A Torino il mediano di mischia ha inserito un messaggio politico all’inizio della danza, in riferimento alle grandi manifestazioni di protesta che si stanno svolgendo nel paese
Era la sua ultima haka, era la sua ultima presenza con la maglia nera degli All Blacks. Ma nel momento di mettersi al centro del palcoscenico e di guidare la danza maori sul prato dello Juventus Stadium di Torino, TJ Perenara non ne ha fatto una questione personale. Anzi, per primi sono venuti gli altri.
Toitū te tiriti o Waitangi, ha detto il mediano di mischia nella lunga introduzione vocale alla Ka mate. Onorate il trattato di Waitangi, una frase rivolta a casa in supporto alle grandi manifestazioni di protesta che hanno invaso le strade di Wellington nella settimana precedente alla partita.
Da qualche settimana in Nuova Zelanda ci sono proteste e manifestazioni per la proposta di legge che tra poco dovrebbe essere al vaglio del parlamento per la riforma del trattato di Waitangi, un documento del 1840 che è uno dei documenti fondamentali del paese e dal quale vengono fatti scaturire alcuni diritti della popolazione maori.
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Un partito minore del governo di orientamento conservatore, guidato da David Seymour, ha avanzato una proposta di riforma sostenendo una maggiore uguaglianza tra tutte le componenti della popolazione neozelandese. Secondo i critici del disegno di legge, la riforma eroderebbe i diritti della popolazione maori, già di per sé spesso in condizioni di svantaggio nel paese.
La discussione sul progetto di riforma aveva fatto parlare di sé a livello mondiale quando negli scorsi giorni una deputata maori del Parlamento neozelandese aveva intonato la haka Ka mate durante una seduta, strappando in mille pezzi il testo della riforma.
Dopo che martedì 19 novembre oltre 40mila persone, maori e non, sono scese in strada a Wellington per protestare contro il progetto di riforma (che non è peraltro sostenuto dalla maggioranza di governo stessa), TJ Perenara ha dato il proprio contributo di fronte ad altre 40mila persone, allo stadio di Torino, in diretta televisiva mondiale.
“Poter guidare la haka è sempre speciale – ha detto il giocatore – Ma poterla guidare questa sera lo è in particolare, per poter mostrare l’unità della nostra gente a casa. Penso che abbiamo tutto visto le persone coinvolte nell’hikoi (nove giorni di marcia per raggiungere la protesta di martedì scorso). L’unione che il paese ha mostrato. Per noi essere in grado di rappresentare l’unificazione della nostra gente, di tutta la nostra gente, è qualcosa di veramente importante. Per noi e per me.”
Il capitano degli All Blacks Scott Barrett ha detto di aver sostenuto l’iniziativa di Perenara: “I leader della haka hanno sempre l’opportunità di mandare un messaggio. TJ ha annunciato che avrebbe mandato un messaggio di unità e lo ha fatto.”
In Nuova Zelanda l’azione di Perenara ha fatto rumore. Ci sono stati messaggi di appoggio quanti altrettanti di polemica nei suoi confronti, come spesso accade quando politica e sport si fondono insieme. La storia degli All Blacks, però, insegna che indossare la maglia nera rappresenta anche la possibilità di far arrivare messaggi importanti: lo stesso TJ Perenara nel 2019 portava sulla fasciatura sul polso la scritta Ihumātao, per sostenere le proteste contro l’edificazione di alcuni territori sacri per la popolazione maori; nel 1995 Josh Kronfeld portava sul caschetto la scritta nuclear free, contro i test nucleari nel Pacifico; all’inizio degli anni Ottanta il capitano degli All Blacks Graham Mourie rinunciò al tour della squadra nel Sudafrica dell’apartheid dopo la mobilitazione della società civile neozelandese per impedire la tournée.
La haka guidata da TJ Perenara a Torino
Intorno al minuto 0:40 si distinguono chiaramente le parole di TJ Perenara: Toitū te tiriti o Waitangi
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