Un sogno durato 75 minuti, una fretta cattiva consigliera e il diesel transalpino: 5 riflessioni su Italia-Francia

Le Azzurre sono andate vicinissime a un’impresa che, alla quarta partita del nuovo ciclo, sarebbe stata clamorosa

Un sogno durato 75 minuti, una fretta cattiva consigliera e il diesel transalpino: 5 riflessioni su Italia-Francia (ph. Sebastiano Pessina)

Un sogno durato 75 minuti, una fretta cattiva consigliera e il diesel transalpino: 5 riflessioni su Italia-Francia (ph. Sebastiano Pessina)

Queste partite sono sempre difficili da valutare, a posteriori: l’Italia ha giocato 75 minuti punto a punto contro una corazzata – la Francia – che sabato prossimo andrà a Twickenham per giocarsi il Sei Nazioni in una vera e propria finale contro l’Inghilterra. Alla fine, le Azzurre hanno ceduto negli ultimi 5 minuti, con un 34-21 veramente eccessivo e immeritato per quanto si è visto in campo, e soprattutto hanno sprecato troppo nella ripresa prima che le Blues alzassero i giri del motore. Del resto, la Francia ha fatto la Francia, come in tutto il 2025, esplodendo come sempre nella ripresa: eppure, questa volta, il diesel francese ha rischiato di andare in panne contro la furia azzurra.

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C’è da essere contenti della prestazione, delusi dal risultato o entrambe? Proviamo ad andare con ordine: l’Italia, dopo la Scozia, ha dato una seconda grande conferma di quanto la strada intrapresa sia quella giusta, perché per fare una partita così con le transalpine deve girare tutto nel modo giusto fin dal primo giorno di allenamento. Dall’altra parte, le Azzurre devono ancora migliorare nel controllo delle situazioni di vantaggio (per 4 volte sono state tenute alta in area di meta durante azioni d’attacco che potevano essere sfruttate meglio) e forse hanno pagato la minore esperienza nel gestire partite di così alto livello rispetto alla Francia. Probabilmente non esiste un parere giusto e uno sbagliato, ma noi abbiamo provato a proporvi i soliti 5 punti su Italia-Francia del Sei Nazioni femminile.

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Sei Nazioni: 5 riflessioni su Italia-Francia

Un’Italia commovente – Il primo tempo dell’Italia è stato incredibile. Vedere la Francia completamente annichilita dal drive azzurro (nonostante i 60 kg di differenza) ha dato l’idea di quanto questa squadra abbia messo in campo tutto quello che aveva. Al di là del cuore, ovviamente, anche questa volta le Azzurre sono scese in campo con un piano tattico ben preciso. A tratti anche rischioso, visto che spesso la squadra di Roselli si è presa il rischio di attaccare dalla propria metà campo, senza calciare, ma così facendo ha costretto la Francia a commettere tantissimi falli (9 solo nel primo tempo, e poteva starci un cartellino) regalando alle Azzurre tante piattaforme per scatenare la propria maul. Nella ripresa l’Italia ha retto con una difesa commovente – strepitoso il doppio salvataggio di Mannini e Ostuni Minuzzi su Grisez – ma il poco possesso e i troppi errori di gestione nella parte finale del match hanno indirizzato la partita dalla parte delle francesi.

Troppa fretta – Per ben quattro volte le Azzurre sono state tenute alte in area di meta, dopo essere riuscite ad andare oltre. E in tutte e quattro le occasioni si è vista una fretta eccessiva: la fame, la voglia, la foga di andare a marcare in questo caso si sono rivelate un’arma a doppio taglio. Prima Turani, poi Duca, poi ancora Veronese e infine Ranuccini: dalla tribuna stampa siamo tutti più bravi, ovviamente, ma l’impressione è che si potesse gestire quei possessi con più pazienza, contro una Francia spalle al muro che in quei momenti lì non sapeva davvero da che parte girarsi. Contro una Francia in versione diesel, che aumenta i giri del motore nella ripresa, bisognava portare a casa più fieno in cascina di quello effettivamente ottenuto: prima del fischio d’inizio sembrava quasi un’eresia pensarlo, invece il 21-12 dell’intervallo stava strettissimo alle Azzurre, e proprio quei punti mancati alla fine hanno fatto la differenza.

Come cresce la Francia – Un copione già visto, sempre lo stesso. La Francia fatica nel primo tempo  e poi esplode nella ripresa. Lo ha fatto con l’Irlanda, con la Scozia, col Galles. È successo anche a Parma – in questo caso andando ancora più in difficoltà e chiudendo sotto di 9 punti all’intervallo – e in questo senso la scelta di Fabio Roselli di rimescolare le carte per poter reggere fino alla fine si è rivelata giusta. L’Italia ha giocato una partita encomiabile sotto tanti punti di vista, ma lo “0” alla casella dei punti segnati nella ripresa è stato probabilmente la chiave del match: nel secondo tempo la Francia è riuscita a disinnescare l’attacco azzurro, soprattutto da drive, e in questo modo ha avuto più possesso e più opportunità per imporre il proprio – infernale – ritmo. Lì le Bleus hanno svoltato la partita, nonostante gli ingressi di Sgorbini, Tounesi e Stefan avessero dato nuova luce alla squadra azzurra. La gestione di Arbez, le imbucate di Marine Menager, la furia di Fall alla fine hanno fatto la differenza, nonostante i tre errori clamorosi dalla piazzola di Bourgeois, mai così imprecisa al piede come oggi.

Gestione – A fare la differenza sono stati proprio gli errori di gestione, quella che la Francia è invece riuscita ad avere anche nei momenti più difficili. La meta del sorpasso di Romane Menager nasce dall’errore di Ostuni Minuzzi, che non annulla e si prende un rischio eccessivo attaccando dalla propria area di meta e perdendo palla. La giornata no di Veronica Madia, che ha fatto fatica anche nei momenti migliori dell’Italia, ha reso più complicate le cose, soprattutto dal punto di vista della continuità offensiva e della necessità di uscire palla in mano dalla propria metà campo, al di là degli errori commessi sulle ultime due mete francesi. Buone le prestazioni delle due 9, con Bitonci che ha cominciato un po’ contratta ma è cresciuta col passare dei minuti e Stefan che quando è entrata ha contribuito al miglior momento delle Azzurre nel secondo tempo.

Battaglia – Beatrice Veronese ha giocato una partita sontuosa, e probabilmente se il successo fosse andato alle Azzurre (o fosse la partita fosse rimasta chiusa in termini di punteggio) il player of the match sarebbe andato a lei. Un match da pitbull, in cui ha guadagnato metri su metri palla in mano, ha placcato tutto quello che c’era da placcare (16 interventi totali, la migliore dell’Italia) ed è sempre stata nel vivo dell’azione. Ottima anche la prestazione di Ranuccini, che ci ha messo qualche minuto ad entrare in partita ma ha chiuso alla grande il suo match con 14 carries e 58 metri percorsi. Muzzo ha fatto la solita partita di grande sostanza in attacco, mentre D’Incà è andata a prendersi avversarie più grosse e strutturate fisicamente in difesa. Proprio parlando di difesa, non si possono non citare ancora una volta Sgorbini e Tounesi: 13 placcaggi a testa in soli 33 minuti giocati. Rispetto alla Scozia nel punto d’incontro si è visto un miglioramento, anche grazie ai tanti falli commessi dalla Francia, che però ha comunque conquistato 6 turnover dopo una prima fase in cui aveva deciso di non entrare nei raggruppamenti per aumentare la densità della linea difensiva.

Francesco Palma

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