Gli Azzurri possono dire la loro palla in mano, ma rischiano di soffrire enormemente il dinamismo del pacchetto inglese. E il Galles ha messo un po’ di pressione…

Sei Nazioni: a Twickenham è durissima, ma servono punti e bisogna provarci. La preview di Inghilterra-Italia (ph. Sebastiano Pessina)
Ci sarebbero tanti modi per introdurre Inghilterra-Italia. Certo, la storia (31 vittorie inglesi in 31 partite, un tabù) e il cammino nel Sei Nazioni (10 punti per i padroni di casa con 2 vittorie su Francia e Scozia, 4 per gli Azzurri con un successo sul Galles) fanno inevitabilmente pendere l’ago della bilancia da una sola parte, soprattutto dopo la batosta presa dalla Francia.
Ecco, per introdurre il match di Twickenham si può partire proprio da lì, perché probabilmente i 42 punti fatti dai Bleus (senza Dupont, uscito per un grave infortunio al 29′) a Dublino agli irlandesi campioni in carica sono ancora più rumorosi dei 73 rifilati all’Italia, e questo deve essere anche un modo per ridimensionare la sconfitta dell’Olimpico: pesante, grave soprattutto per la pochezza difensiva mostrata nel secondo tempo, ma meno tragica di quanto forse si è creduto all’inizio.
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La prima chiave deve essere proprio questa: cancellare dalla memoria quanto successo due settimane fa e ricordarsi tutto quello che l’Italia ha dimostrato fino a questo momento, dalle grandi vittorie al match a suo modo memorabile con gli All Blacks. Gli Azzurri non sono i 73 punti presi con la Francia, e i ragazzi per primi devono esserne consapevoli. La squadra di Quesada ha bisogno della spavalderia del 2024 unita alla consapevolezza e alla maturità dimostrata nel successo di febbraio contro il Galles: poi è bene essere onesti, non è detto che basti vincere, perché di fronte c’è la miglior Inghilterra degli ultimi anni.
Borthwick ha fatto tanta fatica per ricostruire un gruppo capace di vincere delle grandi partite, ma sembra esserci riuscito: negli scontri diretti contro Francia e Scozia entrambe le formazioni avevano dimostrato di averne di più, ma alla fine le partite le han portate a casa gli inglesi. Non è un caso, ma soprattutto è una svolta, considerando che per un anno (dal successo sull’Irlanda nel 2024 in poi) l’Inghilterra ha perso tutte le partite – e tutte di misura – contro le tier 1, compresa quella allucinante regalata all’Australia a novembre.
I punti di forza di Inghilterra e Italia
A livello tattico Borthwick ha fatto una scelta ben precisa. Dentro Elliot Daly e fuori Marcus Smith, per esasperare ulteriormente un gioco al piede già enormemente presente nelle prime tre partite. Dall’altra parte Quesada ha risposto con Matt Gallagher, all’esordio nel Sei Nazioni, mentre dall’altra parte c’è Ioane con Capuozzo che si sposta ad estremo. L’Inghilterra può contare su individualità notevoli: i calci dalla base di Mitchell sono pericolosi, ma il 9 inglese non è un drago in difesa (peggiore dietro Prendergast per numero di placcaggi sbagliati), Freeman e Sleightholme saranno due spine nel fianco soprattutto nel gioco aereo, e lì potrebbero mandare in crisi gli Azzurri. In questo senso, l’equilibrio che può dare Matt Gallagher sarà fondamentale: il trequarti del Benetton per ora non ha brillato né in Nazionale né in biancoverde (anche se le ultime apparizioni sono state più convincenti) ma ha una grande occasione in quella che sarà la partita più importante della sua carriera.
Palla in mano, però, la squadra di Quesada potrebbe fare la differenza: Capuozzo da estremo sarà più libero di attaccare, avendo anche la copertura di Gallagher che di fatto è un 15 aggiunto, mentre Menoncello e Brex possono e devono mettere nel mirino Fraser Dingwall, l’altra sorpresa della formazione inglese. Al suo fianco c’è Lawrence, fisicamente e atleticamente potente, ma non un fenomeno nel cosiddetto decision making, come dimostra la clamorosa occasione sprecata con la Scozia, dove buttò via una meta già fatta con un offload senza senso. Se la battaglia dai centri dovesse pendere dalla parte azzurra il match potrebbe prendere una piega diversa, ma tanto dipenderà anche dalla vera incognita della formazione azzurra: Stephen Varney. Il mediano italo-gallese è senza dubbio il più talentuoso tra i 9 azzurri, ma ha spesso faticato a reggere la pressione e viene da un periodo complicato anche a livello di club: il Varney dei tempi migliori può fare la differenza in una partita così, ma al momento è al 100%? Lo dirà solo il campo.
Dove l’Inghilterra può far male all’Italia
Insomma, l’Italia dietro può dire ampiamente la sua. Il problema, però, è davanti: l’Inghilterra schiera un pacchetto di mischia tremendamente abrasivo e combattivo. Da Itoje a Tom Curry fino a Ben Earl, il giocatore più avanzante di tutto il Sei Nazioni. Se in mischia ordinata gli Azzurri hanno già dimostrato di potersela giocare con tutti (sarà una grande sfida tra Genge e Riccioni, che gioca in Inghilterra, e tra Fischetti e Stuart) il vero problema sarà in mezzo al campo. L’Inghilterra ha giocatori in grado di rallentare i possessi azzurri, e senza palloni di qualità l’Italia fa tanta fatica ad imporre il proprio gioco d’attacco, e non è un caso che la squadra di Quesada riesca ad essere pericolosa soprattutto in prima fase, mentre nel multifase viene messa in difficoltà. Dall’altra parte, poi, l’Italia dovrà difendere contro il ritmo folle che gli avanti inglesi vorranno imporre: ci si aspettano tanti palloni su Ben Earl, ma anche su Gente, Itoje e Chessum, con Curry e Willis pronti a ripulire ogni ruck per garantire a Mitchell palloni sempre veloci. Già contro la Francia gli Azzurri hanno fatto tanta, troppa fatica a reggere l’impatto contro il pack francese, e se la sfida di Twickenham dovesse seguire un copione simile potrebbero proporsi gli stessi problemi che hanno mandato l’Italia fuori giri dopo 40 minuti.
Italia, servono punti
L’Italia deve fare la sua partita senza troppi calcoli, ma è chiaro che il doppio bonus del Galles cambi un po’ le carte in tavola. Se fino a venerdì il cucchiaio di legno sembrava non più in discussione, i due punti della squadra di Sherratt – brava e coraggiosa ad approfittare del black-out scozzese – hanno riaperto la questione, visto che il Galles ora è a un solo punto dagli Azzurri in classifica. La squadra di Quesada deve giustamente scendere in campo per vincere, ma in base a come andrà la partita bisognerà tenere conto anche della necessità di portare a casa dei bonus per evitare che l’ultima giornata si trasformi in un vero e proprio spareggio a distanza, anche perché a parità di punti non conterebbe lo scontro diretto (che invece sarebbe favorevole agli Azzurri) ma la differenza tra punti fatti e subiti, che al momento è di -54 per l’Italia e -65 per il Galles, che però ha già giocato.
Insomma, a Twickenham serve la migliore Italia. Alla fine degli 80 minuti si faranno i conti.
Francesco Palma
Sei Nazioni: la formazione di Inghilterra-Italia
Inghilterra: 15 Elliot Daly, 14 Tommy Freeman, 13 Ollie Lawrence, 12 Fraser Dingwall, 11 Ollie Sleightholme, 10 Fin Smith, 9 Alex Mitchell, 8 Tom Willis, 7 Ben Earl, 6 Tom Curry, 5 Ollie Chessum, 4 Maro Itoje (capitano), 3 Will Stuart, 2 Jamie George, 1 Ellis Genge
A disposizione: 16 Luke Cowan-Dickie, 17 Fin Baxter, 18 Joe Heyes, 19 Ted Hill, 20 Chandler Cunningham-South, 21 Ben Curry, 22 Jack van Poortvliet, 23 Marcus Smith
Italia: 15 Ange Capuozzo, 14 Monty Ioane, 13 Juan Ignacio Brex, 12 Tommaso Menoncello, 11 Matt Gallagher, 10 Paolo Garbisi, 9 Stephen Varney, 8 Ross Vintcent, 7 Michele Lamaro (Capitano), 6 Sebastian Negri, 5 Federico Ruzza, 4 Niccolò Cannone, 3 Marco Riccioni, 2 Giacomo Nicotera, 1 Danilo Fischetti
A disposizione: 16 Gianmarco Lucchesi, 17 Mirco Spagnolo, 18 Simone Ferrari, 19 Riccardo Favretto, 20 Manuel Zuliani, 21 Lorenzo Cannone, 22 Martin Page-Relo, 23 Tommaso Allan
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