L’avanti in una lunga intervista verso il torneo racconta anche gli aspetti della sua vita in Inghilterra

Il torneo di qualificazione mondiale sempre più vicino all’Italia- ph. Sebastiano Pessina
Silvia Turani verso il Sei Nazioni 2025. La prima linea della nazionale italiana femminile di rugby è pronta ad iniziare il torneo di quest’anno, con un esordio speciale.
Nazionale Femminile, Silvia Turani: l’avvicinamento al Sei Nazioni, la vita in Inghilterra e un 2025 pieno di partite
Si partirà infatti con la trasferta nella “sua Inghilterra”, per lei che gioca nelle Harlequins. Intervenuta nella video-conferenza di giornata con i media, l’avanti ha detto: “Non sappiamo ancora contro che piloni giocheremo. Personalmente (giocando lei nelle Harlequins, ndr) sono comunque giocatrici contro le quali sono comunque abituata a giocare. Partiamo da una base: io e Sara Seye (che milita nell’Ealing Trailfinders) sappiamo cosa aspettarci. In generale, sappiamo che questa è l’Inghilterra, non c’è bisogna di descriverla, anche perché i successi che hanno ottenuto sono lì a parlare per loro: le rispetteremo come tutte le avversarie”.
Da Giovanni Raineri a Fabio Roselli: “A gennaio c’è stato un raduno a cui noi “inglesi” non abbiamo partecipato: per me è la prima settimana vera di lavoro con lui. Mi ha fatto una buona impressione, sicuramente ha le idee molto chiare. Sta lavorando molto bene anche con gli altri tecnici dello staff: l’idea è quella di costruire un’identità che sia della squadra. C’è molta trasparenza: lo staff ci ha detto cosa si aspetta da noi e noi abbiamo fatto lo stesso con loro. Siamo consapevoli che un cambio tecnico, con poco tempo a disposizione, non ci potrà portare immediatamente a dei meccanismi rodati: sarà un lavoro in corso d’opera”.
Sugli aspetti tecnici: “Stiamo cercando di mantenere le strutture che prima funzionavano, ma è chiaro che se c’è stato un cambio di gestione c’era anche qualcosa che non andava per il verso giusto”.
Sul calendario del Sei Nazioni e la preparazione verso la Rugby World Cup di agosto: “Il calendario non è nel nostro controllo: quindi giocheremo contro tutte le avversarie quando sarà il momento. Personalmente preferisco giocare con l’Inghilterra anche perché ti dà subito un riscontro delle cose: se c’è qualche aspetto che non funziona, lo capisci da subito. Negli anni precedenti avevamo in seconda battuta subito la Francia, ora questa cosa è cambiata: Irlanda, Scozia e Galles stanno comunque lavorando bene, non ci sono più squadre contro le quali puoi dare l’esito per scontato. Sarà interessante misurarsi contro il Galles alla fine: hanno avuto un cambio tecnico anche loro e questo consentirà anche a noi di capire in quattro partite, precedenti, come stanno impostando il loro gioco.
E’ l’anno del Mondiale, in raduno non c’è stato bisogno di dirlo: è quello il grande obiettivo dell’anno, ma ora c’è il Sei Nazioni, domenica ci sarà l’Inghilterra, oggi pomeriggio ci sarà l’allenamento odierno. Siamo impostate sul “Qui e ora”.
Sul giocare in Inghilterra: “La differenza più grande è quella legata al cibo e al meteo: vuol dire allenarsi abbastanza spesso sotto la pioggia e non mangiare benissimo. A differenza dei club italiani, parliamo di una realtà professionistica: si percepisce uno stipendio e quello porta il 90% delle ragazze della rosa a dedicarsi solo al rugby senza dover fare altro, il che implica che gli allenamenti durino comunque molto dalle 12 alle 20 circa. Certo, ci sono dei limiti, perché comunque non riusciamo mai ad allenarci in mattinata. Lavoriamo molto sul campo, ma anche con videoanalisi: abbiamo uno staff tecnico full-time, formato da 20 persone. Questo vuol dire che c’è una persona per ogni ruolo, che aiuta la chiarezza e tutela le giocatrici.
La Premiership inoltre è stata in grado di attrarre i migliori prospetti del Regno Unito, ma non solo: basti pensare all’Italia, ma anche al Canada e agli Stati Uniti; questo vuol dire avere un livello altissimo e rose profonde. In ogni allenamento esiste il 15 vs 15 ed entrambe le formazioni sono di alta qualità: questo crea un circolo virtuoso. I limiti non mancano: l’ultima stagione è stata sfidante, tante partite in poco tempo. Sarà interessante anche capire come impatterà il Sei Nazioni sulle giocatrici della Premiership: io personalmente non mi sento freschissima, ma penso che anche per altre ragazze sia così. Chi ha giocato la finale la scorsa settimana, giocherà a meno di una settimana di distanza la prima partita del Sei Nazioni”.
Sull’identità di gioco: “Sarà un concatenarsi di cose su cui stiamo lavorando con lo staff. Vogliamo fare bene mostrando la nostra identità sia in attacco sia in difesa. Recuperare l’ovale per contrattaccare dovrà essere una delle nostre prerogative. C’è voglia di avere l’ovale in mano, partendo da una buona difesa: una volta recuperato l’ovale poi valuteremo il da farsi. Vogliamo avere una difesa aggressiva sui punti d’incontro. Le trequarti saranno protagoniste, perché dovranno giocare anche al piede. Per le avanti, come noi, ci saranno tanti aspetti da curare: cariche più abrasive e lavoro sui punti d’incontro per permettere di gestire il pallone”.
Sui raduni dell’Italia: “Durante gli anni, i giorni a disposizione durante il Sei Nazioni sono aumentati e questo è un bene, anche se non sempre ci alleniamo sul campo: questo però ci consente di stare insieme e lavorare anche su altri aspetti, con ad esempio riunioni tecniche o sessioni video. I primi raduni a cui ho partecipato erano solo di tre giorni, poi c’era un rompete le righe e poi altri tre giorni e così via. Tante ragazze lavoravano e quella era la struttura. Ora invece avendo due partite una dietro l’altra siamo perennemente in raduno: due settimane piene, poi avremo una settimana off e poi ci ritroveremo per la volata finale; arriveremo al Galles, ultima partita, con un’ulteriore continuità di tre settimane. E’ sfidante, ma è quello che vogliamo.
Questo sarà anche l’anno del Mondiale, quindi poi vivremo una struttura simile anche nei prossimi mesi: l’obiettivo, pur avendo settimane insieme e settimane con lavoro da remoto, è quella di avere continuità”.
Sull’Irlanda: “Allora, non le conosco al meglio. Però so che hanno vissuto un periodo di profonda evoluzione dove sono andate a ricoinvolgere anche le atlete del Seven e dove hanno fatto chiarezza sulle loro aspettative e sul loro lavoro. Hanno cambiato guida tecnica e ora è stimolante vederle: cercheranno un percorso di rinascita”.
Sul Galles: “Arriva ad allenare Sean Lynn, un allenatore che negli ultimi anni con Gloucester ha mostrato tutto il suo valore tecnico, tattico e anche nella gestione del gruppo. Porterà positività, mi attendo un Galles che migliorerà alla velocità della luce: non saranno solo “fisicità pura” ma ci sarà un’evoluzione nel “fisicità per creare qualcosa” coinvolgendo anche le trequarti”.
Infine conclude dicendo: “Il nostro gruppo in passato ha sempre mostrato tanta forza mentale facendo vedere poi, una volta entrata in campo, di essere capace di tirare fuori il massimo mettendo da parte i problemi. Ora è chiaro che attraversiamo un momento di cambiamento a tutti i livelli, ma questa forza mentale può e deve rimanere una base da cui ripartire: dovremo incamerare tutte le informazioni possibili sapendo che sta per arrivare il Sei Nazioni e il tempo stringe, successivamente guarderemo più avanti lavorando sul Mondiale”.
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