Il tecnico azzurro: “Adesso tutte le squadre ci avranno studiati, quindi dovremo inserire delle novità nel nostro gioco. Con l’Argentina sarà un’emozione particolare, ma io do il 100% per l’Italia”
Tre sfide difficilissime – Argentina, Georgia e All Blacks – e tanta voglia di dimostrare quanto l’Italia sia ancora cresciuta. Lo ha raccontato Gonzalo Quesada durante la conferenza stampa di presentazione delle Autumn Nations Series, partendo ovviamente da una partita che per il tecnico non può essere come le altre, Italia-Argentina: “È ovviamente un’occasione speciale. Mi era già capitato quando ero assistente allenatore della Francia e al mio primo anno giocammo a Marsiglia contro l’Argentina: allora fu strano, oggi invece sono tranquillissimo. La mia squadra è l’Italia, il mio impegno è totale e la motivazione è altissima. Ovviamente canterò l’inno argentino perché resta il mio Paese, ma il mio impegno sarà al 100% per l’Italia”.
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Le sfide con Argentina, Georgia e All Blacks
Al di là della parte emotiva, quella con l’Argentina sarà una partita difficilissima, come spiegato dal tecnico: “Sarà una sfida gigantesca perché arriverà dopo 4 allenamenti da parte nostra, mentre loro hanno giocato 3 mesi insieme e vengono dal miglior Rugby Championship di sempre, in cui hanno battuto All Blacks, Sudafrica e Australia. Non sarà un alibi: abbiamo vissuto la stessa situazione alla prima partita del Sei Nazioni contro l’Inghilterra. La mia fiducia in questo gruppo è ancora più alta di quella che avevo quando abbiamo iniziato a gennaio, siamo pronti”.
Il tecnico ha poi passato in rassegna le 3 sfide, confrontandole tra di loro: “Quelle con Argentina e All Blacks sono partite in cui partiamo da ‘challenger’ e non da favoriti, mentre con la Georgia sappiamo che giocheremo contro una squadra che vuole far vedere di essere al nostro livello e che chiede da anni il nostro posto nel Sei Nazioni. Proprio per questo sarà una bella prova di carattere per la nostra squadra, soprattutto dopo la sconfitta in casa loro due anni fa. Dovremo essere pronti alla battaglia e so bene quanto sarà dura, conosco molto bene quasi tutti i georgiani perché molti giocano in Francia dove ho allenato per 17 anni”.
“Come sempre ragioneremo partita per partita, penseremo prima all’Argentina e poi posso assicurare che nessuno penserà alla Nuova Zelanda prima di aver giocato con la Georgia” ha proseguito Quesada, parlando poi dell’ultima sfida e ricordando il nefasto precedente dell’ultima Rugby World Cup: “L’ultima volta con gli All Blacks ci furono oltre 90 punti presi, ero allo stadio e fui sorpreso di vedere quel risultato. Un anno dopo arriviamo a questa partita con un gruppo di giocatori quasi uguale e quasi con lo stesso staff, e soprattutto abbiamo grande voglia di dimostrare che quello che si è visto in quella partita non è il vero volto di questa squadra”.
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I giocatori della Serie A Elite
A Gonzalo Quesada sono state poste poi alcune domande sulle convocazioni, in particolare quella di Giulio Bertaccini, che pur essendo un permit delle Zebre è comunque un giocatore del Valorugby, ed è molto raro che un ragazzo della Serie A Elite venga chiamato direttamente in Nazionale. Su questo aspetto, però, il tecnico è stato molto chiaro: “Il mio lavoro è selezionare i migliori giocatori italiani. Ovviamente quelli che giocano titolari tutti i weekend in Top 14, Premiership e nelle franchigie si possono confrontare ogni settimana col livello più alto possibile, ma la Serie A Elite resta un campionato importante per il movimento e di cui vedo tutte le partite, per cui posso dire quello che penso senza alcun problema: ci sono giocatori vicinissimi al livello delle franchigie e altri che sono lontanissimi ed è un miracolo che giochino in Serie A Elite, la verità è questa”.
“Ci sono tanti ragazzi che si allenano bene e giocano bene, prendiamo ad esempio Locatelli che non è stato chiamato perché abbiamo deciso di portare 6 terze linee, ma era il settimo della nostra lista Non guardo se uno gioca al Tolosa o al Valorugby: se vediamo che ha qualità lo chiamiamo. Marini è stato vicinissimo ad essere convocato per il tour estivo, poi con Bortolami abbiamo deciso potesse essere più utile fargli fare una pre-stagione completa col Benetton”.
La preparazione alle Autumn Nations Series
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici, Gonzalo Quesada ha posto l’attenzione su un aspetto fondamentale: “Sappiamo che tutti avranno analizzato quello che abbiamo fatto al Sei Nazioni, per questo dovremo inserire delle nuove strategia sia a livello difensivo che palla in mano. Dobbiamo fare delle cose che non abbiamo fatto prima. La prima tappa del nostro percorso è stata cambiare qualcosa nel sistema d’attacco e modificare la nostra uscita dai 22 sia al piede che palla in mano, ora dobbiamo proseguire. Tolone e Tolosa giocano tra loro domenica, così come Exeter e Harlequins, quindi saremo tutti insieme da lunedì. Da lì parleremo dei nostri obiettivi”.
Allenatori stranieri
A una domanda sull’importanza del rugby nelle scuole e su come “esportare” i propri allenatori all’estero – Cuttitta in passato in Scozia, ora Masi e Parisse a Tolone – Quesada ha risposto così: “Quasi tutti i paesi anglosassoni hanno il rugby nelle scuole, e questo permette di instaurare una certa cultura fin da subito, hanno delle infrastrutture scolastiche incredibili. L’Italia ha una piccola bolla del rugby ma è un Paese di sport incredibile, come hanno dimostrato le ultime Olimpiadi, la nostra missione è “rubare” un po’ di bambini agli altri sport. Ciò che possiamo fare è dare tutto con la Nazionale per ispirare questi bambini e convincere le loro mamme a farli giocare a rugby: magari torneranno a casa con la maglia un po’ più sporca rispetto agli sport indoor, ma ne varrà la pena. Il Sudafrica ha un campionato universitario in cui 80mila persone vanno allo stadio a vedere la finale. L’Italia purtroppo non è ancora vista come una realtà del rugby: vedo tanti allenatori di bassissimo livello che ottengono panchine solo perché sono sudafricani o neozelandesi. Gli argentini e ancora di più gli italiani devono provare le loro conoscenze molto più di chi è nato in un paese rugbisticamente più conosciuto”.
Francesco Palma
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