Zebre, Brunello: “Ai ragazzi ho detto ‘mai più ultimi!’ Basta col luogo comune della squadra che perde sempre”

Il tecnico della franchigia di Parma: “Le vittorie con Ulster e Edimburgo frutto del lavoro fatto fin dall’inizio, ora percepiamo una considerazione diversa all’estero. I due derby? Dispiace, però il primo non lo abbiamo perso…”

Zebre, Massimo Brunello: "Ai ragazzi ho detto 'mai più ultimi!' Basta col luogo comune della squadra che perde sempre" (ph. Zebre Rugby)

Zebre, Massimo Brunello: “Ai ragazzi ho detto ‘mai più ultimi!’ Basta col luogo comune della squadra che perde sempre” (ph. Zebre Rugby)

Fuori dall’Italia le Zebre non vincevano dal 2019. È arrivata la prima gioia a Belfast, poco prima che il mondo del rugby fosse inghiottito dal tornado del Sei Nazioni, poi è arrivata anche la seconda, a Edimburgo, con un’epica difesa finale in 13 contro 15. E poi tante partite competitive, due derby col Benetton persi di poco e una serie di prestazioni che fanno intravedere un futuro ben più roseo rispetto al recente passato. Una squadra giovane, fatta di tanti italiani di prospettiva e guidata da un allenatore che già in under 20 aveva dimostrato di poter ottenere grandissimi risultati. È Massimo Brunello, che racconta così quest’avventura a OnRugby.

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“Non ci sono molti segreti. Fin dall’inizio ci siamo posti l’obiettivo di essere scomodi, spigolosi, a dispetto di tutte le difficoltà che possiamo avere, dei pochi giocatori, della bassa considerazione che hanno di noi all’estero: siamo una squadra che sa soffrire e vogliamo dimostrarlo in campo. Poi chiaramente si vede che c’è una grande armonia all’interno dello staff e della squadra, e questo ha esaltato la nostra identità e ha fatto sì che si vedesse un gruppo ragazzi che lottano l’uno per l’altro. Ci tengo in particolare a sottolineare il lavoro dello staff, a partire da Mattia (Dolcetto, allenatore dell’attacco ndr) che ho voluto con me a tutti i costi, e poi con le persone che erano già qui: Emiliano Bergamaschi per la mischia e i punti d’incontro e Aldo Birchall per la difesa stanno facendo un grande lavoro, senza dimenticare il responsabile della preparazione atletica Della Ceca e il team manager Garavaldi, poi si è aggiunto anche Dave Sisi che sta facendo benissimo in touche. Si è creata una grande sintonia e questo si riflette anche sul rapporto con i giocatori”.

La cosa che colpisce di più è l’unità di questo gruppo, e lo si vede dopo ogni vittoria, ma anche dopo le sconfitte. Cosa è cambiato?

“Siamo partiti con l’obiettivo di sfatare tutti i luoghi comuni sulle Zebre. Ad esempio, si diceva che dovevamo puntare solo a vincere alcune partite alla nostra portata, mentre le altre andavano lasciate perdere fin da subito. Invece abbiamo voluto instillare nei giocatori una mentalità diversa, la consapevolezza che possiamo e dobbiamo giocarcela con tutti, in modo competitivo. Non voglio vedere una squadra che concede il punto di bonus dopo 30 minuti e poi dire ‘abbiamo avuto una bella reazione nel secondo tempo’ quando la partita ormai è andata. Preferisco una squadra che lotta fino alla fine e magari crolla negli ultimi 10 minuti perché non ce la fa più. Voglio una squadra che costringa gli avversari a dare sempre il 100% per vincere. Poi se alla fine saranno gli altri a trionfare perché sono stati più bravi, gli stringeremo la mano”.

Quali erano gli obiettivi stabiliti a inizio stagione?

“Ci siamo dati due obiettivi. Ai ragazzi ho detto subito: ‘mai più ultimi’, che è il nostro obiettivo principale. Il secondo è avere la miglior difesa di sempre, perché anche nelle stagioni migliori delle Zebre la media dei punti presi è sempre stata la peggiore del campionato. Quando parlo di difesa, però, parlo anche di tutto ciò che c’è intorno: difendere bene significa anche avere un più possesso e più opportunità di attaccare. Ho sempre cercato di lavorare molto su questo, anche a livello mentale, perché alla fine la difesa ‘misura la febbre’ della squadra, la sua passionalità, la sua intensità. Tutto questo chiaramente è stato particolarmente esaltato a Edimburgo, avendo difeso in quel modo 15 contro 13, ma posso dire che anche se avessimo perso sarei stato comunque soddisfatto della prestazione, perché poi il risultato è deciso anche da episodi non sempre controllabili. In quella difesa finale a Edimburgo magari un altro arbitro al posto di Brace, che è uno dei migliori al mondo, avrebbe potuto darci un calcio contro invece del tenuto e sarebbe finita diversamente, ma il modo in cui abbiamo difeso sarebbe rimasto comunque, anche se avessimo perso. Come dicevamo prima, anche nelle sconfitte siamo stati molto competitivi, tranne in alcune occasioni nelle quali mi sono molto arrabbiato”.

Il vero punto di svolta di questa stagione è stato la vittoria di Belfast contro Ulster, anche perché alla vigilia i pronostici erano ampiamente negativi. Cosa è scattato in quel momento?

“Sono quelle settimane dove gli allenatori si fanno un sacco di domande (ride, ndr). È stata una settimana durissima perché oltre ai nazionali assenti avevamo anche tanti infortunati, in alcune occasioni ci siamo allenati in 24, abbiamo fatto un viaggio terribile per arrivare a Belfast, ma proprio perché in queste occasioni possono esserci tanti alibi ho detto subito ai ragazzi che non volevo sentire né lamentele né scuse. Abbiamo fatto le cose benissimo, lavorando con grande qualità e facendo le cose al meglio, con etica, lavoro e coraggio: tutte queste cose alla fine pagano e si riflettono anche sul campo. Poi è chiaro che la vittoria è il pane quotidiano di chi gioca, e anche nella testa dei giocatori c’è stato un cambiamento: siamo andati a Edimburgo più consapevoli, più convinti, perché vittorie così ti danno una grande carica”.

In queste partite ha avuto alcuni giocatori “restituiti” dall’Italia, e probabilmente sarà così anche coi Dragons. Qual è il rapporto con Quesada? Come vi interfacciate?

“Il rapporto con Gonzalo è buonissimo, se non è quotidiano è quantomeno settimanale. Ci sentiamo spesso sulla valutazione dei giocatori, su quelli che posso utilizzare in queste finestre, c’è stata grande sintonia fin da subito, e credo che alla fine tutto questo abbia una ripercussione positiva anche sui giocatori, perché capiscono che siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda”.

Nel prossimo match in casa con i Dragons le Zebre vestiranno un ruolo inedito, quello della squadra favorita, un po’ come l’Italia contro il Galles? Come vi fa sentire questa cosa? 

“Ne ho parlato proprio in questi giorni ai ragazzi. Dobbiamo sempre ricordarci chi siamo: spigolosi, duri in difesa, aggressivi. Il ruolo di favoriti non ce lo sentiamo addosso, a noi interessa andare in campo e fare la miglior prestazione possibile, e poi ovviamente giochiamo in casa quindi vogliamo regalare un’ulteriore gioia ai tifosi che verranno a vederci allo stadio. Poi ripeto, il risultato dipende da tante cose, non tutte controllabili: magari se a Belfast o Edimburgo ci avessero dato un calcio contro alla fine avremmo perso, ma non sarebbe cambiato nulla in termini di prestazione. La cosa importante è che adesso non siamo più quelli del risultato scontato, che perdono sempre e con cui basta fare il compitino: adesso gli avversari sanno che se non ci affrontano al 100% possono perdere, ed è la cosa più importante del nostro percorso. Non so se si possa parlare di ‘rispetto’, ma sicuramente all’estero cominciano a guardarci con occhi diversi, non più con quelli della squadra che perde sempre”.

Quali sono i rimpianti principali di questa prima parte di stagione?

“Non credo ci siano tanti rimpianti. Magari nelle prime sei partite potevamo ottenere qualcosa di più: contro Cardiff all’esordio non eravamo ancora al massimo anche se alla fine abbiamo fatto un punto di bonus, poi ci è sfuggita quella partita contro i Lions (10-9 per i sudafricani, ndr) dove forse meritavamo di più noi. Sono situazioni nelle quali con un po’ più di esperienza avremmo potuto portare a casa 2 vittorie che avrebbero messo la ciliegina sulla torta al grande lavoro che abbiamo fatto a inizio stagione per crescere”.

Fa più male il primo derby (perso allo scadere) o il secondo (perso dopo essere stati in vantaggio 15 contro 13)?

“Il primo non l’abbiamo perso (ride, ndr). Il secondo l’abbiamo perso, ma devo essere sincero: quando ho visto la formazione che ha schierato il Benetton se mi avessero detto ‘a 10 minuti dalla fine sarete ancora in partita’ avrei risposto ‘voi siete pazzi’. Di là c’era la Nazionale italiana rinforzata da ottimi stranieri, su tutti Albornoz che secondo me è uno dei giocatori più forti del mondo, e noi in certi punti della partita siamo stati addirittura superiori e va dato grande merito ai ragazzi per la prestazione”.

In che senso il primo non l’avete perso?

“Beh dai (ride, ndr). È evidente, lo sanno anche gli avversari (ride, ndr). Sono quegli episodi che possono succedere. Ma ripeto, sono un agonista, finita la partita ci sto male soprattutto per i ragazzi perché se lo meritano quando fanno prestazioni così. A mente fredda, però, ci ragiono su e mi rendo conto che questi due derby ci hanno aiutati tantissimo a crescere, ed è ciò che mi rende più felice”.

A questo punto, quali sono gli obiettivi delle Zebre?

“Vogliamo continuare a perseguire i due obiettivi che ci siamo posti all’inizio. Per il primo, mai più ultimi, la partita con i Dragons è fondamentale perché abbiamo 12 punti di vantaggio su di loro ma mancano ancora tante giornate e una sconfitta potrebbe riaprire tutto. Il secondo, come dicevo, è resistere ogni partita con la difesa. Sappiamo che sarà difficile perché dopo i Dragons ci aspettano degli impegni molto difficili, primo fra tutti il tour in Sudafrica contro Sharks e Bulls, e poi la trasferta a Dublino a Leinster. Saranno dei bei test per metterci alla prova mantenendo lo stesso atteggiamento che abbiamo avuto”.

Francesco Palma

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