Il greatest hits della palla ovale italiana in un anno dove è successo davvero di tutto
Per il rugby italiano il 2024 è stato un anno che sembra un lustro.
Pensateci: non sono ancora passati dodici mesi da quando Gonzalo Quesada è diventato l’allenatore della nazionale maggiore maschile. E in questo lasso di tempo che nella vita quotidiana ci è sembrato passare come un lampo, nel mondo della palla ovale c’è stato il miglior Sei Nazioni di sempre degli Azzurri, l’inattesa sconfitta a Samoa e il riscatto contro il Giappone, la batosta contro l’Argentina e lo Juventus Stadium traboccante di tifosi ululanti e orgogliosi per la partita contro gli All Blacks.
Tutto questo solo per rimanere alla nazionale maggiore maschile. Quella femminile ha giocato un Sei Nazioni con più ombre che luci, un WXV che ha proseguito sulla stessa scia, e alla fine dell’anno la federazione ha deciso di cambiare il capo allenatore a 9 mesi dalla prossima Coppa del Mondo.
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La nazionale U20 maschile ha raccolto meno successi che negli anni passati, ma ha ottenuto anche quest’anno due risultati storici battendo la Francia in trasferta e l’Australia al mondiale giovanile. La U20 femminile ha centrato 3 vittorie su 3 incontri nelle prime Summer Series femminili giocate a Parma lo scorso luglio, lasciando a becco asciutto Scozia, Galles e Irlanda e dando grandi speranze per il futuro della nazionale.
In tutto questo ci sono alcuni singoli momenti che rimarranno a marcare il 2024 del rugby azzurro, contrassegnando i momenti migliori di questo anno enorme, densissimo, infinito.
Cinque momenti indimenticabili del rugby azzurro nel 2024
Brex, Lynagh e Varney stendono la Scozia
L’Italia del Sei Nazioni 2024 è stata la migliore di sempre in termini di risultati nel Torneo, ma è stata anche in maniera più immediata e semplice un vero e proprio godimento da seguire per tutti i tifosi azzurri.
Dopo aver dato speranza con una prestazione ambiziosa contro l’Inghilterra, aver subito un passivo pesante ma con momenti di rara solidità in Irlanda, il maledetto pallone che cade dal tee era stato l’unico ostacolo che aveva impedito alla squadra di ottenere una vittoria memorabile alla terza giornata della competizione contro la Francia.
Per rendere il Torneo speciale si doveva compiere un’altra impresa. La data è il 9 marzo, l’avversario la Scozia, il luogo lo Stadio Olimpico di Roma. Gli avversari partono molto forte, ma gli Azzurri mitigano la tempesta e, con il passare del tempo, sgretolano le resistenze avversarie come un torrente di montagna.
Nacho Brex mette il primo tarlo nella mente degli scozzesi raccogliendo un calcetto di Martin Page-Relo su una giocata brillantemente studiata dallo staff. Paolo Garbisi e ancora Page-Relo tengono attaccata la squadra alla gara con i punti al piede. Poi nella ripresa arrivano le mete di Lynagh e Varney che portano davanti gli Azzurri, Garbisi sigilla il tutto dalla piazzola redimendosi dall’errore di Lille, la difesa si esalta nel finale con Michele Lamaro che tocca quota 26 placcaggi.
Finisce 31-29: è un’apoteosi. Un giorno indimenticabile per il rugby italiano.
La meta di Lorenzo Pani a Cardiff
Una settimana dopo l’impresa di Roma, l’Italia va a Cardiff con la certezza di essere migliore di un Galles sbilenco. Dopo aver cannato la gara in casa nel 2023, nel 2024 non si può sbagliare di nuovo al Millennium Stadium.
E gli Azzurri offrono una prova di maturità mai vista prima da una squadra italiana. Per 78 minuti l’Italia è padrona del campo e al minuto 45 crea il suo piccolo capolavoro: rimessa laterale sui propri 10 metri, finto drive con palla a Giacomo Nicotera che trasmette ai trequarti, permettendo al mediano di mischia di andare a creare superiorità numerica al largo; Menoncello e Varney combinano, Brex si esibisce nella specialità della casa con un pull back pass a ridosso della difesa, Garbisi mette Ioane nel buco.
L’ala azzurra serve Lorenzo Pani all’altezza dei 10 metri avversari. Il giovane estremo delle Zebre sta sostituendo Ange Capuozzo dopo aver giocato ala contro Inghilterra e Irlanda, è la sua ottava presenza internazionale e il momento in cui emerge tutta la sua personalità: giocando sugli appoggi riesce a mandare al bar Josh Adams, ultimo difensore gallese, ed eludere il ritorno di Rio Dyer, più veloce. Poi resiste all’estremo tentativo di placcaggio di Nick Tompkins.
Una meta eccezionale che ha meritatamente vinto il premio di miglior meta del Sei Nazioni e che avrebbe potuto tranquillamente vincere anche quello di meta più bella dell’anno ai World Rugby Awards, se il voto online non fosse così dipendente dalle dinamiche del tifo.
Tommaso Menoncello vince il premio di Miglior giocatore del Sei Nazioni
Alla fine dell’eccezionale Sei Nazioni giocato dall’Italia, Tommaso Menoncello viene premiato come miglior giocatore del Torneo.
Succede ad Antoine Dupont ed è il secondo italiano della storia a conquistare il premio dopo Andrea Masi, che lo vinse nel 2011.
Un premio meritato per il talento classe 2002 che nel 2024 è passato dall’essere una delle principali next big things del rugby internazionale ad essere un protagonista assoluto. Dopo aver saltato la RWC 2023 per infortunio, il suo ritorno sul palcoscenico è stato davvero roboante sia col club che con la nazionale e oggi è un giocatore davvero insostituibile per l’Italia.
Quesada lo ha fatto giocare come titolare in tutte le 11 partite giocate in stagione e lui lo ha ricompensato con prestazioni continuativamente di alto livello. Anche quando l’Italia non è stata particolarmente brillante, come in autunno, il numero 12 ha sempre mostrato di aver un motore diverso: un attaccante che rifiuta di farsi placcare, un distributore automatico di legnate in difesa e un rubapalloni eccezionale.
La prima vittoria in Irlanda della nazionale femminile
Il 2024 non è stato un anno esaltante per la nazionale femminile. Al di là di risultati solo leggermente sotto le aspettative, lo sviluppo della squadra allenata fino a poche settimane fa da Nanni Raineri è sembrato essersi bloccato, avviluppato su sé stesso.
Il WXV, pur chiuso con due successi su tre gare, ha certificato una involuzione nel gioco offensivo di un’Italia che è stata capace di ancorarsi solo a una straordinaria difesa, eseguita alla grande dal punto di vista tecnico, attitudinale ed emozionale.
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Eppure c’è stato un grande momento brillante nel 2024 delle Azzurre: il 31 marzo hanno espugnato Dublino, casa dell’Irlanda, ottenendo una vittoria storica contro avversarie che in passato avevano saputo trovare il modo per vincere anche quando l’Italia era netta favorita.
A impreziosire la vittoria, poi, il fatto che l’Irlanda abbia finito il Torneo al terzo posto battendo Scozia e Galles, a testimonianza del valore delle avversarie.
Oltre alla bella meta di Muzzo con una combinazione della linea arretrata, il momento indelebile della partita arriva al minuto 82: sul 27-21, dopo una strenua difesa con le unghie e con i denti della propria linea di meta, Beatrice Veronese si avventa sull’ovale rimasto scoperto in una ruck, lo strappa alle grinfie avversarie e Sofia Stefan può calciare l’ovale oltre la linea di pallone morto.
Sergio Parisse nella Hall of Fame di World Rugby
È stato celebrato fin troppo poco il traguardo più che meritato raggiunto alla fine di quest’anno da Sergio Parisse, il miglior giocatore di sempre della nazionale italiana di rugby, entrato a far parte della Hall of Fame di World Rugby.
Un momento importante che ha coronato ovviamente la grandissima carriera e la statura assoluta di un giocatore monumento, ma che ha anche indirettamente dato lustro al rugby italiano, che lo ha avuto come suo simbolo e portacolori per più di 15 anni.
Sergio Parisse, un giocatore italiano, è stato uno dei più forti a calcare i campi in questo millennio. E per noi è stato un piacere applaudirlo con la maglia azzurra, ma anche con il biancoverde del Benetton, il rosa dello Stade Français, il rossonero del Tolone. Ora è entrato nel novero di chi ha lasciato un segno sul gioco, primo italiano nella sala d’onore del rugby internazionale: giù il cappello, e grazie per quello che ci ha regalato.
Lorenzo Calamai
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