Jac Morgan, capitan coraggio nel momento più difficile del Galles

Ritratto dell’eroe da giovane: un giocatore sensazionale capace di brillare anche quando tutto intorno c’è il deserto

Jac Morgan

Jac Morgan al lancio del Sei Nazioni 2025 al Colosseo – ph. INPHO/Billy Stickland

Nel 1971 il cantautore newyorchese Billy Joel è seduto alla finestra del suo piccolo appartamento ad Oyster Bay, un sobborgo nel cuore di Long Island. Da lì osserva quello che succede nelle case popolari dall’altra parte della strada, gli strani scambi tra un individuo e alcuni ragazzi di periferia. Ne esce fuori Captain Jack, uno dei suoi più grandi successi, una canzone su uno spacciatore di eroina dal ritornello appiccicoso ma efficace: Captain Jack will get you high tonight/and take you to your special island.

Nel 2025 Jac Morgan, il Captain Jack del Galles al quale è il caso di togliere una k, non spaccia droga agli adolescenti ma, come per il personaggio di Billy Joel, è un giocatore che crea dipendenza, forse l’unico in grado di portare entusiasmo, esaltazione e positiva alterazione in un rugby gallese dove tutto sembra andare per il verso sbagliato. L’unico che può portarli a fare qualcosa di speciale: sovvertire ogni pronostico e uscire da questo Sei Nazioni 2025 con almeno una vittoria in mano.

Una roccia a cui appendersi mentre la corrente del fiume ti trascina via, Jac Morgan. Contro la Francia, racconta il giornalista cultore delle statistiche Russ Petty, Jac Morgan ha messo insieme un numero di placcaggi e cariche palla in mano che ammonta, aggregato, a 36.

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Negli ultimi 15 anni solo 8 volte un giocatore del Galles ha offerto prestazioni del genere. Quattro volte lo ha fatto Morgan, e tre nelle sue ultime tre partite: Sudafrica e Australia in autunno, la Francia venerdì 31 gennaio.

A 25 anni Jac Morgan ha ottenuto 20 caps per il Galles, che sarebbero stati certamente di più se gli infortuni non continuassero a tormentare la sua carriera. Ha condotto la nazionale durante la Rugby World Cup 2023, brillando notevolmente.

Non è scontato che nel rugby contemporaneo un flanker di un metro e ottanta arrivi a essere così determinante sul campo, ma Morgan ha la stoffa della superstar. È cresciuto sulla scia dei grandi numero 7 del Galles capaci di essere un collegamento perfetto tra il reparto dei trequarti e quello degli avanti, come Martyn Williams e Justin Tipuric prima di lui. La sua stazza leggermente inferiore alla media è stata la causa di un certo snobismo nei suoi confronti da parte di qualche tecnico, poi è tornato in sella Warren Gatland e l’ha messo al centro della squadra.

Il fatto che passi indipendentemente dalla casacca numero 7 alla numero 8, o anche alla numero 6, è testimonianza del fatto che prima di tutto Morgan è un grande giocatore di rugby che ha nella cassetta degli attrezzi tutte le abilità necessarie: ha un gran placcaggio frontale, è rapido, porta ottimamente la palla nello spazio, ha mani raffinate, non disdegna l’uso del piede se necessario, infila la testa dove gli altri non metterebbero neanche un piede (cit.).

Su Reddit, il social che assomiglia un po’ ai vecchi forum dell’internet del passato, qualcuno ha pubblicato un post. Si intitola solo Jac Morgan appreciation post, un post di apprezzamento per il giocatore. Nei commenti un utente ha scritto, dopo la sconfitta per 43-0 contro la Francia: “Morgan è un giocatore fantastico. Un vero talismano per il Galles e anche quando vengono stracciati, continua ad essere uno dei migliori in campo. Molto Parissiano.”

“Non c’è un complimento più lusinghiero e al tempo stesso più maledetto di accostarlo a Parisse” fa notare un altro, richiamando le tante sconfitte subite dall’Italia, arrivate mentre il suo numero 8 brillava di luce propria.

Un terzo, infine, chiosa: “Certo che il miglior Parisse e l’Italia al suo nadir vengono proprio in mente…”

Se i ruoli, tra Italia e Galles, si sono definitivamente invertiti lo può certificare solo il campo. Quel che è certo è che nel momento peggiore della storia del rugby professionistico gallese, Morgan è il faro che proverà a condurre la battaglia sul prato dell’Olimpico per disarcionare l’Italia e trascinarla nel fango dove si trova la sua squadra.

Lorenzo Calamai

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