L’ex tecnico neozelandese, campione del mondo nel 2015 e ora allenatore in Giappone, ha detto la sua su un tema sempre più dibattuto in patria
In Nuova Zelanda la discussione sull’eleggibilità dei giocatori che militano all’estero è sempre più accesa. Tra chi sostiene fermamente che solo chi gioca in patria possa essere convocato negli All Blacks e chi invece vede questa opzione come anacronistica, si è inserito nel discorso Steve Hansen, ex allenatore della Nuova Zelanda per 8 anni e campione del mondo nel 2015 e adesso allenatore proprio dei Toyota Verblitz in Giappone.
Hansen non ha fatto un discorso generale, anche perché sarebbe logisticamente complicato convocare chi gioca in Europa, ma su quelli che militano in Giappone, in teoria più vicini.
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“Ci sono tanti motivi che potrebbero facilitare la convocazione dei giocatori presenti nel campionato giapponese: tra tutte la facilità di spostamento dal Giappone alla Nuova Zelanda e la presenza di tanti allenatori neozelandesi in Top League, che potrebbero fungere da collegamento continuo tra i ragazzi e il rugby neozelandese per chi volesse rimanere nel giro degli All Blacks” ha spiegato Hansen.
Tra gli allenatori presenti in Giappone al momento, ci sono Jamie Joseph, Ian Foster (chiamato proprio da lui entrare nello staffo dei Toyota Verblitz), Scott McLeod, Tabai Matson e tanti altri, tra cui anche l’ex c.t. azzurro Kieran Crowley. Inoltre, aggiunge Hansen: “In Giappone ci sono anche tanti allenatori sudafricani che fanno da intermediari per la loro federazione, e in questo modo è stato possibile per loro convocare Pieter Steph du Toit – che gioca proprio nei Toyota Verblitz – e Damian De Allende” ha detto al podcast Beaver | Beaver & Guy.
Attenzione, però, a non considerare quella di Hansen un’apertura completa. Il tecnico si riferisce solo ai giocatori che militano in Giappone, considerati più facilmente raggiungibili e osservabili. Per quanto riguarda la possibilità di estendere la convocazione a tutti in neozelandesi che giocano altrove, Hansen appare molto meno convinto.
“Abbiamo una competizione in Nuova Zelanda di cui dobbiamo mantenere l’integrità. Penso che i giocatori abbiano sempre saputo che, se vai all’estero, non puoi essere selezionato e che, se vuoi davvero giocare per gli All Blacks, allora rimani a casa e giochi per loro. Sono ancora probabilmente favorevole a questa idea: selezionare prima e soprattutto chi gioca in patria e mantenere l’integrità delle competizioni” ha concluso il tecnico.
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