Una partita inspiegabile, gli errori in difesa e una coperta troppo corta: 5 riflessioni su Italia-Irlanda

Le irlandesi vengono da un grande periodo (vittoria con la Nuova Zelanda compresa) ma quella delle Azzurre è stata una prestazione davvero troppo sottotono rispetto a quanto ci si aspettava

Una partita inspiegabile, gli errori in difesa e una coperta troppo corta: 5 riflessioni su Italia-Irlanda (ph. Sebastiano Pessina)

Una partita inspiegabile, gli errori in difesa e una coperta troppo corta: 5 riflessioni su Italia-Irlanda (ph. Sebastiano Pessina)

Inspiegabile. Difficile trovare un altro aggettivo alla sfida di Parma. Non per la sconfitta, che può starci contro una squadra – l’Irlanda – che pochi mesi fa si è presa lo scalpo della Nuova Zelanda, ma per la prestazione ampiamente sotto le aspettative messa in campo dall’Italia, che di fatto non è mai riuscita ad entrare in partita né a trovare una reazione che – come contro l’Inghilterra – potesse cambiare le cose nella ripresa. Le Azzurre hanno subito la fisicità dell’Irlanda, non tanto dal punto di vista del peso (la mischia fino ai cambi ha funzionato benissimo) ma da quello dell’impatto e dell’intensità. Chiaramente, è quasi banale sottolineare che il 54-12 finale (peggior passivo di sempre contro le irlandesi) non rappresenta i reali valori in campo, perché tra Italia e Irlanda a livello di qualità non ci sono 42 punti di differenza, ma proprio perché è accaduto, è importante capire da dove è arrivata questa sconfitta così pesante.

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Coperta corta – In questo caso non si parla di profondità della rosa, ma di scelte di campo. La scelta di giocare tutti i palloni e di attaccare dai propri 22 nasce dalla necessità di non rispondere al ben strutturato gioco al piede irlandese. Per attaccare palla in mano, però, servono sostegni immediati per evitare di isolarsi (cosa successa a Granzotto dopo 30 secondi, con il tenuto che ha portato alla prima meta irlandese) e soprattutto è importante battere – se non sempre – almeno gran parte delle volte la prima avversaria, per evitare di finire nell’imbuto irlandese. Cosa che purtroppo è successa più volte, e a quel punto la maggiore fisicità delle Verdi ha fatto la differenza. In poche parole, l’Irlanda ha disinnescato ogni arma offensiva dell’Italia, e lì ha vinto la partita.

Occasioni sprecate – Eppure, almeno nel primo tempo, le Azzurre hanno dato più volte l’impressione di poter essere seriamente pericolose: i break di Stevanin, Sgorbini, Rigoni hanno creato tante opportunità nei primi 40′, sprecate però con giocate troppo frettolose e forzate o con errori gestuali che a questo livello si pagano caro. Gli errori di handling alla fine saranno 23. Se una sola delle tante opportunità create fosse andata in porto, la partita avrebbe potuto prendere una piega diversa. Tanti gli errori decisionali di Stevanin e Rigoni, mentre Muzzo è stata costretta a controllare palloni impossibili, Granzotto si è trovata più volte a sbattere contro il muro verde mentre D’Incà a ogni avversaria saltata se ne trovava altre 3 davanti. Una volta entrate nell’imbuto irlandese, non è stato più possibile uscirne, anche a livello mentale. In realtà Italia e Irlanda hanno entrambe costruito tante occasioni, la differenza l’ha fatta la capacità di sfruttarle e la difesa: le irlandesi hanno messo insieme 8 linebreak, 22 avversarie battute e 464 metri guadagnati, segnando 8 mete. L’Italia ha comunque portato a casa 7 linebreaks con 20 difensori battuti e 532 metri guadagnati, ma ha segnato solo 2 mete.

Difesa – In realtà, dal punto di vista dei placcaggi l’Italia non ha fatto per niente male: le Azzurre hanno effettuato 160 interventi riusciti su 182, con l’88% di efficacia, e solo la prima delle 8 mete subite dipende infatti da un placcaggio sbagliato. Anzi, molti placcaggi sono stati dominanti (17, ben 4 quelli di D’Incà). Il problema è stato invece nella difesa al largo, con l’Irlanda che ha approfittato delle tante salite difensive sbagliate delle Azzurre per colpire ad ogni occasione. Certo, l’inferiorità numerica non ha aiutato (prima il giallo a Fedrighi, poi Muzzo fuori in occasione della terza marcatura verde) ma l’Italia ha fatto davvero troppa fatica nel gestire le fiammate offensive dell’Irlanda, tra errori individuali e collettivi.

Chi si salva? – Se ci sono delle azzurre da salvare, non possono essere che Tounesi, Sgorbini e Duca, che hanno cantato e portato la croce, placcando, avanzando a sportellate e portando a casa anche quell’avanzamento che negli 80 minuti è mancato alle azzurre per poter essere pericolose anche davanti. Duca è stata anche la miglior placcatrice del match con 23 interventi, ed è l’avanti che ha dato più avanzamento all’Italia con 66 metri guadagnati. La mischia ha tenuto bene per oltre un tempo con Turani e Maris, stabili e mai in difficoltà, ma ha ceduto nella ripresa dopo i cambi.

Testa – Come detto, dal punto di vista del gioco l’Italia ha reagito, ha giocato, ha costruito e ha – soprattutto – sprecato. Dal punto di vista mentale, però, l’impressione è che le Azzurre siano uscite dal match troppo presto: aver concesso il bonus all’Irlanda dopo 25 minuti è stata una mazzata dalla quale la squadra di Roselli non ha recuperato, e quando nella ripresa sarebbe stato necessario andare a marcare per prime per dare un altro senso al match, è stata invece l’Irlanda ha costruire ancora, prima con la meta annullata a Wafer, poi con quella convalidata a Djougang che di fatto ha chiuso la partita.

Francesco Palma

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