La scelta del terza linea dei Dragons: “È come avere una coltello piantato nel dito, non riuscivo nemmeno a vestirmi”
Una scelta coraggiosa, ma come la spiega lo stesso Shane Lewis-Hughes, inevitabile: farsi amputare il dito anulare per non avere più dolore dopo 8 anni di calvario, causati da un infortunio nel 2016 che negli anni è sempre più peggiorato fino a rendergli la vita impossibile.
La scelta di Lewis-Hughes
Il terza linea gallese, 27 anni, 3 presenze in Nazionale e una lunga carriera a Cardiff prima di arrivare quest’anno ai Dragons, aveva subito un infortunio al dito 8 anni fa che aveva lasciato degli strascichi dolorosi, peggiorati col tempo: “Ci convivo dal 2016, all’inizio era un po’ doloroso ma non influiva sul rugby, poi nel 2020 il dolore ha iniziato a peggiorare. Quando nel 2021 mi sono operato alla spalla ho deciso di operarmi anche al dito con un intervento di fusione delle articolazioni (spesso utilizzato in chi soffre di artrite, ndr), ma il dolore è peggiorato ancora di più limitando il movimento della mano. Non riesco a fare un pugno né a piegare il dito completamente” ha raccontato al sito ufficiale dei Dragons.
“A un certo punto il dolore ha iniziato a influenzare anche le cose quotidiane. Avevo dolore anche mentre aprivo un armadio o mi vestivo. Il dolore era diventato insopportabile”. A quel punto, la scelta di amputare il dito era diventata inevitabile.
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Considerando che la stagione con i Dragons era iniziata molto bene – 7 partite su 7 da titolare e ottime prestazioni – Lewis-Hughes aveva programmato l’intervento alla fine del campionato ma il dolore è ulteriormente peggiorato: “Il piano era di amputare il dito alla fine della stagione, se fossi riuscito a tirare avanti fino a quel momento. Durante la partita contro Connacht (26 ottobre) il dolore però è diventato davvero, davvero insopportabile” ha detto.
“È come avere un coltello piantato nel dito” ha aggiunto Lewis-Hughes: “Una scossa elettrica con aghi e spilli che finivano per percorrere tutto il mio braccio. Non riuscivo più a dormire”.
I tempi di recupero dopo l’intervento sono abbastanza brevi: in 3 o 4 settimane il terza linea gallese potrebbe già ritornare in campo. L’idea di avere un dito in meno non lo spaventa minimamente, anzi, Lewis-Hughes è felicissimo all’idea di non dover più sentire quel dolore: “Avrà un impatto enorme sulla mia vita. Non sentirò più dolore, potrò fare il mio lavoro correttamente, non dovrò più preoccuparmi di urtarlo o sbatterci contro” ha aggiunto.
La scelta è stata inevitabile anche per motivi medici, ha concluso il gallese: “Mi è stato detto che se non avessi amputato il dito avrei dovuto smettere di giocare a rugby, perché se avesse continuato a infettarsi avrei rischiato di perdere tutta la meno e forse anche il braccio. La buona notizia, parlando con i chirurghi e in base ai consigli ricevuti, è che una volta amputato il dito, non perderò forza nella mano”.
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