L’arbitro della finalissima tra Nuova Zelanda e Sudafrica ha raccontato nella sua autobiografia di un problema fisico piuttosto delicato proprio nel momento clou della sua carriera
In quasi 20 anni di arbitraggio internazionale Wayne Barnes non si era mai imbattuto in un problema così importante come quello che lo ha quasi messo KO nel corso della Rugby World Cup 2023.
Nel suo libro “Wayne Barnes : Throwing the Book”, il celebre fischietto inglese ha raccontato un episodio inedito che lo ha portato a decidere di prenotare un volo di ritorno anticipato da Parigi a Londra, ancor prima che finisse la RWC.
Il suo cuore nel corso della manifestazione ha iniziato a dare problemi e lo spavento per la condizione fisica lo ha costretto ad abbandonare la rassegna iridata senza dire niente a nessuno.
A dire il vero non è la prima volta che Barnes ha problemi cardiaci: nel 2009 si era sottoposto a un intervento di ablazione dopo che gli era stata diagnosticata una fibrillazione atriale. In quel caso però non c’era una finale mondiale in ballo.
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Wayne Barnes: “Il mio battito cardiaco ha iniziato a salire alle stelle”
Nel suo libro, ha scritto di aver temuto di avere lo stesso problema del 2009 dopo aver notato che la sua “frequenza cardiaca aveva iniziato ad aumentare alle stelle durante una sessione di corsa”.
“Allenarsi con i miei colleghi arbitri Karl Dickson e Christophe Ridley è sufficiente a far venire un arresto cardiaco a un uomo anziano. Karl si è ritirato dal gioco solo qualche anno fa, Christophe ha appena trent’anni”, si legge in un estratto del suo libro pubblicato sul Telegraph.
“Quindi quando il mio battito cardiaco ha iniziato a salire alle stelle durante una sessione di corsa a Parigi, all’inizio non ero eccessivamente preoccupato. Forse non avevo dormito bene, forse non avevo mangiato abbastanza a colazione, forse avevo bevuto troppo caffè. Qualunque cosa fosse, pensavo che il mio cuore sarebbe tornato alla normalità se solo avessi preso le cose un po’ più con calma”.
Wayne Barnes: “Non ho bevuto una birra durante il debriefing nello spogliatoio, ed è stata la prima volta che mi è capitato”
Tutto ciò accadde dopo che Barnes aveva arbitrato la partita del girone eliminatorio dell’Irlanda contro Tonga e, in quella che sarebbe stata la sua ultima partecipazione al torneo di Coppa del Mondo, era determinato a non rendere quel match l’ultima partita internazionale da lui arbitrata. Nel libro ha aggiunto che non ne avrebbe nemmeno parlato alla moglie Polly, ma lei aveva notato subito che qualcosa non funzionava una volta arrivata a Parigi, dicendo: “Non stai bene. Cosa c’è che non va?”
Barnes non ha comunicato le sue preoccupazioni ai suoi superiori e ai suoi colleghi arbitri e ha continuato a dirigere la partita della fase a gironi tra Galles e Australia, avvisando i suoi assistenti durante l’intervallo.
“Ho deciso che avrei fatto la partita. Quando ho guardato l’orologio durante il riscaldamento, era già a 180 battiti al minuto. Ho incrociato le dita e sperato che si sarebbe sistemato prima del calcio d’inizio. Sfortunatamente, non è successo. Ho pensato, ‘Oh m—, sono nei guai qui…’.
L’arbitro inglese è riuscito ad arrivare all’ottantesimo senza commettere errori decisivi, ma con la consapevolezza che la sua ottima performance era irrilevante rispetto alla sensazione di malessere.
“Non ho bevuto una birra durante il debriefing nello spogliatoio, ed è stata la prima volta che mi è capitato. È stata anche la prima volta che ho risposto al telefono dallo spogliatoio subito dopo la partita; Polly ha chiamato e mi ha chiesto se stavo bene, al che ho risposto, “Non proprio”.
Il rientro a Londra, l’operazione e l’arbitraggio della finalissima
Un paio di giorni dopo Wayne Barnes è volato a Londra dove lo aspettava il suo medico Richard Schilling. A quel punto è stato operato per curare un ingrossamento al ventricolo sinistro. L’intervento è andato bene e il problema è rientrato rapidamente.
“Avevo deciso di non dire ai capi cosa stava succedendo – spiega Barnes – Perché pensavo che avrebbero potuto farsi prendere dal panico e avrebbero avuto tutto il diritto di licenziarmi. Dopotutto, se un giocatore dicesse al suo allenatore di aver appena subito un’operazione al cuore in anestesia generale, è altamente improbabile che lo faccia giocare una partita qualche giorno dopo”.
Il fischietto inglese poi ha diretto la vittoria schiacciante della Scozia sulla Romania per 84-0 e la sconfitta dell’Irlanda contro la Nuova Zelanda nei quarti di finale della Coppa del Mondo; le sue prestazioni gli sono valse l’onore di arbitrare la finale, che è stata la sua 111esima e ultima partita a livello di test match.
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