Giulio Bertaccini: “Menoncello e Brex sono unici. Sto imparando da loro, voglio farmi trovare pronto”

Le parole del potenziale esordiente degli Azzurri: dal suo ruolo in campo alla crescita stagione dopo stagione

Giulio Bertaccini: “Menoncello e Brex sono unici. Sto imparando da loro, voglio farmi trovare pronto” (Ph. FIR)

Ventiquattro anni ancora da compiere e la voglia di far parte in futuro in pianta stabile della nazionale italiana di rugby. Giulio Bertaccini, potenziale esordiente del gruppo di convocati di Gonzalo Quesada per le Autumn Nations Series 2024, sta prendendo sempre più contatto e confidenza con la realtà azzurra.

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Giulio Bertaccini: “Menoncello e Brex sono unici. Sto imparando, voglio farmi trovare pronto”

Intervenuto nell’appuntamento in videoconferenza con i media, il trequarti del Valorugby – che figura anche come permit player per le Zebre Parma – ha toccato diversi argomenti: dal suo ruolo in campo alla crescita stagione dopo stagione, passando per i suoi compagni di squadra e non solo.

Sul ruolo in campo: “Sono un centro e mi sento un centro. Ho giocato qualche volta da apertura, ma è stato tanto tempo fa. Da quando sono arrivato a Reggio Emilia ho sempre fatto o il primo o il secondo centro: sono gli spazi che gradisco. Primo o secondo centro fa poca differenza, forse preferisco essere un secondo centro se proprio fossi chiamato scegliere: in ogni caso occupare quella porzione di campo mi piace”.

Sulla concorrenza nel reparto, visto che davanti a lui ci sono da titolari praticamente inamovibili Menoncello e Brex: “E’ il mio primo raduno, sto entrando in punta di piedi in gruppo. Allenarsi con Menoncello e Brex è qualcosa di unico: il loro valore è incredibile e lo si è visto nell’ultimo anno. Brex in particolare mi sta aiutando, con lui mi fermo spesso a fine allenamento a fare degli esercizi-extra. Voglio impegnarmi per essere al massimo in tutto quello che facciamo”.

Il gruppo azzurro: “Tanti ragazzi li conoscevo già, altri li sto conoscendo in queste giornate. Cerco e cerchiamo tutti di instaurare un rapporto con gli altri. Si vede che c’è una bella unione e credo che questo in campo possa essere un valore aggiunto”.

Il punto di vista personale: “Far parte di questo giro di convocazioni per me è bellissimo. Se mi aspetto di esordire? Questo lo deciderà lo staff, io dovrò fare il massimo per farmi trovare pronto. Lo staff tecnico poi deciderà se sarò fra i 23 di una delle tre partite. So che non dipende solo da me, ma quello che posso controllare io cerco di farlo al meglio: in ogni caso l’obiettivo di vestire la prima maglia azzurra c’è”.

La trafila per arrivare in nazionale: “Passare dall’Under 20, che è un primo assaggio per arrivare al massimo livello del rugby internazionale, è stato molto utile: si gioca con i pari età e c’è un’intensità di gioco a cui alle volte non si è abituati. Giocare a Reggio Emilia? Ho avuto modo di imparare dai tecnici e dai giocatori più esperti di me che sono passati da noi, ne cito uno per tutti: Marcello Violi, che oggi fa l’allenatore, ci ha dato consigli preziosi. Ogni anno penso di essere migliorato sempre in qualche aspetto. Il Campionato Italiano forse non sarà di un livello tecnico altissimo, ma fisicamente è molto duro: è un campionato che mi ha fatto bene”.

Il riferimento internazionale: “Quando ero piccolo, uno dei miei idoli era Conrad Smith: un giocatore elusivo in attacco, che sbagliava poco e aveva sempre un rendimento alto; sapeva fare entrambe le fasi aiutando anche in difesa con una buona quantità e qualità di placcaggi. Oggi non ho un riferimento in particolare, ma mi piace guardare molto le partite per studiare tutti i giocatori che performano nel mio ruolo, così da capire come poter migliorare”.

Uno sguardo verso il futuro considerando che è l’unico giocatore tesserato per un club di Serie A Elite: “Nella stagione 2024-2025 continuerò ad alternarmi fra la Serie A Elite con Reggio Emilia e lo URC da permit player con le Zebre, poi a fine anno tireremo le somme. Sono contento di avere questa possibilità. Gli aspetti su cui lavorare? Vorrei migliorare il gioco al piede e tutti gli aspetti specifici di un centro moderno: la precisione nei passaggi, il decision-making e i placcaggi sullo spazio”.

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