L’arrivo del nuovo capo allenatore e di parte dello staff ha cambiato il volto dei Pumas, in particolare con la palla tra le mani
Il 27 ottobre 2023 Julian Montoya e Michael Cheika sono seduti al tavolo della sala delle conferenze dello Stade de France di Saint-Denis.
Hanno appena perso la finale per il terzo posto della Rugby World Cup, giocando forse la miglior partita di un torneo dove hanno raggiunto le semifinali più per una combinazione tra il sorteggio benevolo (girone con Cile, Giappone, Samoa e Inghilterra, quarto di finale con il Galles) e il valido tasso di talento trasversale alla squadra che non per il bel rugby mostrato.
Anzi, forse le partite che hanno coinvolto l’Argentina sono state tra le peggiori per un osservatore imparziale: una partita di autoscontri piena di errori e senza fantasia portata a casa per 9 punti contro Samoa, una confortevole quanto scontata vittoria nel derby sudamericano contro la cenerentola Cile, un 39-27 sul Giappone arrivato grazie alle qualità di Mateo Carreras ed Emiliano Boffelli per sigillare il passaggio del turno malgrado il passo falso all’esordio contro l’Inghilterra ridotta in 14 per tutta la gara.
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In quella conferenza stampa a Parigi, Cheika apre le porte a rimanere ancora a capo della selezione argentina. Sembra tutto fatto, ma quasi a sorpresa la federazione decide invece di rimanere sulla strada segnata, progettata due anni prima: è il momento di Felipe Contepomi.
Già assistente del tecnico australiano e designato successore alla guida dei Pumas, l’ex tecnico e giocatore del Leinster è un monumento del rugby argentino: è il secondo miglior marcatore di sempre della nazionale, ma anche nella top 10 dei giocatori con più presenze (87, 8°), con più mete (16, 9°), con più presenze da capitano (25, 6°).
Guida uno staff tecnico rinnovato solo in parte: rimangono al loro posto il tecnico della mischia ordinata Andres Bordoy e quello della rimessa laterale Juan Martin Fernandez Lobbe, arriva per assistere Felipe Contepomi nella fase offensiva il neozelandese Kendrick Lynn, ex giocatore e allenatore a Lione e poi membro dello staff degli Highlanders.
Nelle sei partite giocate dopo il mondiale, l’Argentina ha colto 3 vittorie e 3 sconfitte: ha prima vinto e poi perso con la Nuova Zelanda, prima perso e poi vinto con l’Australia, prima vinto e poi perso con il Sudafrica.
Innegabile la portata dei successi ottenuti, ottenendo una vittoria clamorosa in Nuova Zelanda e sorprendendo i campioni del mondo degli Springboks quando sembravano inarrestabili. Altrettanto innegabile è la natura da Dr. Jekyll e Mr. Hyde della squadra sudamericana, capace di sprofondare in abissi negativi come nel secondo match contro All Blacks e Sudafrica, quanto di reagire e ottenere risultati storici come nel caso del trionfo ottenuto sui Wallabies dopo essersi fatti beffare in casa propria nel primo dei due match del Rugby Championship.
Al di là dei risultati, Felipe Contepomi ha cambiato la faccia dell’Argentina. Insieme al suo staff ha trasformato una squadra forte, ma immersa in una melassa malinconica di aurea mediocritas in una moderna, divertente, entusiasmante. Con dei difetti, ma capace di tutto.
A Udine, dove la squadra è arrivata domenica per avviare la preparazione al test match contro l’Italia di sabato prossimo, i Pumas avviano una stagione autunnale che dovrà rispondere alle domande sulla capacità della squadra di proseguire sul sentiero tracciato in estate.
Un attacco al passo con i tempi
C’era una volta il rugby delle strutture offensive fisse: 1-3-3-1, 2-4-2, 1-3-2-2. Numeri atti a significare la distribuzione sulla larghezza del fronte offensivo dei giocatori di mischia, mentre i trequarti si muovevano sull’interezza del campo accanto a loro o alle loro spalle.
Un attacco che, seppur con una discreto numero di opzioni, finiva per proporre sempre le stesse variazioni sul tema alla difesa, permettendole di anticipare le situazioni, leggerle in anticipo e bloccare la manovra offensiva.
Per questo gli attacchi di oggi sono diventati più fluidi e meno ripetitivi, mostrando una varietà più grande di forme e distribuzione in campo dei giocatori e una capacità dei giocatori di adattarsi a una molteplicità di situazioni diverse.
Da quando Felipe Contepomi e Kendrick Lynn hanno preso in mano l’attacco dell’Argentina, i Pumas giocano un rugby ad alto ritmo, con strutture variabili, spostando tanto il pallone e con tante opzioni a disposizione del portatore della palla.
La forma più tipica e riconoscibile di questo attacco è quella che viene utilizzata nei multifase quando il pallone si trova nella parte centrale del campo, tra le due linee dei 15 metri.
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Quando invece la palla si trova sui lati del campo, dentro le due zone laterali delimitate dai 15 metri, l’Argentina torna verso il centro utilizzando con crescente frequenza un pod di avanti da 4 giocatori invece che da 3, un trend comune a molte squadre (Sudafrica, Irlanda, Italia).
L’obiettivo generale dell’attacco dell’Argentina è sfruttare le qualità tecniche, fisiche e atletiche delle terze linee (e delle seconde più mobili come Guido Petti) e trequarti di giocare nello spazio, basandosi sull’avere sempre un certo numero di opzioni a disposizione, a partire dall’unità base: la semplice forma di portatore-penetrante-asse dietro la schiena.
La manovra offensiva argentina punta a muovere sempre molto il pallone, anche in prima fase da lancio del gioco, ma adattandosi alle caratteristiche degli avversari: nella partita contro il Sudafrica, che propone una linea difensiva molto densa, hanno cercato di portare il più velocemente possibile la palla da un lato all’altro del campo; contro l’Australia e la Nuova Zelanda hanno spesso utilizzato i penetranti nella penultima zona laterale.
Una volta che attraverso le proprie intricate strutture offensive l’Argentina riesce ad andare oltre la linea difensiva, allora sono dolori: nel Rugby Championship il gioco oltre la difesa dei Pumas è stato eccellente, con grandi linee di sostegno, belle capacità di dare continuità diretta all’azione e un’ottima qualità nella lettura delle situazioni di gioco rotto nella fase successiva a un linebreak.
L’Argentina nel proprio campo
Malgrado abbia dimostrato di avere interiorizzato bene i sistemi offensivi proposti dal nuovo staff, l’Argentina è rimasta una squadra che nella propria metà campo vuole rischiare poco.
Durante il Rugby Championship 2024 i Pumas sono quasi sempre usciti nella maniera più rapida possibile dai propri 22 metri, calciando il più delle volte lungo e in campo, per non concedere un goloso lancio del gioco da rimessa laterale in zona offensiva, la prima fase statisticamente più pericolosa nel rugby di alto livello.
Il calcio in rimessa è ovviamente un risorsa nei casi disperati in cui ci si trova a dover gestire un possesso a ridosso della propria linea di meta.
Anche nella zona di campo tra i 22 metri difensivi e la metà campo l’Argentina gioca pochi palloni, preferendo uscire il più delle volte con l’ormai classico box kick del numero 9 operato dai lati del campo.
Tuttavia l’avversione al rischio nella propria metà campo non toglie che i Pumas non abbandonano l’idea di essere sempre pronti a sfruttare le occasioni che si presentano, in particolare in caso di possessi ricevuti nel proprio campo in conseguenza di un calcio degli avversari.
Avendo grande fiducia nelle qualità del triangolo arretrato, pieno di giocatori molto rapidi e capaci di battere l’avversario in uno conto uno, sono coscienti di poter fare la differenza nelle occasioni di transizione e di gioco rotto.
In particolare nella gara di Rugby Championship contro l’Australia hanno dimostrato che, se gli avversari abbassano il livello di attenzione o sono scomposti nella salita difensiva, i trequarti argentini non hanno paura di affidarsi al proprio talento e sono disposti a sfidare a viso aperto gli avversari fin dai propri 22 metri.
Una squadra che non si arrende
Al 13′ di Argentina-Sudafrica gli Springboks erano avanti 17-0, al 28′ di Argentina-Australia i Wallabies guidavano 20-3, al 34′ di Nuova Zelanda-Argentina gli All Blacks vincevano 20-8. I Pumas hanno vinto tutte e tre le partite risalendo la china da un inizio avverso contro compagini che sembravano fin lì più forti.
Quella di Contepomi è una squadra che certamente non si arrende e che non ha solo fiducia nei propri mezzi, ma quasi una fede cieca nella propria capacità di tornare nella partita anche quando sembra scivolarne fuori.
Nelle partite del Rugby Championship sono stati assistiti da una grande condizione atletica di tutta la rosa, che ha permesso alla albiceleste di emergere nei minuti finali delle frazioni di gioco. Nelle 6 gare giocate hanno segnato 83 punti complessivi negli ultimi 10′ del primo e del secondo tempo, contro gli 87 segnati negli altri sessanti minuti.
Una delle questioni centrali della loro tournée autunnale sarà se questa condizione atletica, che ha consentito loro di mantenere un ritmo indiavolato, li assisterà anche a novembre. Oggi siamo nel bel mezzo della stagione, la stragrande maggioranza dei giocatori convocati milita in Europa ed è stata ampiamente utilizzata nei quattro principali campionati e non c’è stata una preparazione apposita come in occasione del Rugby Championship.
In più l’Argentina dovrà confermare di riuscire a riproporre quanto visto ad agosto e settembre malgrado le numerosissime e influenti assenze in rosa: sono out i Carreras, Santiago e Mateo, che non sono parenti ma sono entrambi membri assai influenti della linea arretrata; Marcos Kremer è infortunato, Tomas Lavanini è stato lasciato a casa dopo aver recuperato da un problema alla caviglia che lo ha tenuto fuori per tutto ottobre; Facundo Isa ha annunciato a gennaio di essersi preso un anno sabbatico dal rugby internazionale; Emiliano Boffelli ha saltato tutta la scorsa stagione per infortunio e non tornerà in nazionale prima del 2025, così come il pilone ex Zebre Eduardo Bello; la stella del Tolosa Santiago Chocobares sta affrontando una riabilitazione; e alla fine di tutto questo elenco Pablo Matera deve scontare una squalifica che terminerà dopo la gara di Udine contro l’Italia.
Non mancano comunque i giocatori di valore, fra cui spiccano le nuove stelle del rugby argentino: Juan Martin Gonzalez Samso è una delle terze linee più forti del mondo con la palla in mano, Juan Cruz Mallìa è un giocatore infinitamente versatile che è stato chiave per i successi del Tolosa della scorsa stagione e dei Pumas in estate, Tomas Albornoz sembra aver infine completato la scalata alla maglia numero 10 della nazionale.
L’Italia affronta una squadra forte, con tanto talento e che gioca un rugby propositivo e colmo di insidie. E, se non bastasse, una squadra che in ogni caso non si arrende mai.
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