Tutti i retroscena dell’addio tra Warren Gatland e il Galles

La spiegazione delle ragioni e delle tempistiche che hanno portato alla separazione tra Federazione gallese e il primo coach capace di vincere tre Grand Slam

Tutti i retroscena dell’addio tra Warren Gatland e il Galles

Dopo la clamorosa notizia della fine del rapporto tra Warren Gatland e la Federazione gallese e l’annuncio che il ruolo di head coach del Galles è stato temporaneamente affidato a Matt Sherrat il CEO della WRU Abi Tierney ha incontrato la stampa rivelando e le motivazioni che hanno portato alla decisione tutti i retroscena della vicenda.

Leggi anche: Matt Sherratt head coach del Galles al posto di Warren Gatland

“È stata una decisione reciproca. (Gatland, ndr) Mi ha telefonato dopo la partita e mi chiesto se potevamo avere un colloquio” ha esordito Abi Tierney “quindi nel corso della conversazione ci siamo trovati d’accordo sul fatto che questo fosse il momento migliore e il miglior interesse per Welsh Rugby e per lui di mettere fine al rapporto”

Alla domanda se il coach neozelandese – criticato da stampa, parte dell’opinione pubblica ma anche da tante ex stelle della nazionale gallese – ne “avesse abbastanza” la Abey ha precisato:
“No, non ha usato quella frase. Ha detto che sentiva che era nel migliore interesse del rugby gallese andare. Penso che abbia sempre messo al primo posto il rugby gallese e questo è stato il suo principale fattore trainante.”

In merito alle tempistiche della decisione, presa dopo due giornate del Sei Nazioni ha spiegato che “sarebbe stata una decisione difficile da prendere in qualsiasi momento. Penso che ci fosse una crescente sensazione che le cose non stessero funzionando e che qualcosa dovesse cambiare ma, se fino ad oggi Warren ha sempre sentito di essere la persona giusta per apportare quel cambiamento e portare avanti la squadra, ora non lo sentiva più e quando ciò accade, dobbiamo cercare una nuova soluzione. Penso che fosse importante per la squadra, management e il pubblico gallese fare questo cambiamento e anche se, idealmente, non avremmo voluto farlo nel bel mezzo del torneo, è comunque la decisione giusta”.

Alla domanda se non sia stata una decisione sbagliata quella di confermarlo dopo le Autumn Nation Series la numero uno della federazione gallese ha affermato: “No. Penso che sia stata una revisione molto approfondita, ci sono molte ragioni per cui abbiamo deciso di non cambiare allora, tra cui il fatto che Warren voleva continuare, i tempi che avevamo prima del Torneo, le disponibilità e le alternative… guardi tutto questo… e anche i dati che suggerivano che Warren era la persona migliore per guidare la squadra, invece portare qualcuno di nuovo non avrebbe fatto un’enorme differenza, ed era necessaria la continuità”

Infine, la domanda su quanto debba il rugby gallese a Gatland: “Una quantità enorme. Nella nostra conversazione gli ho detto che uno dei motivi principali per cui ho accettato questo lavoro era lavorare con lui. È un ispiratore e uno dei migliori coach del mondo. Il vincitore di Grand Slam e Sei Nazioni, spero davvero che sia questa la sua eredità e la ragione per cui verrà ricordato”.

Un finale che, bisogna ammetterlo, lascia un po’ di dispiacere per un grande coach capace di conquistare, primo nell’era del Cinque e del Sei Nazioni, tre edizioni del Torneo con tre Grand Slam (2008, 2012 e 2019) portando il Galles, seppur per due sole settimane (agosto 2019), in vetta al ranking mondiale per la prima volta nella sua storia.

Per usare una metafora possiamo dire che l’11 febbraio 2025 si è chiuso definitivamente il Gatland’s Gate, ma quel cancello resterà lì per sempre come testimonianza delle grandi imprese che Gatland e il suo Galles hanno compiuto negli anni d’oro.

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