L’estremo degli Azzurri arriva al novembre internazionale carico e consapevole del suo processo di maturazione
L’inizio delle Autumn Nations Series si avvicina e uno dei giocatori più attesi della nazionale italiana è sicuramente Ange Capuozzo.
Il trequarti ala/estremo del Tolosa ha iniziato alla grande il campionato di Top 14 con 5 mete in 8 presenze e giocherà contro l’Argentina indossando la maglia numero 15.
Intervistato da La Repubblica, il venticinquenne talento nativo di Grenoble, ha offerto alcuni spunti sulle tre partite che attendono gli Azzurri e anche delle riflessioni sulla sua carriera personale.
Il programma autunnale dell’Italia è molto impegnativo. Le sfide che attendono la nazionale allenata da Gonzalo Quesada non sono affatto banali e Capuozzo lo sa bene.
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«I Pumas hanno appena battuto Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica; mai stati così forti. Coi Lelos georgiani è sempre durissima, e poi c’è una rivincita in gioco. Coi Neri è il massimo, per chi ama questo sport. Sarà un mese fondamentale per la nostra crescita: il trampolino di lancio per il prossimo Sei Nazioni. Noi stiamo evolvendo: abbiamo avuto poco tempo a disposizione, però stiamo provando delle novità. Questi 3 test saranno fondamentali proprio per testare tante cose diverse.Preparatevi a molte sorprese».
A livello individuale, il presente di Ange Capuozzo è diviso tra la maglia dell’Italia e quella del Tolosa, una squadra “galattica” in cui è riuscito a prendersi spazi notevoli.
«Sono reduce da 2 campionati a alto livello nel Top 14 francese (2 titoli e una Champions, ndr), poi tante partite incredibili con la maglia azzurra. Credo di essere più maturo nel gioco, intelligente. Ma sul campo da rugby è come essere a scuola, ogni giorno impari qualcosa di nuovo e puoi continuare a migliorare, se lo vuoi».
Lo stile di gioco che mette in campo è un mix tra velocità ed estro. Poco più di 70 kg e una grinta da vendere.
«Sono fisicamente “normale”, diciamo così: e allora? Il rugby è per tutti. Punto a impormi sulla velocità: soprattutto sull’anticipo, che a livello internazionale è sempre più importante. Però in questo sport l’impatto fisico resta fondamentale: c’è bisogno di muscoli, l’Italia ne ha. Una squadra con 15 Ange non funzionerebbe».
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