Il tecnico è consapevole che in Coppa non si potrà replicare quanto visto in Scozia, men che meno contro il primo avversario, il Clermont
Dopo più di quattro anni di assenza il Benetton Rugby torna a giocare in Champions Cup, la coppa europea più prestigiosa del mondo ovale. I biancoverdi esordiranno sabato 7 dicembre allo stadio Marcel Michelin, nella tana del Clermont.
Un avversario davvero di alto livello, come confermato dalla sua attuale posizione in Top14, uno dei campionati più difficili al mondo: dopo undici giornate il Clermont è terzo, alle spalle solamente delle due squadre finaliste della scorsa stagione, il Tolosa e il Bordeaux-Bègles.
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Un grande avversario che arriva dopo una cocente delusione. Al suo ritorno in campo dopo la pausa per la finestra internazionale, il Benetton lo scorso weekend contro Edimburgo ha mostrato una brutta versione di sé. E se è pur vero che nel secondo tempo c’è stata un’importante reazione, questa è arrivata dopo un primo tempo davvero negativo, in cui poco o nulla ha funzionato e con gli scozzesi che erano già volati a +35 punti.
Marco Bortolami: “Arrabbiato dopo Edimburgo, in Champions Cup ci sarà da lottare all’ultimo sangue”
Intervistato da la Tribuna di Treviso, l’head coach del Benetton Marco Bortolami ha dato una strigliata ai suoi, consapevole che con un primo tempo come quello visto a Edimburgo in Europa non si va da nessuna parte, men che meno in Champions Cup.
“La sconfitta in Scozia mi ha fatto arrabbiare, quando eravamo disperati abbiamo mostrato il nostro meglio, mentre nel primo tempo non avevamo la consapevolezza di riuscire ad eseguire ciò che serviva. Anche in Francia dovremo andare con personalità, servirà sapere che la partita sarà molto dura”.
“Per questo ho detto al gruppo dei leader, nel quale a buon diritto ora fa parte anche Creevy, di mostrare personalità. A Edimburgo è stata una lezione dolorosa, ma la medicina migliore è giocare”.
A proposito delle recenti difficoltà del Benetton, in particolare nel gioco offensivo, così si è espresso il tecnico: “La pressione deriva spesso dal cercare una via troppo complicata invece di avere pazienza. Talvolta forziamo le scelte, ma abbiamo tre mediani diversi: Albornoz è uno istintivo, Umaga cerca sempre l’opzione, Marin è in sviluppo. E in squadra esistono tante identità e background differenti, che si evidenziano sotto pressione”.
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Ora però bisogna rivolgere l’attenzione solamente alla prossima partita, consapevoli di essere stati inseriti in un girone difficile: “In Champions Cup saranno quattro gare all’ultimo sangue, sono tutte delle finali. Clermont è tra i campi più ostici in Europa: sono quelli che fanno più punti in casa nel Top14”.
“Però se vogliamo far crescere il rugby italiano sono queste le partite da giocare. Il gap c’è ma non deve impedire di metterci in gioco quando questo si fa duro. Quand’ero a Gloucester dissi: mi piacerebbe giocare in nazionale come l’Inghilterra a Twickenham, con 80mila spettatori. Nel 2012 ci riuscimmo a Roma, proprio contro gli inglesi. E allora la nostra vera vittoria sarà un giorno vedere Monigo pieno di 20mila tifosi”, ha concluso Marco Bortolami.
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