Le dichiarazioni del capo allenatore della Nazionale per spiegare le scelte di formazione e la partita che attende gli Azzurri sabato pomeriggio

Gonzalo Quesada – ph. Sebastiano Pessina
L’Italia ha ancora poche ore di allenamento sul campo per rifinire i piani di battaglia per sabato pomeriggio, quando all’Olimpico di Roma arriva un’Irlanda determinata a ottenere un risultato che possa mantenere vive le residue speranze di vittoria del Sei Nazioni 2025.
Gonzalo Quesada, apparso nella rituale conferenza stampa dopo l’annuncio della formazione, ne è ben consapevole: “Arriva a Roma un’Irlanda che non riusciva a mettere tutti questi giocatori in campo insieme da un bel po’, in più ha tre leggende che chiudono la carriera. A volte arriva un piccolo aiuto del destino e del calendario, un giocatore chiave che non gioca come Dupont contro la Francia lo scorso anno, una situazione in cui ti sottovalutano un po’. Sabato non ci sarà nessuno di questi aiuti.”
Il capo allenatore argentino ha spiegato le scelte sue e dello staff verso l’ultima partita del Torneo, toccando anche vari temi collaterali.
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Le scelte di formazione
Ange Capuozzo torna a giocare come ala, malgrado una buona prestazione da estremo nella partita contro l’Inghilterra, dove ha segnato una meta e generato il linebreak che ha portato alla seconda.
“Abbiamo tutti in testa questa immagine del bellissimo break che Ange ha fatto [per la meta di Vintcent], arrivato da una rimessa laterale battuta veloce. Poteva giocare estremo, ala o mediano di mischia: si è trovato in quella situazione sulla palla giocata da Martin [Page-Relo] e l’ha sfruttata bene. Per la verità come estremo puro non ha avuto tante situazioni diverse da quelle che trova quando gioca ala. In quasi tutte le situazioni dove ha contrattaccato, ha giocato spesso dei piccoli calci dietro la prima linea di difesa che però non hanno portato a molto. Ovviamente è sempre un’opzione quella di passarlo ad estremo durante la partita, ma la scelta che abbiamo fatto viene dalla priorità di avere una squadra ben organizzata in attacco e difesa. Abbiamo visto che quando abbiamo Monty [Ioane], Tommy Allan e Ange nel triangolo dietro, più la qualità difensiva di Paolo Garbisi, Tommaso Menoncello e Nacho Brex, siamo davvero ben organizzati e possiamo lavorare meglio.”
“Sono sicuro che ci saranno comunque situazioni dove Ange troverà lo stesso la possibilità di esprimere le sue qualità.”
In panchina ci sarà per la prima volta in questo Sei Nazioni Leonardo Marin, malgrado siano presenti in campo almeno due giocatori che possono coprire ognuno dei suoi ruoli di preferenza, apertura ed estremo: “Abbiamo analizzato molto questa scelta – spiega Quesada – La realtà è che Leo Marin ha fatto due mesi di allenamenti pazzeschi con noi. Ha recitato il ruolo di Finn Russell e degli altri numero 10 avversari per ogni partita durante le sedute, ha lavorato per la squadra con un atteggiamento incredibile, con voglia, positività, lavoro, pur senza mai avere un minuto di gioco.”
“Quindi abbiamo scelto di dargli qualche minuto per esprimere il suo livello di gioco attuale, che è molto interessante, e perché con lui e Steve Varney pensiamo di poter dare una bella velocità al nostro gioco. Marin sarà in panchina per coprire più di un ruolo, ma come numero 10 giocherà soltanto se avremo un doppio problema sia a Paolo [Garbisi] che a Tommy [Allan].”
“Varney al posto di Alessandro Garbisi? Una scelta difficilissima. La verità è che è un anno che questi tre numeri 9 mi fanno impazzire. Sì, è vero, Martin [Page-Relo] ha fatto buone performances ed è riuscito ad ottenere un po’ più di occasioni da titolare, ma nessuno di loro ha mollato niente. Hanno tutti le loro qualità, un’ottima etica del lavoro e una capacità di migliorarsi incredibile. È una concorrenza bellissima, perché nessuno lascia niente all’altro.”
“In definitiva la partita che vogliamo giocare, o che immaginiamo, è una dove dobbiamo essere fisicamente pronti. Loro vorranno fare esattamente quello che hanno fatto contro la Francia la settimana scorsa. Neanche i francesi sanno come hanno fatto a tenere quei primi 20 minuti di tempesta, l’attacco irlandese era veramente uno tsunami. Per questo abbiamo scelto una squadra capace di gestire il possesso sia con i piedi che con le mani, che possa difendere bene e abbia fisicità e poi inserire un giocatore come Steve per alzare ancora il ritmo del gioco. Abbiamo scelto lui, ma sono sicuro che Ale [Garbisi] potrebbe fare lo stesso, è stata una scelta difficile.”
“Colgo l’occasione per fare un omaggio e ringraziare Marco Zanon, Giulio Bertaccini e Tommaso Di Bartolomeo. Tre giocatori che hanno fatto tutti gli allenamenti di questi due mesi in cui siamo stati insieme e non hanno avuto neanche un minuto. Mi fa male al cuore perché sono ragazzi che lavorano tanto, sempre disponibili, con un ottimo atteggiamento.”
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Sulla difesa
L’Italia ha accusato due passivi pesanti nelle precedenti partite contro Francia e Inghilterra, subendo praticamente lo stesso numero di punti dell’intero Sei Nazioni 2024. Inevitabilmente l’accento della prossima gara è posto sulla capacità difensiva della squadra italiana di rispondere alle offensive irlandesi.
“In generale siamo una squadra con qualche chilo in meno delle altre, quindi dobbiamo essere sempre tanti in piedi sulla linea difensiva e raddoppiare il placcaggio. I due che sono coinvolti nel placcaggio devono continuare a lavorare senza che nel contatto si debba impegnare un terzo o un quarto difensore, soprattutto nella zona centrale tra le due linee dei 15 metri. Se ci impegnano lì, poi siamo in difficoltà sulla larghezza del campo e succede quello che è successo la settimana scorsa.”
“Sappiamo che è così, lo è sempre stato, ci siamo sempre preparati per questo e insieme ai giocatori abbiamo cercato di capire cosa è successo, perché siamo finiti a difendere come singoli individui invece che come collettivo. Non è mancata la voglia, ma tutti volevano sistemare la situazione a livello individuale invece di avere fiducia nel sistema. È stato questo il tema della settimana. Solo facendo una gran battaglia nella zona centrale del campo, raddoppiando i placcaggi e prendendo un po’ più di larghezza possiamo tenere su tante fasi e resistere alla straordinaria qualità dell’attacco irlandese.”
Risvolti psicologici
Sia contro la Francia che contro l’Inghilterra l’Italia ha sostanzialmente tenuto per un tempo, prima che a inizio ripresa il castello di carte crollasse: “In settimana abbiamo fatto una analisi approfondita sulle cause di questi blackouts che abbiamo avuto, come possiamo gestirli. Crediamo che abbiamo trovato i momenti dove sentiamo che ci perdiamo e delle possibili soluzioni. Non abbiamo potuto lavorare tantissimo questa settimana per le tempistiche del calendario, ma questa sarà la grande sfida di sabato: ci saranno momenti duri, tante situazioni dove saremo sotto pressione, e ci dovrà essere la nostra reazione. Sono sicuro che faremo una partita migliore che contro Inghilterra e Francia, ho solo paura un po’ delle energie, della benzina che ci rimane, perché è terribile giocare contro questa Irlanda con un giorno in meno a disposizione. Vogliamo comunque chiudere il Torneo mostrando il nostro vero volto.”
“Dobbiamo ricordarci anche che giochiamo contro delle squadre pazzesche, ad un livello altissimo. È giusto continuare a essere duri ed esigenti con noi stessi, ma giochiamo contro squadre di altissimo livello e questo, combinato a piccoli momenti in cui usciamo dalla partita, comporta che poi ti massacrano, non ti perdonano niente. Noi siamo ancora un po’ indietro al livello di queste tre grandissime squadre (Francia, Irlanda e Inghilterra), continueremo a lavorare per avvicinarci. Non credo che la situazione in cui ci troviamo sia una in cui i ragazzi possono arrivare al successo, ma poi subentra la paura di vincere. È che in alcuni momenti siamo dominati da una grandissima squadra avversaria, e lì è difficile ritornare a un equilibrio e non sentire che tutto diventa molto complicato.”
Sulla transizione dei giovani al livello più alto
“Sono qui ormai da un anno e mezzo, ho incominciato a capire come funzionano le cose. Ho parlato moltissimo con i dirigenti federali, sia quelli della precedente gestione che della governance attuale. Assicurarci di accompagnare i giocatori che escono dalla nazionale U20 alla tappa successiva è una priorità. Il Benetton è una franchigia veramente ben strutturata, con grandissime ambizioni e tanti giocatori di livello internazionale, non c’è tanto spazio per i giovani che devono finire il loro percorso di sviluppo. Quello che vogliamo fare adesso è assicurarci che le Zebre siano davvero questo tipo di franchigia, dove tutti quelli che hanno qualità, come i Fin Baxter, i Fin Smith, i Cunningham-South dell’Inghilterra, possano avere un posto per giocare come minimo a livello di URC.”
“Se adesso stiamo lavorando già per il mondiale 2027? No. Naturalmente, l’obiettivo finale è essere molto competitivi alla prossima Rugby World Cup. Quello che facciamo adesso è una tappa intermedia del percorso. Ogni volta che siamo insieme come nazionale vogliamo aggiungere qualcosa, migliorare degli aspetti, integrarli nel nostro gioco. Per quanto riguarda i giocatori dobbiamo essere in equilibrio tra selezionare i più performanti al momento, senza cambiare continuamente ma facendo piccole modifiche per dare sempre le opportunità necessarie a chi le merita. Ci sono tantissimi giovani di livello in Italia e fuori per poter pensare al futuro, ma quelli che giocano sono quelli che meritano di portare questa maglia.”
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