Sta per finire un intenso anno di rugby internazionale, ecco ome se la passano le “vicine” nel ranking degli Azzurri
In attesa della partita tra Irlanda e Australia che sabato 30 novembre concluderà definitivamente la finestra autunnale, è già possibile tracciare un bilancio di quello che è successo nel 2024.
L’Italia attualmente è al decimo posto del ranking di World Rugby, una posizione che colloca gli Azzurri a metà tra il “solotto buono” delle migliori dieci al mondo e il vasto panorama delle Tier 2.
Il podio è composto da Sudafrica, Irlanda e Nuova Zelanda, tre squadre che hanno mantenuto un certo feeling con la vittoria. Gli Springboks hanno perso solo due volte, per di più di un punto contro Irlanda e Argentina, e si trovano ancora perfettamente a loro agio nel ruolo di regina di Ovalia.
Al terzetto vanno aggiunte la Francia e l’Argentina, capaci di alternare splendidi risultati a sconfitte più nette. I Bleus in particolar modo sembrano essere la squadra capace più di ogni altra di alzare il suo livello quando tutti tasselli del mosaico sono al proprio posto.
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Dal sesto al decimo posto del ranking: equilibrio e discontinuità
Il quintetto sopra citato forse non è così alla portata per la nazionale italiana, ma tutto ciò che sta sotto questo pool di corrazzate merita molta attenzione.
A partire dalla Scozia, sesta, e protagonista di un novembre convincente. Gli uomini di Gregor Townsend hanno finito il Sei Nazioni al quarto posto, frutto di due vittorie con Inghilterra e Galles e tre sconfitte di misura con Francia, Italia e Irlanda. Difficile dare troppa enfasi al Tour estivo: le quattro affermazioni con USA, Canada, Uruguay e Cile sono state troppo facili per rappresentare un banco di prova realistico. Lo staff scozzese però ha lavorato sulla profondità e a novembre, fatta eccezione per la sconfitta con il Sudafrica, sono arrivate altri tre successi con Fiji, Portogallo e Australia che collocano i Dark Blues in una posizione di tutto rispetto, con prospettive interessanti per il 2025.
L’Inghilterra invece sta vivendo un momento interlocutorio, in bilico tra le delusione per le sette sconfitte in dodici partite e l’ottimismo per uno stile di gioco che sta trovando la sua identità sotto la guida di Steve Borthwick. Il Sei Nazioni 2025 diventa una verifica importante per Borthwick stesso, che a novembre ha dovuto digerire i passi falsi con All Blacks, Australia e Sudafrica, tutte sfide ad alta tensione in cui si sono visti sprazzi di grande rugby e altrettante amnesie.
In ottava e nona posizione stazionano rispettivamente l’Australia e le Fiji, due squadre discontinue, ma con grandi potenzialità. Le Fiji sono ancora capaci di tutto, anche di arrivare a Edimburgo e prendere una sonora batosta a inizio novembre per poi andare al Principality e vincere in 14. Restano la compagine isolana più competitiva, capace quando è in forma, di mettere in difficoltà più o meno tutte le squadre dal sesto al decimo posto.
I Wallabies più di ogni altra nazionale, sono quelli che devono alzare rapidamente il proprio livello di performance. Le vittorie di luglio con il Galles e la Georgia hanno restituito il sorriso dopo che il breve mandato di Eddie Jones aveva lasciato l’amaro in bocca a tutto l’ambiente. Poi è arrivato un Rugby Championship concluso all’ultima piazza e un novembre internazionale ancora da finire, ma comunque arricchito dalle vittorie contro l’Inghilterra e il Galles. Sotto la cura di Joe Schmidt il pack australiano ha ripreso quota e, grazie ad alcuni talenti come Joseph-Aukuso Sua’ali’i, la capacità offensiva è migliorata progressivamente.
Il tonfo del Galles e le Tier 2 più forti
Sotto le prime 10 ecco il Galles. Warren Gatland è al centro di un progetto tecnico messo in crisi da un’emorragia di risultati che getta nubi oscure sul suo futuro. In 13 partite i Dragoni non hanno mai vinto, ma soprattutto hanno evidenziato una concreta difficoltà nel produrre pericoli. Anche se il processo di rinnovamento è ancora in corso, le sconfitte di novembre con le Fiji, l’Australia e il Sudafrica hanno semplicemente confermato la distanza fra il Galles e le migliori del mondo.
Il terzetto composto da Georgia, Samoa e Giappone interessa l’Italia da vicino. I Lelos sono un osso duro per tutti e battono regolarmente chi sta sotto di loro nel ranking. Nel 2024, oltre alla ormai consueta vittoria finale nel Rugby Europe Championship, si sono presi lo scalpo di Giappone e Tonga, perdendo di misura con l’Italia e giocando abbastanza alla pari con le Fiji e l’Australia in estate. Sulla scia di tutto ciò, il CT Richard Cockerill ha chiesto apertamente nuove opportunità per accellerare la crescita della sua squadra.
Samoa è uscita bene dalla Pacific Nations Cup dove ha concluso il suo torneo in terza posizione. Prima della kermesse era riuscita a battere l’Italia nel primo test estivo, replicando con la Spagna, Tonga e gli USA a fine settembre. Il blocco di giocatori è più che buono, anche se forse ancora insufficiente per cambiare la leadership di area imposta dalle Fiji.
Il Giappone invece non ha ancora ricevuto grande beneficio dal ritorno di Eddie Jones. I Brave Blossoms si sono dimostrati competitivi con Samoa, Canada, USA e Uruguay (le uniche squadre battute nel 2024) per poi subire pesantemente quando il confronto li ha messi davanti a squadre ben più consistenti, Italia compresa e vincente a Sapporo in estate per 14 a 42. Sta di fatto che il Giappone non vince con uno scontro diretto con una tier 1 da 5 anni ovvero dalla Rugby World cup giocata in casa quando sconfisse la Scozia per 28 a 21.
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Dal quindicesimo posto in giù
In questa parte del ranking sorprendono gli USA, reduci da un’estate non troppo brillante e poi artefici di un autunno perfetto. Le Aquile a novembre hanno battuto il Portogallo, le Tonga e la Spagna, assestandosi subito sotto alle Samoa.
Il Portogallo continua ad essere la principale antagonista della Georgia nel Rugby Europe Premiership, concluso al secondo posto anche nel 2024. I Lobos sono stati coinvolti successivamente in due test con le Tier 1 Sudafrica e Scozia, dove hanno messo in mostra il loro classico rugby arioso, per poi finire sconfitti senza appello dai quotati rivali.
L’Uruguay ha passato un anno poco soddisfacente in termini di risultati. La vittoria con la Romania di sabato 23 novembre ha parzialmente cancellato le delusioni per le debacle autunnali contro Giappone e Spagna, precedute dalle sconfitte senza appello con Francia, Argentina e Scozia dell’estate scorsa.
Le ultime tre realtà della Top 20 vedono la Spagna primeggiare su Tonga e Romania, rispettivamente in diciannovesima e ventesima posizione. Gli iberici stanno crescendo e lo dimostra il fatto che hanno superato anche squadre piùin alto nel ranking, come l’Uruguay, combattendo poi punto a punto contro Fiji, Samoa, Portogallo e USA, tutte partite in cui hanno perso, pur rimanendo in gara fino all’ultimo.
Tonga si sta allontanando dalle parti più nobili della classifica a causa del deficit di vittorie. Con una vittoria in nove partite a discapito del Canada è la peggiore del terzetto isolano. La Romania, uscita molto male dalla Rugby World Cup 2023, ha terminato in terza posizione il Rugby Europe Premiership. Un segnale di ripresa che ha avuto seguito tra luglio e novembre, quando la squadra allenata dal francese David Gerard è riuscita a superare gli USA, Tonga e il Canada per ben due volte.
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