Lamaro: “È difficile instillare una cultura del rugby in Italia, ma noi possiamo lanciare un segnale”

Il capitano degli Azzurri in attesa di sfidare il Galles ripercorre le tappe che hanno ridato credibilità all’Italia nel Sei Nazioni

Cannone e Lamaro

Cannone e Lamaro ph. S.Pessina

Kieran Crowley, alla vigilia del Sei Nazioni 2023 aveva promesso un’Italia votata all’intrattenimento e i suoi giocatori non hanno affatto deluso le aspettative.

Nel processo di crescita ancora in atto, nonostante 3 sconfitte con Francia, Inghilterra e Irlanda, gli Azzurri hanno migliorato in modo tangibile la presenza nel Torneo dopo le difficoltà evidenziate negli ultimi anni.

Anche nei momenti più delicati delle prime 3 partite, i giocatori sono rimasti fedeli a una filosofia di gioco coraggiosa, basata su attacchi veloci e passaggi ben ponderati, spesso allargando la palla all’interno dei propri 22.

Michele Lamaro però non è soddisfatto. Il capitano della nazionale italiana ha parlato al Telegraph in una lunga intervista che introduce i temi del prossimo turno del Sei Nazioni che vedrà l’Italia sfidare il Galles sabato 11 marzo allo stadio Olimpico.

In qualità di leader è convinto che le vittorie sul campo siano molto più preziose delle vittorie morali, ma rimane orgoglioso di come è stata costruita una nuova identità di squadra.

Una squadra votata all’attacco

“Abbiamo iniziato focalizzandoci di più sulla prestazione difensiva”, spiega Lamaro al quotidiano britannico “Dopodiché, ci siamo concentrati sulla nostra identità in attacco. E ci siamo resi conto che in realtà eravamo abbastanza bravi a giocare nello spazio e vedere cosa c’era di fronte a noi. Il problema dell’intrattenimento riguarda il fatto che negli ultimi anni i tifosi italiani hanno perso un po’ del loro entusiasmo per noi”, aggiunge il capitano degli Azzurri. “È molto importante averli dalla nostra parte, per convincerli di poter essere un’ottima squadra”.

Ange Capuozzo, il giocatore che più di tutti ha incarnato il simbolo dell’approccio di Crowley, salterà il resto del Sei Nazioni a causa di un infortunio alla spalla. Anche senza di lui, Lamaro crede che l’Italia sia in grado di ripetere la vittoria sul Galles di un anno fa a Cardiff. Quel risultato, ispirato  proprio da Capuozzo, ha spezzato una serie di 36 sconfitte consecutive nel Torneo che durava dal 2015.

Occhio al Galles

“Il Galles non è adesso nella posizione migliore rispetto alle ultime stagioni, ma onestamente penso ancora che sia una grande squadra”, dice Lamaro. “Hanno tanti giocatori esperti, hanno tanti giocatori di classe. Penso che possano essere molto, molto pericolosi se lo vogliono. Il modo in cui hanno battuto il Sud Africa quest’estate è stato incredibile. Tutti hanno detto che non avrebbero avuto speranze e invece hanno vinto.”

In previsione della sfida di Roma, Lamaro non fa proclami e invita i suoi compagni a tenere gli occhi aperti.

“Penso che il Galles oggi sia una squadra ferita, ma che può dare il massimo. Nonostante il caos con la WRU hanno evidenziato tanta passione con l’Inghilterra, dimostrando di voler lavorare l’uno per l’altro. Abbiamo la possibilità di batterli, ma sarà molto, molto difficile e dobbiamo giocare al meglio”.

Leggi anche: Verso Italia-Galles: il pericolo numero uno è Louis Rees-Zammit

I modelli di riferimento in terza linea

Paul Gustard, l’ex allenatore della difesa della Benetton, una volta ha paragonato Lamaro a Chris Robshaw, l’ex capitano dell’Inghilterra. Interpellato su quale sia il suo modello, il flanker Azzurro non ha dubbi nel citare un altro grande interprete del ruolo: Richie McCaw.

“Sono cresciuto guardando le sue partite e lui dava il massimo per la squadra. Basta osservare come si approcciava nel fare l’ultimo placcaggio all’85 ° minuto. Forse quel gesto non significava nulla per il risultato, ma gli altri giocatori lo percepivano come l’esempio che lui voleva dare”.

Il rugby in Italia

Infine un cenno sulle prospettive a lungo termine del gruppo Azzurro, con un occhio al panoroma sportivo italiano.

“È difficile instillare una cultura del rugby in Italia, una nazione in cui ci sono tanti calciatori e tanti altri sport molto diffusi, ma penso che attraverso il modo in cui stiamo giocando possiamo lanciare un segnale. È qualcosa che tutti sentono. Le persone mi stanno ringraziando per aver permesso loro di divertirsi alla partita, di guardare una bel match e di essere coinvolti da quello che stiamo facendo. Non abbiamo finito il lavoro, perché dobbiamo ancora vincere, ma dobbiamo credere in qualcosa e quelle prestazioni ci dicono che possiamo credere in quello che stiamo facendo e che siamo sulla buona strada per il futuro.”

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