Il nuovo capo allenatore della nazionale femminile avvia il proprio mandato verso un 2025 ricco di appuntamenti
Venerdì 3 gennaio inizia il 2025 dell’Italia femminile, un anno che porterà la squadra al consueto appuntamento con il Sei Nazioni, ma soprattutto alla Rugby World Cup della prossima estate.
A Roma 34 atlete si radunano per la prima volta nel nuovo anno, ma anche per la prima volta sotto la guida del nuovo capo allenatore, Fabio Roselli. L’ex tecnico delle Zebre, che raccoglie il testimone dal destituito Nanni Raineri, si dimostra decisamente carico per l’avvio della nuova avventura: “Sono molto contento dell’incarico. Sei Nazioni e mondiale sono gli appuntamenti più importanti che ci sono e da quando ci siamo accordati per ricoprire questo ruolo non vedevo l’ora di poter iniziare il raduno.”
“Come in tutte le sfide ci sono lati positivi e ostacoli. Questa Italia è una squadra che seguo da un po’. So che è una squadra forte fatta di giocatrici eccezionali. La sfida sarà riuscire a lavorare bene nel tempo che sta tra questo raduno, l’unico prima del Sei Nazioni, e l’inizio del Torneo.”
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“L’obiettivo principale della stagione è il mondiale e sono sicuro che il gruppo alla fine di questo raduno lo avrà ben chiaro. Nessuno però vuole fare male nel Sei Nazioni. Dovremo riuscire ad avere un certo equilibrio tra essere competitivi e preparare il mondiale, cercando di aumentare anche un po’ la profondità nel contempo. L’idea è cercare di mettere alla prova qualche giocatrice giovane durante il Sei Nazioni, sulla base anche delle attività con le franchigie a inizio febbraio. Non vogliamo però approcciarlo in modo sperimentale: l’obiettivo è fare un grande Torneo e gettare le basi per un grande mondiale.”
“La mia idea – prosegue Roselli delineando obiettivi e percorso dei prossimi mesi – è principalmente aiutare questa squadra ad avere un’identità precisa e cucita su misura in modo tale che possa essere in grado di sfruttare al meglio le proprie caratteristiche. All’inizio non ci saranno tantissimi cambiamenti tecnici, anche se alcuni tasselli vogliamo che si vedano sin dalle prime partite.”
“Penso che l’Italia femminile sia lo specchio del rugby italiano, come le altre rappresentative. Siamo un popolo creativo, uno che quando capisce il perché fare determinate cose le esegue e si esalta, e in più questa squadra è cresciuta moltissimo in difesa. Credo quindi che le principali caratteristiche che spero possano essere espresse sin da subito sono legate all’utilizzo dei palloni di gioco rotto, come da turnovers che arrivano dalla difesa, dal contatto, dal gioco al piede. Successivamente il percorso che abbiamo previsto è quello di cercare di evolvere un po’ l’organizzazione e la filosofia d’attacco.”
“L’Italia ha ottenuto risultati importanti e ha avuto negli ultimi anni un crescente seguito di pubblico e attenzioni. È stabilmente nelle prime dieci al mondo da tanti anni e ha raggiunto anche la quinta posizione nel ranking. Penso che il rugby femminile italiano stia affrontando un momento simile a quello che ha vissuto il rugby maschile giovanile qualche anno fa. La differenza è che in quel momento, quando ero negli staff delle nazionali giovanili maschili, gli atleti ebbero prima una forte crescita fisica e successivamente cognitiva, legata al gioco. Le ragazze invece, grazie a delle competenze più sviluppate dal punto di vista cognitivo anche degli allenatori, hanno già avuto un’ottima crescita rugbistica, mentre la crescita è stata più lenta sotto il profilo fisico. La parte fisica fu importantissima, a quei tempi, per permettere alle giovanili italiane di competere per dei risultati importanti con le grandi potenze del rugby mondiale. Una parte importante della sfida da affrontare con le ragazze sarà proprio quella della crescita fisica.”
Approfondito l’aspetto prettamente di campo, Roselli ha anche raccontato dei primi contatti con le giocatrici più importanti del gruppo azzurro e del passaggio di consegne tra lui e Nanni Raineri, peraltro suo ex compagno di squadra nelle fila della mitica Rugby Roma campione d’Italia nel 2000.
“La prima persona che ho sentito è stata Elisa Giordano, la capitana. Abbiamo parlato più volte per telefono, in videochiamata, di persona. In queste settimane abbiamo cercato di conoscerci meglio e da parte mia presentare le idee sul nostro percorso iniziale. Ho avuto poi una video-call con le ragazze che giocano in Inghilterra e che non possono fare parte di questo raduno, che peraltro fanno parte anche dell’ossatura di questa squadra e sono tra le più esperte.”
“Ci siamo sentiti più volte anche con Nanni [Raineri]. Non è mai un momento facile, questo, anche se certe dinamiche fanno parte del lavoro di allenatore. Per me è stato un passaggio di consegne sereno e di grande rispetto. Abbiamo parlato un po’ di tutto, anche del fatto che per me sia una sfida nuova allenare una squadra femminile. Su questo mi sono confrontato anche con Andrea Di Giandomenico e Daniele Pacini, e con Elisa Giordano per capire quali fossero state le difficoltà recenti.”
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