Sei Nazioni: Italia-Irlanda vista dalle statistiche

I dati dell’ultima partita degli Azzurri registrano il loro buon lavoro, nonostante il lungo frangente in inferiorità numerica

Sei Nazioni: Italia-Irlanda vista dalle statistiche – ph. Sebastiano Pessina

L’Italia ha chiuso il Sei Nazioni 2025 con una sconfitta 17-22 in casa contro l’Irlanda. Aver tenuto in bilico l’incontro per tutti gli 80′ contro la squadra attualmente terza forza del ranking mondiale è stato molto positivo per gli Azzurri, soprattutto considerando alcuni episodi che hanno complicato alquanto la partita.

Diversi infortuni nel primo tempo, seguiti poi dal cartellino giallo a Michele Lamaro, il rosso da 20 minuti a Ross Vintcent e nel finale anche a Giacomo Nicotera, hanno decisamente pesato sulla prestazione dell’Italia, che a cavallo dei due tempi ha giocato in inferiorità numerica per una mezz’ora filata. Nonostante tutto ciò gli Azzurri hanno comunque retto l’impatto di una delle squadre più forti del Sei Nazioni e che era ancora in corsa per vincere il titolo. Andiamo allora a vedere le statistiche di Italia-Irlanda.

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Sei Nazioni: Italia-Irlanda vista dalle statistiche

Partendo dalle statistiche fondamentali di possesso palla e territorio, Italia e Irlanda se le sono così divise: 45-55% di possesso e 42-58% di territorio. Gli Azzurri hanno confermato anche questa volta un trend visto per la maggior parte del Sei Nazioni 2025, che li ha visti in negativo in questi dati basilari. Il problema è che meno possesso significa più tempo a difendere, che a sua volta significa più opportunità per gli avversari e più usura per la squadra che difende.

Rispetto alle ultime partite però il dato del possesso palla è stato comunque meno sbilanciato in favore degli avversari, a riprova che l’Italia ha cercato di evitare questo svantaggio e, nei momenti di parità numerica, ha provato a tenere l’ovale e giocare. Ovviamente però i lunghi frangenti in inferiorità numerica hanno pesato, con l’Irlanda che ha potuto approfittarne per fare male (non a caso 3 delle 4 mete dei Verdi sono arrivate in quei minuti).

Le cattive notizie seguono (ma sostanzialmente si fermano) all’indisciplina: 10 punizioni concesse dall’Italia a fronte delle 4 dell’Irlanda, e di cui abbiamo già detto della gravità di alcuni costati tre cartellini. Azzurri che hanno commesso anche tutti gli ultimi quattro penalty fischiati della partita. Una situazione che ha messo la squadra in difficoltà ma, e qui iniziano i meriti, che ha sostanzialmente retto nonostante tutto.

Come visto anche in altre partite, è da sottolineare la prestazione a numero di placcaggi: 171 fatti e 22 mancati, per una percentuale di placcaggi dell’88%. Non male considerando la caratura dell’avversario e il lavoro fatto in momenti di inferiorità numerica, anche considerando che l’Irlanda ha avuto percentuali dell’82% (129 fatti e 28 non chiusi). Di rilievo i numeri di placcaggi completati di alcuni singoli come Gianmarco Lucchesi (18), Paolo Garbisi (16) e Manuel Zuliani (15). Il primo dei Verdi è Jack Conan con 15.

Passando al gioco offensivo, gli Azzurri sono stati anche più efficaci degli avversari: dai 5 ingressi nei 22 avversari l’Italia è uscita con una media di 2.8 punti mentre l’Irlanda, con 10 entrate, ha guadagnato una media di 2.2. Complice l’imprecisione al piede dalla piazzola di Jack Crowley nei tentativi di trasformazione ma anche i tanti errori gestuali dei Verdi, ben 23 (sono stati 19 quelli dei padroni di casa).

Dicevamo che l’Italia è stata efficace in attacco: 6 linebreak a 3, 3 offloads a 1 (e qui ancora merito degli Azzurri che hanno fatto solo 4 placcaggi che concedevano la rigiocata), quasi lo stesso numero di metri guadagnati palla in mano (301 a 313) pur avendo minor possesso complessivo. E qui spicca il nome di Tommaso Menoncello, che è stato ampiamente il miglior macinatore di metri con 77 metri fatti (il secondo è Hugo Keenan staccato con 42).

Aspetto su cui deve lavorare l’Italia è però portare velocemente sostegno quando qualcuno realizza un break importante: qualche volta è riuscito ma altre volte no, portando anzi alla perdita del pallone come rivelano le statistiche con 3 ruck perse dagli Azzurri contro l’unica dei Verdi. Passando al dato dell’uscita dell’ovale dalla ruck, l’Italia non ha fatto troppo male in confronto all’avversario con il 33% dei palloni usciti in meno di 3 secondi (l’Irlanda il 27%), il 42% tra i 3 e i 6 secondi (avversari 52%) il 25% sopra i 6 secondi (contro il 21% ospite).

Gli Azzurri si sono affidati più spesso ai calci rispetto agli avversari, soprattutto a quelli corti/tattici che hanno anche fruttato le due mete segnate. Complessivamente sono 705 i metri fatti al piede dai padroni di casa, contro i 536 degli ospiti.

Infine l’Italia ha pagato dazio in maul, soprattutto per contenere quelle avversarie, che hanno vinto 4 maul da cui sono nate la maggior parte delle loro mete. Per il resto nelle fasi statiche gli Azzurri hanno fatto bene, mantenendo il possesso in tutte le 8 mischie a loro favore e perdendo una sola rimessa laterale su 15. A questo proposito bisogna sottolineare come dopo l’infortunio prematuro di Dino Lamb il lavoro di ricevitore sia caduto ancor più sulle spalle del solito Federico Ruzza, già seguito dalle seconde linee irlandesi.

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