Cockerill coach dei Lelos chiede una chance per accedere al Torneo e vorrebbe il posto del Giappone nella Nations Cup
Le roboanti dichiarazioni rilasciate dal coach della Georgia Richard Cockerill prima del match d’esordio del Rugby Europe Championship con la Svizzera (vinto per 110-0) hanno inevitabilmente suscitato grande clamore.
Cockerill, che ha preso il posto di Levan Maisashvili a Gennaio 2024 dopo la deludente Rugby World Cup 2023 dei Lelos conclusa all’ultimo posto della Pool C con tre sconfitte (con Galles-Fiji e Australia) e un pareggio (Portogallo), ha posto l’accento su due temi in particolare.
Il primo è l’ennesima richiesta di poter disputare uno spareggio con l’ultima classificata del Sei Nazioni per potersi giocare l’accesso all’edizione successiva del Torneo, il secondo la decisione di World Rugby di inserire il Giappone e non la Georgia nella Nations Cup che prenderà il via nel 2026 (con cadenza biennale).
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Lo spareggio tra l’ultima del Sei Nazioni e la vincente del Rugby Europe Championship è irrealizzabile: ecco perché
Due sono le evidenti ragioni che rendono impraticabile la richiesta di Richard Cockerill e della Georgia. La prima di natura organizzativa la seconda, ancor più consistente, di natura economica.
In caso di spareggio il calendario del Sei Nazioni – fino ad oggi stabilito su base biennale per permettere alle federazioni una miglior programmazione – diventerebbe definitivo solo a luglio di ogni anno. Con un ritardo sulle prevendite della biglietteria, con la possibilità che ognuna delle cinque squadre confermate nel Torneo debba rimodulare una delle proprie trasferte e che l’eventuale retrocessa debba ridefinire gli stadi delle proprie partite casalinghe. Vi immaginate un Inghilterra-Svizzera a Twickenham o un Italia-Belgio all’Olimpico?
Allo stesso modo i già complessi incastri delle Summer Series di giugno verrebbero stravolti (con una sfida tra 2 squadre dell’emisfero nord) e il calendario potrebbe essere completato solo al termine di Sei Nazioni e Rugby Europe Championship, ovvero a metà marzo.
C’è poi l’aspetto economico. Nessuna delle sei Union potrebbe mai permettersi anche un solo anno di mancati introiti: “significherebbero la bancarotta” come dichiarato qualche tempo fa da Bill Sweeney, il CEO della federazione inglese.
Perché sono i ricavi del Sei Nazioni che alimentano le Federazioni e, a cascata, tutto il sistema rugby, dal vertice alla base. Anche in una realtà come la Francia, dove la Lega (LNR, ndr) garantisce comunque ottimi incassi ai i club.
Allo stesso modo si svaluterebbe il valore dell’intero Sei Nazioni a partire dalla fetta più grossa della torta che si spartiscono le partecipanti: i diritti televisivi. Nessun broadcaster comprerebbe allo stesso prezzo di oggi i diritti – tanto meno con accordi pluriennali – per un Torneo di cui non ha la certezza della partecipazione della nazionale del paese in cui trasmette. Evidentemente ciò accadrebbe anche per gli sponsor della manifestazione (che attualmente valgono circa 30 milioni di dollari l’anno) di ogni singola nazionale e degli stadi.
In un clima di tale incertezza organizzative ed economica, quanto difficile sarebbe programmare il futuro per il Board e per le Federazioni, non solo quella eventualmente retrocessa?
Ecco perché al di là delle solite semplicistiche affermazioni dei più “ il Sei Nazioni è un torneo privato” lo spareggio non è un’opzione contemplabile. Nemmeno se, come fantasiosamente si vociferava qualche anno fa, a bussare alla porta fosse il ricco, forte e blasonato Sudafrica.
Il Giappone farà la Nations Cup, la Georgia no (fino al 2030): ecco perché
Il 24 ottobre 2023, durante la Coppa del Mondo in Francia, il Consiglio di World Rugby ha comunicato l’approvazione della tanto attesa riforma del calendario globale che prevede, tra le altre cose, l’ampliamento della Rugby World Cup a 24 squadre e la nascita della Nations Cup. L’epilogo di un complesso processo, di cui si è discusso per anni, le cui prime fasi sono iniziate già 9/10 anni fa con il tentativo, non sempre riuscito, di redistribuire meglio i test tra squadre di Tier 1 e 2. Scopo: avere un calendario internazionale che offra maggiori opportunità alle nazionali emergenti di confrontarsi con quelle più forti permettendogli di crescere, allargando così anche la competitività e l’interesse globale del rugby.
In questo processo – ribadiamo – cominciato quasi una decina di anni or sono – il Giappone è sempre stato al centro dell’interesse di World Rugby. E i nipponici, grazie a una grande disponibilità economica ma anche a un impegno puntiglioso dal punto di vista di programmazione, crescita e diffusione del rugby – hanno lavorato duramente e costantemente. E i risultati anche dal punto sotto il profilo sportivo si sono iniziati a vedere già nel lontano 2015 quando Brave Blossoms ottennero una strepitosa vittoria con il Sudafrica alla Coppa del Mondo in Inghilterra.
Nel 2019 hanno poi ospitato la Coppa del Mondo (che in quanto a organizzazione ed efficienza è stata senz’altro superiore a France 2023) sfruttando la manifestazione al meglio per promuovere il rugby e permettendosi pure il lusso di battere Samoa, Cile, Scozie e Irlanda vincendo così il girone e qualificandosi per la fasi finali della RWC.
Certo l’ultimo periodo e il 2024 in particolare non è stato brillantissimo per il Giappone, sia dal punto di vista del gioco che dei risultati, viste le sconfitte in casa con Inghilterra, Italia e proprio la Georgia. C’è da dire però che la vittoria per 23-25 conquistata dalla squadra di Richard Cockerill è stata la prima dopo tre sconfitte consecutive negli scontri diretti dal 2015 ad oggi. E anche l’unica vittoria nel tour estivo dei georgiani battuti a Batumi dalle Fiji per 12-21 e in Australia per 40-29.
Insomma, invocare il posto di chi, dopo 10 anni di risultati migliori, di scalpi importanti e ranking più alti, sta passando un momento di crisi fa un po’ sorridere. E’ evidente che un certo tipo di decisioni vengono prese in base a risultati costanti e di lungo periodo.
Come è altrettanto evidente che la Georgia sta già in parte beneficiando del nuovo calendario avendo sostenuto dal quattro anni test con Galles, Scozia, Francia e Italia (2 volte). Inoltre, guardando al futuro prossimo, i Lelos in questo 2025 ospiteranno il 12 luglio l’Irlanda (per quanto senza i giocatori in tour con i Lions) per poi far visita, la settimana successiva, ai Campioni del Mondo del Sudafrica. Un ottima chance, anzi due, per dimostrare tutto il proprio valore.
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