Sulla celebrazione di Parisse all’Olimpico: “Ho ancora i brividi a pensare che non sia stato convocato per il sesto Mondiale”
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Il Presidente Duodo sul futuro delle Zebre: “Sarà una franchigia di sviluppo, cercheremo di portare a Parma ancora più italiani”
Mentre dal punto di vista sportivo le Zebre stanno ottenendo risultati importanti, come dimostrano le due vittorie consecutive in trasferta contro Ulster ed Edimburgo, OnRugby ha intervistato il Presidente Andrea Duodo sul futuro della franchigia di Parma dopo la decisione della FIR di proseguire con una gestione totalmente federale. Immancabile, visto il periodo, anche qualche domanda sul Sei Nazioni e sulla celebrazione per Sergio Parisse che si terrà domenica prima della partita dell’Olimpico con la Francia.
Presidente Duodo, come valuta la stagione delle Zebre fino ad ora? È soddisfatto?
“Direi molto bene. Sono arrivate quattro vittorie, ma anche altre importanti prestazioni. Alcune partite sono state perse di poco, penso al primo derby all’ultimo secondo, ma in generale sto vedendo un percorso virtuoso che ci rende soddisfatti. Non avevamo dubbi, sia per la qualità di tutto lo staff sia della squadra stessa, che ha degli ottimi elementi con giocatori italiani coinvolti anche nell’ambito della Nazionale. Non si può che essere felici”.
Quale sarà il percorso delle Zebre dal punto di vista gestionale nelle prossime stagioni?
“Rispetto ad oggi non cambierà niente, anzi, cercheremo di portare a Parma ancora più giocatori italiani, anche tra quelli disseminati in giro per l’Europa se avranno voglia di tornare. Non vedo grandi cambiamenti: quelli ci sarebbero stati se qualcuno fosse intervenuto a valorizzare le Zebre. Non abbiamo avuto nessun interesse ed è ormai evidente che il rugby italiano lamenta sempre di essere ‘concentrato’ solo in alcune zone ma poi non c’è nessuno che alza la mano e vuole prendersi un impegno reale. Quindi, andremo in continuità con gli anni passati. Lo scopo adesso deve essere quello di consolidare il ruolo di squadra di sviluppo di questa franchigia, che rimane quindi al 100% Federale”.
Dal punto di vista del budget, come anticipato in altre interviste, si tornerà quindi allo stesso contributo (circa 4.8 milioni) che viene dato anche al Benetton?
“Sì. Il fatto che in passato ci fosse sempre la ‘mamma’ sopra ha portato a degli investimenti sbagliati che alla fine davano gli stessi risultati. L’accesso a questo contributo straordinario ha fatto sì che non si usasse la necessaria parsimonia. Non parlo di quest’anno, ma in passato abbiamo avuto dei giocatori che sono andati ad integrare per 2-3 mesi le assenze date dagli infortuni ma non davano un valore aggiunto. Dobbiamo insistere sulla progettualità che si sta vedendo quest’anno, con giocatori che si stanno mettendo in evidenza anche come futuri prospetti per la Nazionale: integrando la rosa con altri ragazzi che stanno crescendo probabilmente riusciremo a ottenere ulteriori risultati. Come ho più volte detto, come Federazione, dobbiamo ridurre gli investimenti fatti nel passato perché ci stanno portando a un default, e non è facile farlo perché – come si è visto dal bilancio preventivo – pur avendo messo tanto impegno nell’aumentare i ricavi grazie alla nostra struttura e alla nostra forza commerciale, non è possibile comprimere i costi più di quanto fatto in questi mesi di inizio mandato. La finalità sta quindi nel trovare un equilibrio finanziario ma investendo anche sul community rugby, perché non possiamo lasciare soli i nostri club”.
In questo percorso come si colloca il ritorno di Aboud come High Performance Manager?
“Dobbiamo guardarci alle spalle e vedere quanto di buono è stato fatto in passato e riprendere da dove ci siamo fermati, dopo un quadriennio poco fruttuoso in termini di crescita, e rilanciare le progettualità efficaci che erano state create. Aboud si adatta molto bene ai nostri progetti: il suo ruolo e la sua professionalità sono legati all’alta prestazione, ma la sua esperienza di formatore tornerà ad essere un valore aggiunto anche nel supportarci nello sviluppo della comunità di base, che per noi è oggi una priorità assoluta. Gli sforzi fatti dai Club devono portare alla creazione di atleti e atlete, ma anche di persone che poi possono arrivare in Nazionale. È vero che vincere il campionato è essenziale, ma poter dire di aver creato il Menoncello della situazione che è arrivato ad altissimi livelli penso possa essere una medaglia un più, come uno scudetto. Aboud può esercitare un’influenza tra i due differenti livelli di rugby”.
Quindi si tornerà al vecchio sistema delle Accademie?
“Come detto, il nostro obiettivo è prendere il meglio di ciò che era stato fatto in precedenza e continuare ad evolverlo, a partire dal rugby di base, passando per la Lega dei club di Serie A Élite fino all’alta prestazione. Ovviamente sarà una soluzione importante e non escludo che i percorsi formativi finalizzati all’high performance da parte dei Club possano avere un’importanza rilevante quanto quelli di un’Accademia FIR. Ricordiamoci che lo scorso quadriennio c’erano tre centri di formazione permanente più le due Accademie U23 di franchigia, quindi semplicemente stiamo razionalizzando un sistema per renderlo più efficace e sostenibile. Le Accademie U23 erano molto dispendiose ed al loro interno erano stati “parcheggiati” una ventina di giocatori ai quali però mancava l’opportunità di competere, creando allo stesso tempo dei disagi anche ai Club di Serie A Elite. I numeri del nostro movimento non ci permettono di disperdere risorse preziose, abbiamo la necessità di facilitare tutte le iniziative dei Club che agevolino, ad ogni livello, la partecipazione e la fidelizzazione mentre diamo a tutti gli atleti le migliori possibilità per competere. L’Accademia FIR sarà comunque un’Accademia U20 finalizzata alla conferma dei talenti, mentre quelle U23 non saranno confermate ed i giocatori presenti rientreranno nei programmi dei nostri Club. Un sistema misto è un nostro auspicio, perché vogliamo che le Società possano continuare a investire in formazione: il nostro compito è supportarli e incentivarli in questa direzione”.
Parlando di Sei Nazioni, siamo quasi a metà Torneo e abbiamo ottenuto una vittoria importante contro il Galles. Come giudica questo inizio?
“Dal punto di vista sportivo il percorso della Nazionale è in continuità. L’anno scorso abbiamo battuto Scozia e Galles e pareggiato con la Francia. Con la Scozia siamo partiti male ma ho apprezzato molto il modo in cui ci siamo ridestati nel secondo tempo e la determinazione con cui non abbiamo mai mollato, e alla fine siamo arrivati vicinissimi al portare a casa un punto di bonus e a ridurre sempre più il gap. Siamo andati vicini 3 volte alla meta negli ultimi minuti, e abbiamo dimostrato di essere al livello. È importante continuare a dimostrare di essere al livello delle altre nazioni. Certamente è altrettanto importante vincere, ne abbiamo un grande bisogno e col Galles ci siamo riusciti giocando una partita di maturità, magari non spettacolare ma giocata nel modo in cui serviva, dando concretezza al piano di gioco e gestendo il risultato da squadra matura e consapevole di essere superiore al Galles. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare: se fossimo andati in touche come i gallesi avremmo potuto segnare anche noi altre mete, ma nell’incertezza è stato giusto far prevalere la razionalità e prendersi tutti i punti possibili dalla piazzola. Siamo stati molto bravi a ripartire dagli ultimi minuti contro la Scozia, dimostrando che siamo una squadra di livello”.
L’affluenza nella prima partita in casa è stata ottima e contro la Francia si attende tanto pubblico anche per celebrare Sergio Parisse…
“Credo sia il risultato più importante, soprattutto considerando che parliamo di un anno con tre partite di cui una di domenica, il che rende più difficile la trasferta a chi lavora il giorno dopo. Questo testimonia che la gente ha voglia di venire e partecipare a questi eventi. Con il Galles c’è stato tanto pubblico nonostante il tempo poco clemente, e speriamo ci sia un bello spettacolo anche domenica, visto che ci sarà un momento importantissimo di celebrazione di un giocatore che ha fatto parte della nostra storia: Sergio Parisse. Ho ancora i brividi a pensare che non sia stato convocato per il sesto Mondiale, non so perché, considerando che nei mesi precedenti era stato decisivo nella vittoria della Challenge Cup di Tolone, gestendo magistralmente la semifinale contro il Benetton a 39 anni. È il minimo che possiamo fare per restituire il giusto palcoscenico a un giocatore che ha dato tantissimo al rugby italiano e merita gli applausi del pubblico in una cornice degna come quella dell’Olimpico: ci sarà anche la consegna del suo 100esimo cap, che ancora non aveva avuto modo di ricevere. Speriamo che sia un gran bello spettacolo”.
Francesco Palma
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