Sei Nazioni 2025: le parole degli allenatori alla presentazione del torneo

Townsend vuole l’ultimo step di crescita, Galthiè e Borthwick pensano ai capitani, Easterby tranquillo, Gatland vuole scacciare la crisi

Sei Nazioni 2025: le parole degli allenatori alla presentazione del torneo (Ph. Pino Fama)

ROMA – Dieci giorni esatti all’inizio del Sei Nazioni 2025. Gli allenatori delle squadre partecipanti al torneo sono pronti al debutto. Da Gregor Townsend, che con la sua Scozia sarà il primo a sfidare l’Italia (a Murrayfield il 1° febbraio) a Warren Gatland, osservato speciale con il suo Galles per capire se i Dragoni potranno rialzarsi dopo un 2024 molto negativo, passando per Fabien Galthiè e Steve Borthwick, entrambi alle prese con “cose da capitani”, e per il “subentrante di lusso” Simon Easterby che allenerà l’Irlanda al posto di Andy Farrell, impegnato con la preparazione del tour dei Lions 2025.

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Sei Nazioni 2025: le parole degli allenatori alla presentazione del torneo

Gregor Townsend (Scozia): “Arriviamo a questo Sei Nazioni dopo tutto il lavoro fatto nelle Autumn Nations Series delle scorso novembre. Abbiamo inserito giocatori e rinforzato i concetti di gioco con i quali ci vogliamo presentare al torneo. Alzare il livello? Siamo consapevoli di averlo fatto, ma sappiamo anche che compiere l’ultimo step per essere al pari delle altre non sarà facile: ci manca il fatto di eseguire le cose al momento giusto. Poi non dobbiamo dimenticare che ci sono gli episodi: una decisione arbitrale (chiaro riferimento alla partita persa l’anno scorso contro la Francia in maniera molto discussa, ndr), un rimbalzo del pallone sul terreno. Le cose possono cambiare.
La prima partita contro l’Italia? La rispettiamo, come abbiamo sempre fatto. La strategia di lanciare tanti giocatori giovani qualche anno fa, ora ha reso il gruppo forte e pieno di giocatori esperti. Hanno giocatori protagonisti nelle squadre di club fra URC, Top 14 e Premiership: dovremo stare attenti”.

Fabien Galthiè (Francia): “Ritroviamo Dupont: lui è il capitano. Un esempio, un traino: ha mostrato di avere un grande impatto in tutte le squadre nelle quali ha giocato, sia a livello internazionale sia a livello di club.
La battaglia per il titolo? Guardiamo sempre con volontà alla possibilità di vincere il torneo: tanti anni succede che chi arrivi nelle posizioni di rincalzo un anno, poi nei successivi dodici mesi è li a lottare per il massimo traguardo.
Il match contro l’Italia a Roma, dopo il pareggio dell’anno scorso? Gonzalo (dice guardandolo in faccia e ridendo, ndr) è una vecchia volpe. Andremo a Roma per disputare una grande partita…”.

Steve Borthwick (Inghilterra): “Nelle ultime 24 ore abbiamo dovuto apportare diverse modifiche al nostro gruppo di convocati (5 avvicendamenti, ndr), ma sono cose che succedono: abbiamo un collettivo che riteniamo essere all’altezza della situazione.
Il cambio capitano da George a Itoje? Quando si prendono queste decisioni ci sono un importante numero di fattori da considerare: Maro ha tutte le caratteristiche per fare il capitano e rispondere ai requisiti per essere il leader di riferimento dell’Inghilterra.
Il rugby è uno sport in continua evoluzione. Ci approcciamo al Sei Nazioni con una squadra molto mutevole, come hanno certificato gli ultimi 12 mesi: ci sono rapporti interni da consolidare. Dovremo avere equilibrio in campo e anche fuori dal campo”.

Simon Easterby (Irlanda): “C’è pressione (scherza, ndr). Non penso ci saranno grandi cambiamenti nel modo di allenare una squadra che ha grande esperienza e responsabilità. Sappiamo che siamo i campioni in carica, ma sappiamo anche che saremo parte di un grande torneo: la sfida più grande sarà ancora una volta quella di prepararci al meglio delle nostre possibilità: la competizione è a un livello altissimo, bisognerà sfruttare tutti i momenti in cui potremo essere dominanti nelle partite limitando al minimo i momenti in cui invece saremo costretti a difenderci. Ci sentiamo in buona forma, vogliamo difendere il titolo”.

Warren Gatland (Galles): “Per noi la sfida di quest’anno è recuperare lo spirito degli anni passati: sappiamo che sarà dura, anche perché dopo la Rugby World Cup 2023 abbiamo perso tanti giocatori esperti e con grande leadership. Ci siamo messi alle spalle un anno difficile, che però ci ha insegnato tanto: vogliamo essere pronti a ripartire. Le nostre aspettative? Come dicevano gli altri allenatori: alla fine il Sei Nazioni è il Sei Nazioni, non esistono partite scontate. E’ una competizione fatta di momenti, dove a volte basta poco per trovare fiducia e basta poco anche per incappare in un down psicofisico. La qualità dei giocatori in campo è altissima: il nostro percorso non è detto che sia così lontano da ritrovare una buona luce.
L’esordio in Francia? Sarà difficile, cercheremo di spostare la pressione su di loro (ride guardando Galthiè). E’ il calendario: non possiamo farci niente, ci alleneremo per essere al massimo a Parigi e per far vedere da subito un livello diverso di gioco, di mentalità e di fiducia nelle nostre capacità”.

Michele Cassano

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