Il pagellone del 2024: top e flop di un anno di rugby (parte 1)

Prima di lasciarci alle spalle il 2024 abbiamo provato a riassumere un anno di rugby dando i voti a quanto è successo

Il pagellone del 2024: top e flop di un anno di rugby (parte 1)

Fine anno è sempre tempo di bilanci. Prima di lasciarci alle spalle il 2024 la redazione di Onrugby ha provato a riassumere un anno di rugby dando un voto a nazionali, club, coach e in più in generale a quanto di significativo è successo in questi 365 giorni.

Due articoli per fotografare conferme, delusioni, sorprese del panorama ovale 2024. Naturalmente non potevamo aprire se non con la valutazione dell’annata degli Azzurri.

Leggi anche: Il pagellone del 2024: top e flop di un anno di rugby (parte 2)

Italia – voto 7.5

Il miglior Sei Nazioni della storia dell’Italia basterebbe e avanzerebbe a giustificare il voto più che positivo. Il bilancio complessivo del 2024 (5 vittorie, un pareggio e 5 sconfitte) rende ulteriormente giustizia a una squadra forse mai così competitiva nel lungo periodo, almeno da quando è entrata nel Sei Nazioni. Proprio tra febbraio e marzo si è vista l’Italia migliore: a pochi centimetri dall’impresa in Francia (e un pari comunque mai ottenuto contro i Bleus in trasferta), partita meravigliosa contro la Scozia e dominio totale in quel di Cardiff, a casa del Galles. Il voto avrebbe potuto essere anche più alto: lo abbassano la sconfitta di Apia contro le Samoa (comprensibile dopo la stanchezza dovuta a una stagione lunghissima e a un viaggio altrettanto probante) e il secondo tempo con l’Argentina, meno giustificabile. Con la Georgia si doveva vincere e si è vinto, pur con qualche patema di troppo (ma, riguardando la partita a mente fredda, dominando) e con gli All Blacks gli Azzurri hanno cancellato dalla memoria – loro e dei tifosi – la disfatta di Lione con un match memorabile. Certo, confermare un anno così sarà difficile, ma intanto è giusto godersi quanto fatto dagli Azzurri fino ad ora.

Spagna – voto 7

Forse è passata sotto traccia, ma che stagione ha fatto la Spagna? Dopo le due esclusioni consecutive dalla Rugby World Cup a qualificazione già conquistata, il movimento iberico sembrava davvero al capolinea. Quasi impossibile riprendersi dopo una batosta del genere e dopo tutta la fatica fatta per qualificarsi due volte ai Mondiali senza poi andarci. Invece, la Spagna del 2024 è diventata sempre più competitiva partita dopo partita: discreta nel Rugby Europe Championship (terza dopo aver battuto la Romania e battuta solo da Georgia e Portogallo) strepitosa in estate (sconfitta di misura in casa delle Samoa, e poi vittoriosa a Tonga) e ulteriormente competitiva a novembre, quando ha battuto nettamente l’Uruguay e ha messo in crisi le Fiji per 60 minuti. L’unico neo, forse, è rappresentato dall’ultima partita, persa 26-23 contro gli Stati Uniti, ma quello della Spagna rimane un ottimo anno.

La gestione delle regole – voto 3

Il rugby di alto livello nel 2024 si è giocato con 3 regolamenti diversi. Il Sei Nazioni 2024 è cominciato con il regolamento “standard” che abbiamo visto fino alla Rugby World Cup 2023, poi dal 1° luglio è successo il finimondo: 3 nuove regole da subito (fuorigioco nel gioco al piede, eliminazione della mischia dopo il calcio libero e croc roll, quest’ultimo sacrosanto) e altre 6 in sperimentazione al Mondiale Under 20, alla Pacific Nations Cup e al WXV. Tutto finito? Macché. A sorpresa, a 15 giorni dalle Autumn Nations Series World Rugby decide di usare alcune delle regole della sperimentazione – non tutte – anche nei test match autunnali. In pratica, 3 regolamenti diversi in un anno. Inoltre, non è ancora chiaro cosa sarà del cartellino rosso da 20 minuti, prima dato per certo e poi rimesso in discussione nell’ultima riunione del Consiglio.

Ilona Maher – voto 8

Il 2024 è stato l’anno della definitiva affermazione di Ilona Maher a icona del rugby globale. Con 4,7 milioni di followers su Instagram, Maher incenerisce i colleghi più in vista come Antoine Dupont e Siya Kolisi dal punto di vista della notorietà. In campo ha colto un successo storico come la medaglia di bronzo alle Olimpiadi con la maglia degli Stati Uniti, fuori ha posato per la copertina di Sports Illustrated, è ha proseguito la propria campagna a favore della body positivity, ha partecipato all’edizione statunitense di Ballando con le stelle ed è stata inserita da Forbes nella lista dei 30 under 30. Nel 2025 passerà al rugby a XV giocando nelle Bristol Bears nel massimo campionato inglese, mossa che già da sola ha comportato lo spostamento della prima partita in cui comparirà in uno stadio più grande per permettere di rispondere alle richieste della biglietteria. Nella palla ovale del 2024 nessuno più di lei ha avuto il potere di muovere l’attenzione del pubblico, dentro e fuori dal campo.

Galles – voto 2

Un disastro, non ci sono altre parole: 11 sconfitte in 11 partite, e possiamo anche aggiungere la clamorosa figuraccia rischiata contro i Reds – che giocavano senza i nazionali – nell’amichevole disputata in Australia e vinta di un solo punto. Il dato peggiore, però, riguarda le partite in casa. Un tempo si diceva che a Cardiff non si poteva vincere, al massimo potevi fare più punti del Galles. Adesso invece gli avversari fanno come se fossero a casa propria. Al Millennium (o Principality, che dir si voglia) i gallesi sono stati dominati dalla Scozia (nonostante il black-out finale), dominati dall’Italia, battuti dalle Fiji, umiliati dall’Australia, e del Sudafrica neanche a parlarne. Come se non bastasse, non si può non citare l’ennesimo scandalo che ha coinvolto i vertici federali dopo il presunto ricatto alle ragazze della Nazionale femminile (“o accettate il contratto così com’è o non vi convochiamo più”) che ha suscitato l’indignazione anche della politica gallese, con il ministro dello sport Jack Sargeant in prima linea al fianco delle ragazze. Niente da salvare.

Andrea Piardi – voto 9

Il simbolo della classe arbitrale italiana. Nel 2024 ha finalizzato un lavoro individuale lungo e meticoloso, in cui la progressione delle designazioni è diventata ben presto una scalata verso l’élite arbitrale mondiale. Andrea Piardi è stato designato come direttore di gara per Irlanda-Galles del febbraio 2024, diventando il primo fischietto italiano a dirigere una partita del Sei Nazioni. A settembre è riuscito a tagliare un altro grande traguardo, diventando anche il primo italiano ad arbitrare gli All Blacks nel match del Rugby Championship tra Nuova Zelanda e Argentina. L’escalation di Piardi, classe 1992 e internazionale dal 2019, è anche la chiusura di un cerchio che lo ha visto esordire nel Campionato di Eccellenza 2016-17 e in URC nel febbraio del 2019, campionato in cui ha già diretto due finali, compresa proprio quella del 2024. Insieme a lui è doveroso segnalare anche Gianluca Gnecchi e tutti gli altri arbitri che stanno facendo passi importanti nelle maggiori competizioni internazionali.

Stade Toulousain – voto 10

Il 2024 è l’anno perfetto per i rossoneri che come nel 1996 e nel 2021 portano a casa “le double”, vittoria nel Top14 e vittoria nella Champions Cup. Tradizione, cultura rugbistica, legame con la città, capacità di attrarre e affascinare gli appassionati della palla ovale non solo della Francia, il Tolosa è questo e molto altro. Il club della Garonna ha vinto 23 volte lo “Scudo di Brenno”, 6 il massimo trofeo continentale, nella passata stagione ha raggiunto i risultati sopra citati facendo a meno per alcuni periodi del mediano di mischia più forte al mondo, Antoine Dupont, e di uno dei mediani di apertura più talentosi, Roman Ntamack, fuori per un grave infortunio al ginocchio.
La rosa dello Stade Toulousain è infarcita di campioni, 20 di questi giocano nelle nazionali di tutto il mondo fra cui quella francese, argentina, scozzese, giapponese e italiana (Ange Capuozzo). Il 28 giugno del 2024, un mese dopo aver conquistato la sesta Champions Cup in finale con il Leinster, il Tolosa ha chiuso la stagione in bellezza travolgendo l’Union Bordeaux-Begles 59-3, segnando otto mete. Fra i marcatori, Ange Capuozzo. Parfait.

Australia – voto 6+

Con 6 vittorie su 13 partite disputate, il 2024 dell’Australia non sarebbe sufficiente, considerando l’ultimo posto per distacco occupato nel Rugby Championship e, soprattutto, la storia che i Wallabies hanno alle spalle. Ma se guardiamo da dove arrivavano allora c’è da ricredersi: un 2023 da mani nei capelli, con l’uragano Eddie Jones che in 10 mesi ha spazzato via la competitività rimasta sotto la gestione Dave Rennie. Forse, come brontolava l’ex-tecnico dell’Inghilterra con termini ben più coloriti, era necessario che qualcuno si accollasse il lavoro sporco; fatto sta che ci è voluto poi un anno di cura Joe Schmidt per ritrovare un’Australia quantomeno competitiva. Dopo un 2023 con sole 2 vittorie e la peggiore Rugby World Cup di sempre, l’allenatore neozelandese ha potuto approfittare di una Summer Nations Series non impossibile per ridare fiducia e rodaggio ai suoi. Certo, il Rugby Championship ha dimostrato che c’è ancora tanta strada da fare per tornare a lottare con le prime cinque al mondo. Eppure un successo nel torneo australe è stato ritrovato (a La Plata con l’Argentina) e poi sono arrivate le buone prestazioni autunnali, soprattutto con la vittoria a Twickenham contro l’Inghilterra. Se ad inizio 2024 le speranze di vedere dei Wallabies competitivi per il tour dei British & Irish Lions erano ridotte al lumicino, adesso la selezione di Andy Farrell sa che non potrà presentarsi nell’Isola dei canguri con le ciabatte ai piedi.

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