Le ambizioni di competere ancora per la vittoria finale passano per il match di Twickenham
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Sei Nazioni: su il sipario sulla Calcutta Cup, la preview di Inghilterra-Scozia (Photo by Glyn KIRK / AFP)
La partita tra Inghilterra e Scozia ha sempre un fascino particolare. La storia di questo incontro giocato per la prima volta nel 1879 racconta di una sfida carica di significati e rivalità.
Le squadre che andranno in campo a Twickenham sabato 22 febbraio alle ore 17.45 (diretta TV Sky Sport Arena, NOW e SkyGo), si trovano nella condizione di non poter sbagliare. Entrambe possono coltivare speranze più o meno concrete di vittoria finale, ma molto passa dagli 80 minuti in terra inglese.
Il XV della Rosa è terzo con un punto in più in classifica rispetto alla Scozia. Steve Borthwick ha allentato la pressione sulla squadra grazie alla vittoria contro la Francia mentre Gregor Townsend, sicuramente non soddisfatto per la scialba prestazione con l’Irlanda, deve dimostrare di aver trovato soluzioni concrete.
La Scozia non perde a Twickenham dal 2017 e in generale vince la Calcutta Cup ininterrottamente dal 2021. Si tratta di un dato statistico che può voler dire poco, ma che obbliga gli inglesi a fare i conti con i fantasmi del passato.
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I temi principali di Inghilterra-Scozia
Lo staff inglese ha dato fiducia alla stessa formazione che ha vinto con i Bleus due settimane fa, a conferma di un desiderio di continuità nelle prestazioni e nei risultati.
Cosa può fare in attacco questa Inghilterra sta diventando sempre più chiaro: l’asse Fin Smith – Marcus Smith garantisce regia e copertura tattica all’interno di un attacco in cui l’atletismo delle terze linee e dei centri fa la differenza.
In ogni caso il tallone d’achille rimane la difesa, ancora un po’ instabile e non sempre puntuale nel corso della partita. Per questa ragione il rientro di Finn Russell in una Scozia leggermente rimaneggiata, diventa una chiave di lettura importante della gara.
Il numero 10 scozzese sa accendersi nelle occasioni che contano e la Calcutta Cup sembra proprio una di queste. Un solo uomo però non è sufficiente, soprattutto dopo che l’Irlanda ha messo a nudo i limiti della Scozia nei breakdown e nel contrastare la fisicità avversaria. Rimane una certa attitudine ad esplorare la larghezza del campo con ball carrier sempre velonosi come Duhan Van der Merwe, Huw Jones e Jack Dempsey. A loro il compito di stressare il muro orchestrato da Steve Borthwick.
Il settore dove l’Inghilterra sembra avere qualcosa in più è la mischia, le cui quotazioni sono in rialzo dopo i primi due turni. Al contrario il pacchetto scozzese è andato un po’ in sofferenza nelle fasi statiche e deve ritrovare compattezza per arginare Genge e compagni.
Ciò che può essere fondamentale ai fini del risultato finale è la capacità di mantenere un alto livello di lucidità nell’arco di 80 minuti: entrambe le squadre nei primi due turni di Sei Nazioni hanno evidenziato qualche discontinuità nei vari periodi del match, un elemento che se non controllato potrebbe indirizzare rapidamente il punteggio in maniera irreparabile.
Le formazioni di Inghilterra-Scozia
Inghilterra: 15 Marcus Smith, 14 Tommy Freeman, 13 Ollie Lawrence, 12 Henry Slade, 11 Ollie Sleightholme, 10 Fin Smith, 9 Alex Mitchell, 8 Tom Willis, 7 Ben Earl, 6 Tom Curry, 5 Ollie Chessum, 4 Maro Itoje, 3 Will Stuart, 2 Luke Cowan-Dickie, 1 Ellie Genge
Sostituzioni: 16 Jamie George, 17 Fin Baxter, 18 Joe Heyes, 19 Ted Hill, 20 Chandler Cunningham-South, 21 Ben Curry, 22 Harry Randall, 23 Elliot Daly
Scozia: 15 Blair Kinghorn, 14 Kyle Rowe, 13 Huw Jones, 12 Tom Jordan, 11 Duhan van der Merwe, 10 Finn Russell (cc), 9 Ben White, 8 Jack Dempsey, 7 Rory Darge (cc), 6 Jamie Ritchie, 5 Grant Gilchrist, 4 Jonny Gray, 3 Zander Fagerson, 2 Dave Cherry, 1 Pierre Schoeman
Sostituzioni: 16 Ewan Ashman, 17 Rory Sutherland, 18 Will Hurd, 19 Sam Skinner, 20 Gregor Brown, 21 Matt Fagerson, 22 Jamie Dobie, 23 Stafford McDowall
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