo più facilmente distinguibili: andiamo allora a vedere chi si sta schierando a favore del cartellino rosso da 20 minuti e chi contro.
Nord contro Sud: si accende il dibattito sulla riforma del cartellino rosso
Negli ultimi anno sono le nazionali dell’emisfero Sud a farsi portavoce di diversi progetti di riforma del rugby, introducendo e testando per primi nei loro tornei queste novità. Il cartellino rosso a tempo non fa eccezione ed è già stato inserito nel Rugby Championship, così come nel Super Rugby Pacific e negli altri campionati australi. Da qui si è stato esteso ad alcuni test match (Australia-Georgia o la Pacific Nations Cup), nel WXV femminile e nel World Rugby U20 Championship.
I più forti “sponsor” del cartellino rosso da 20 minuti sono state sin da subito le federazioni di Nuova Zelanda e Australia. L’amministratore delegato della NZ Rugby Mark Robinson così si era espresso al Guardian a luglio.
“Siamo l’unico sport al mondo che crea un disallineamento simile e ci si aspetta comunque che i tifosi si presentino e paghino per questo”, ha dichiarato Robinson facendo riferimento ad alcuni dati riportati a World Rugby, secondo cui una squadra rimasta in quattordici per un cartellino rosso avrebbe solo il 3% di possibilità di vincere.
“Ci sono altre riforme in corso, ma questa è una cosa in cui crediamo davvero. Insieme a tutto ciò che può velocizzare il gioco, creare più intrattenimento e incoraggiare meno interventi da parte dei TMO. Non puoi permettere che il tuo sport si fermi per due minuti alla volta e duri due ore, per poi mostrare al pubblico presente allo stadio delle partite che vengono così tanto alterate”.
I paesi europei sarebbero invece più scettici. A farsi portavoce dei loro dubbi ci ha pensato la Francia tramite un recente comunicato congiunto di FFR, LNR e Provale. Si legge: “Sebbene alcuni credano che questa regola favorirà un gioco più fluido, le statistiche fornite dalla FFR a World Rugby mostrano che un cartellino rosso non significa sistematicamente la sconfitta per la squadra penalizzata”.
“L’analisi basata su 480 partite TOP 14 e partite internazionali di livello 1 mostra che solo il 60% delle squadre che hanno ricevuto un cartellino rosso hanno perso alla fine della partita”.
“Per la FFR, la LNR e la Provale, il cartellino rosso è uno strumento cruciale che scoraggia i comportamenti antisportivi e tutela l’integrità fisica dei giocatori. Trasformare questa sanzione in un’espulsione temporanea potrebbe incoraggiare comportamenti pericolosi, compromettendo così la sicurezza dei giocatori, che deve rimanere la massima priorità”.
“Questa regola segnerebbe un inaccettabile passo indietro rispetto alle misure messe in atto da diversi anni per ridurre gli impatti alla testa e incoraggiare i giocatori ad avere una maggiore padronanza tecnica nel contatto”, conclude la nota.
E il Sudafrica?
Il Sudafrica attualmente ha “il piede in due scarpe”, disputando come Springboks il Rugby Championship con Australia, Nuova Zelanda e Argentina, ma a livello di club è inserito nelle competizioni europee, come lo United Rugby Championship e le coppe di Champions e Challenge Cup. Quale è la sua posizione al riguardo?
Nonostante il recente allineamento dei loro campionati all’emisfero Nord, per quanto riguarda la riforma del cartellino rosso il Sudafrica è assolutamente schierato col resto dell’emisfero Sud. Lo ha dichiarato esplicitamente Rian Oberholzer, amministratore delegato di SA Rugby, in queste dichiarazioni riportate da RugbyPlanet: “SARU sostiene il cartellino rosso da 20 minuti. Il cartellino rosso attuale rovina la partita”.
“A livello di spettacolo, quando si hanno 14 giocatori contro 15 c’è una probabilità del tre percento che vinca la squadra in 14. Non penso che sia un bene per la partita o per gli spettatori. Noi della SARU sosteniamo il cartellino rosso da 20 minuti, come proposto da World Rugby”.
Dati questi che il comunicato firmato da FFR, la LNR e la Provale ritiene però “insufficienti” per poter trarre simili conclusioni e affermare che invece col cartellino rosso a tempo la situazione vada verso il miglioramento. Il dibattito si è acceso ma manca poco meno di un mese al 14 novembre, quando il Consiglio di World Rugby dovrebbe riunirsi per approvare la riforma.
Matteo Salmoiraghi
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