Non sarà ancora continuo, né perfetto, ma un giocatore così l’Italia del rugby non ce l’aveva da tempo: bisogna tenerselo stretto
Minuto numero 2 di Benetton-La Rochelle, a Treviso c’è un freddo pungente, i biancoverdi si stanno giocando un pezzo di storia del rugby italiano. Tawera Kerr-Barlow centra la testa di Tommaso Menoncello, che è costretto ad uscire e non supera il protocollo concussion. La scelta – poi rivelatasi vincente – di portarsi una vera e propria bomb squad in panchina con 6 avanti (e 3 titolari azzurri) ha ovviamente sacrificato un po’ i trequarti, costringendo Marin a sobbarcarsi il solito difficile ruolo di utility totale: dal 10 al 15, ogni ruolo è il suo. E lo è diventato fin da subito: 77 minuti da ala, il ruolo meno congeniale, contro una corazzata e in una partita che bisognava obbligatoriamente vincere.
Lì è venuto fuori tutto il talento di un ragazzo spesso criticato (a volte anche giustamente) ma che è dotato di un’intelligenza tattica e di una capacità di adattamento fuori dal comune. L’ultimo in Italia ad avere queste caratteristiche da utility è stato Guglielmo Palazzani, da un lato ancora più completo (ha fatto tanti anni anche da 9) dall’altro però meno talentuoso di Marin, che dà sempre l’impressione di poter esplodere da un momento all’altro. Inoltre, Leonardo ha caratteristiche completamente diverse: oltre ad essere un regista vero attacca benissimo la linea e sta migliorando costantemente in difesa. Contro La Rochelle ha giocato una delle migliori partite della sua carriera: bravo a saltare il primo avversario sotto la pressione furente dei francesi, tutto sommato bene anche in difesa nonostante le letture difensive da ala siano abbastanza diverse rispetto a quelle degli altri ruoli.
Leggi anche: Le reazioni della stampa estera alla vittoria del Benetton
Dall’altra parte, però, c’è stato anche un segnale di grandissima fiducia da parte di coach Bortolami: avrebbe potuto spostare Smith all’ala e portare Marin in un ruolo più congeniale come quello di estremo, anche se avrebbe significato probabilmente dover modificare dopo 2 minuti il piano di gioco previsto, considerando che Smith proprio da 15 è stato protagonista assoluto del match. Marin ha dato prova di grande maturità: sempre attento contro un’ala espertissima come Dillyn Leyds e sempre presente nelle azioni d’attacco (bellissimo lo scambio con Smith in occasione della prima meta di Cannone) in una serata dove ogni errore poteva costare carissimo.
È sempre bene ricordare cosa ha passato Leonardo Marin: due fratture alla tibia, due ernie del disco, a un certo punto è subentrata anche la paura di non farcela, di non tornare più a giocare, quantomeno ad alti livelli. Invece è tornato, dimostrando una maturità e una tenuta mentale – oltre che fisica – fuori dal comune, e riprendendosi anche la Nazionale. Per chi non ricordasse: la meta del pareggio di Capuozzo contro la Francia a Lille nasce anche dal modo in cui Marin attacca la linea e crea la superiorità numerica prima dell’offload.
Leggi anche: Benetton, Marco Bortolami: “La partita con La Rochelle rimarrà nella storia di questo club”
Chiaro, per crescere Marin ha bisogno di migliorare ancora tante cose. Prima di tutto il piede, che da ala ha utilizzato di meno considerando che è stato messo tutto nelle mani di Smith e Albornoz, e anche nei calci piazzati ha bisogno di alzare delle percentuali che al momento gli impediscono di essere un mediano di apertura titolare. Dal punto di vista della regia, a volte si porta ancora dietro quel decimo di secondo in più che non gli permette di fare la giocata giusta al momento giusto, anche se è spesso molto bravo ad uscire dalla pressione soprattutto contro difese che salgono al limite del fuorigioco: ci era riuscito, ad esempio, nella difficile sfida persa 35-5 dal Benetton contro Leinster Jacob Umaga era stato mandato in crisi dall’impianto difensivo di quel genio di Jacques Nienaber, mentre nel secondo tempo il trequarti azzurro è riuscito a capire come disinnescare la fase difensiva degli irlandesi, contribuendo a un secondo tempo di gran lunga migliore del Benetton nonostante il risultato fosse già chiuso.
Chiaramente, la questione del ruolo di Leonardo Marin prima o poi andrà risolta: che faccia tutti i ruoli dal 10 al 15 va benissimo e, anzi, è un valore aggiunto per il Benetton e per la Nazionale, ma lui stesso deve lavorare per fare in modo che in almeno uno di questi possa essere titolare almeno a livello di club. Da questo punto di vista sia Bortolami che Quesada hanno parlato di lui come 10, che deve migliorare per essere un 10 e che poi può fare altri ruoli, e se i 2 tecnici più importanti che al momento lavorano con lui sostengono la stessa tesi è un motivo più che valido per dare fiducia al lavoro di tutti. Marin è esploso presto, talmente presto da far dimenticare che – al momento – deve ancora compiere 23 anni: ha tutto il tempo per scoprire e decidere chi potrà essere. Nel frattempo godiamocelo così.
Francesco Palma
Cari Lettori,
OnRugby, da oltre 10 anni, Vi offre gratuitamente un’informazione puntuale e quotidiana sul mondo della palla ovale. Il nostro lavoro ha un costo che viene ripagato dalla pubblicità, in particolare quella personalizzata.
Quando Vi viene proposta l’informativa sul rilascio di cookie o tecnologie simili, Vi chiediamo di sostenerci dando il Vostro consenso.